Trieste Film Festival: al via, con una nota di tristezza

Venerdì parte il ricco programma del Trieste Film Festival, dedicato al cinema del sud est Europa. E’ la prima edizione senza Annamaria Percavassi, sua ideatrice e direttrice artistica, scomparsa recentemente

19/01/2016, Nicola Falcinella -

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Un'immagine tratta da "Sole alto" di Dalibor Matanić

Torna da venerdì 22 fino al 30 gennaio il 27° Trieste Film Festival (www.triestefilmfestival.it), il più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro-orientale. La manifestazione diretta da Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli, punto di ritrovo ineludibile per chi si occupa di queste aree, sarà attraversata da una nota di tristezza per la recentissima morte di Annamaria.

Ospite d’onore l’attrice Irène Jacob, che accompagnerà l’omaggio a Krzysztof Kieślowski, nel ventesimo anniversario della scomparsa del grande regista. Per l’occasione saranno mostrati i dieci capitoli del Decalogo e i due film che Jacob girò con Kieślowski: “La doppia vita di Veronica”, che le valse il premio per la migliore interpretazione al Festival di Cannes, e “Tre colori – Film Rosso”, candidato nel 1995 a tre premi Oscar.


Inaugura “Sole alto” del croato Dalibor Matanić, una delle rivelazioni dell’ultimo Festival di Cannes (Prix du Jury nella sezione “Un Certain Regard”) e film dell’ex Jugoslavia più importante nell’anno appena trascorso. “Sole alto”, in uscita nelle sale italiane a marzo distribuito da Tucker, è una coproduzione Croazia, Slovenia e Serbia che racconta l’amore tra un giovane croato e una giovane serba. Tre coppie, in tre momenti diversi (1991, 2001, 2011) interpretate dagli stessi attori (bravissimi Tihana Lazović e Goran Marković) in un piccolo villaggio. A seguire il concerto “22nd day of the year – A/V concert” dei Sinkauz Brothers, autori della colonna sonora del film.


Assaggi e chiusure

Assaggio di festival già mercoledì 20 al cinema Ariston con la proiezione, alla presenza del magnetico protagonista Géza Röhrig, del bellissimo “Il figlio di Saul – Saul Fia” dell’ungherese László Nemes, vincitore del Gran Premio della giuria all’ultimo Festival di Cannes e del Golden Globe come miglior film straniero, nonché tra i favoriti all’Oscar. Il film, storia di campi di concentramento come mai si era vista, sarà nelle sale italiane il giorno seguente, distribuito da Teodora Film.


La chiusura prevede invece l’anteprima italiana di “Chant d’hiver”, una commedia firmata da un grande del cinema europeo, il franco-georgiano Otar Iosseliani. Un film sull’amore e l’amicizia, leggero e surreale. Il cast, eccentrico e affiatato, vede i protagonisti Rufus e Mathieu Amalric affiancati dal regista Tony Gatlif e da Enrico Ghezzi.

Tre concorsi internazionali


Cuore del programma sono i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari, con i vincitori votati dal pubblico in sala.
 Otto i titoli, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi, con opere di grandi autori e giovani promesse. Tra i nomi affermati: “Ausma – Dawn” della lettone Laila Pakalnina che echeggia nella storia del piccolo Janis quella del “giovane pioniere” Pavlik Trofimovič Morozov, protagonista della propaganda stalinista negli anni ’30; “Otadžbina – Homeland” del serbo Oleg Novković, ritratto familiare e seconda parte di una trilogia dedicata alla cosiddetta “generazione perduta” della ex-Jugoslavia; “Czerwony pajak – The Red Spider” del polacco Marcin Koszałka, affermato come documentarista e direttore della fotografia, inquietante storia di un serial killer nella Cracovia degli anni ’60.

Tutte di debuttanti le altre opere in concorso: “Babai” di Visar Morina rievoca il Kosovo degli anni 90 attraverso un padre che vuole fuggire dal passato e un figlio che cerca in tutti i modi di restargli accanto; la commedia nera “Subirach na trupove – Il collezionista di cadaveri” del bulgaro Dimitar Dimitrov, capace di fondere trasportatori di salme e femme fatali, horror e romanticismo, amori e morti; “Sangailé – The Summer of Sangaile” della lituana Alanté Kavaïté è una sognante storia d’amore al femminile tra una diciassettenne affascinata dagli aerei acrobatici e una coetanea (uscirà in Italia distribuito da Movies Inspired); “Lumea e a mea – The World Is Mine” del romeno Nicolae Constantin Tănase racconta il mondo interiore di una sedicenne di provincia pronta a tutto pur di realizzare i propri sogni; “A szerdai gyerek – The Wednesday Child” dell’ungherese Lili Horváth, dramma sociale sulle disavventure di una giovane coppia nella periferia di Budapest.


Ancora due Eventi speciali: l’anteprima mondiale de “La supplication – Preghiera per Černobyl’ “ di Pol Cruchten, ispirato al romanzo “Preghiera per Černobyl’. Cronaca del futuro” della scrittrice premio Nobel Svetlana Aleksievič, per ricordare il trentesimo anniversario del disastro di Černobyl’, il 26 aprile 1986; il visionario “Cosmos”, ritorno al cinema di Andrzej Żuławski (“Possession” e “Le mie notti sono più belle dei vostri giorni”), premiato per la migliore regia al Festival di Locarno, un’opera inclassificabile tratta dal romanzo di Witold Gombrowicz.


Documentari

Il concorso documentari propone dieci titoli e, accanto al premio del festival, vedrà per la prima volta assegnato il “Premio Osservatorio Balcani e Caucaso”. Questi i film in lizza: “Battles – Battaglie” di Isabelle Tollenaere, riflessione sulle guerre più recenti combattute in Europa; “Reki bez mostove – Fiumi senza ponti” di Kristina Grozeva e Petar Valchanov (“The Lesson”, grande successo internazionale del cinema bulgaro della scorsa stagione) con due amici inseparabili nella desolazione di un piccolo villaggio; “Bracia – Brothers” di Wojciech Staroń sui novantenni fratelli polacchi inseparabili Mieczysław e Alfons, deportati in Siberia con la famiglia, evasi dai campi di lavoro, tornati solo negli anni ’90 nella natia Polonia; “Chuck Norris vs. Communism” di Ilinca Calugareanu (distribuito in Italia da Wanted) sull’incredibile storia della donna che nella Romania di Ceaucescu sfidò la censura violando l’embargo e doppiando decine di film americani, mostrando ai suoi connazionali gli action-movie degli anni ’80 e i loro protagonisti, da Jean-Claude Van Damme a Sylvester Stallone; “Cinema, mon amour” dell’altro romeno Alexandru Belc, storia dell’ex proiezionista e direttore del Dacia Panoramic Cinema a Piatra Neamt, tra le ultime vecchie sale rimaste oggi in Romania; “Epòmenos stathmòs: outopia – Next Stop: Utopia” del greco Apostolos Karakassis, sulla straordinaria avventura di un gruppo di lavoratori che dopo la chiusura di una fabbrica decide di occuparla e autogestirla seguendo principi di uguaglianza e democrazia diretta; “Grozny Blues” di Nicola Bellucci, ritratto della capitale cecena devastata dalla guerra, dove la vita quotidiana è scandita da repressione politica, usanze restrittive, islamizzazione forzata; “Bolesno – Malata” del croato Hrvoje Mabić è una storia di intolleranza, con la sedicenne, Ana, rinchiusa dai genitori in un ospedale psichiatrico per curarne l’omosessualità; “V lučach solnca – Under the Sun” del russo Vitalij Manskij; “Aš už tave pakalbėsiu – When We Talk About Kgb” di Maximilien Dejoie e Virginija Vareikytė sul servizio segreto sovietico in Lituania.


Fuori concorso altri sei documentari: “Armenia!” di Francesco Fei; “Cinema, A Public Affair” di Tatiana Brandrup, sulla mobilitazione contro il licenziamento di Naum Kleiman, storico direttore della Cineteca di Mosca; “Filmova Lazen – Cinema alle terme” di Miroslav Janek racconta l’appassionante storia del Festival deco di Karlovy Vary come i cinefili non l’hanno mai vista; “Jedan dan u Sarajevu – Un giorno a Sarajevo” della bosniaca Jasmila Žbanić (“Il segreto di Esma”) sulle celebrazioni che accompagnarono il 28 giugno 2014, a Sarajevo, il centenario dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando; “Più in alto delle nuvole” di Fredo Valla, che tra favola e mito, storia e canzoni di Giorgio Conte, racconta l’impresa di Géo Chavez, che nel 1910 si lanciò col suo monoplano in un folle volo per superare le Alpi; “Terra di nessuno” del francese Jean Boiron-Lajous racconta Trieste da una prospettiva inusuale.

Corti


Tra i 16 cortometraggi in concorso il croato “Piknik” di Jure Pavlović, vincitore dell’European Film Award, l’ungherese “Romanian Sunrise” di Ábel Visky, il russo “Saša” di Taisia Deeva, l’italiano “La smorfia” di Emanuele Palamara, reazione di un cantante napoletano (Gianfelice Imparato) all’ictus che l’ha costretto sulla sedia a rotelle, e lo sloveno Jan Cvitkovič con “Ljubezen na strehi sveta – Amore sul tetto del mondo”. Nella vetrina sull’animazione “Metamorphosis” del bulgaro Andrey Tzvetkov, versione contemporanea del mito di Icaro con metafora politica.


TriesteFF Art&Sound propone cinque titoli che esplorano i più diversi ambiti artistici: tra questi “Arventur” dell’originale regista d’animazione russa Irina Evteeva e “Muzej revolucija – Museum Revolution” di Natalija Babinceva, documentario sugli eventi accaduti in Ucraina attraverso il punto di vista della produzione artistica.

Le “Sorprese di genere” portano un cinema più “popolare” e di genere: “Chevalier” della greca Athina Rachel Tsangari, un gioco al massacro tra sei uomini in barca nel mezzo dell’Egeo; il legal thriller romeno “De ce eu? – Why Me?” di Tudor Giurgiu tra fantasmi del passato; il bulgaro “The Prosecutor, The Defender, The Father And His Son” di Iglika Triffonova, ispirato alla storia vera di due avvocati che si affrontano al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (L’Aja) nel processo a Milorad Krstić, accusato di aver commesso crimini di guerra nella guerra in Bosnia; toni da commedia nel russo “Strana Oz – The Land of Oz” di Vasilij Sigarev, una storia di Capodanno ironica ed eccentrica piena di eventi incredibili e incontri inaspettati, e in “šiška Deluxe” dello sloveno Jan Cvitkovič, tre amici in uno sgangherato locale di Lubiana; “Demon”, l’horror testamento di uno dei giovani talenti più promettenti del cinema polacco, Marcin Wrona, scomparso pochi mesi fa.


Polonia e Romania

Due i focus nazionali, dedicati a Polonia e Romania. “La doppia vita del cinema polacco” offre, oltre al ricordo di Kieślowski, l’ultimo lavoro di Jerzy Skolimowski, “11 minutes”, sorprendente e adrenalinico spaccato corale della vita di alcuni abitanti di una metropoli dei giorni nostri, e un omaggio in sette film al documentarista Koszałka.


“Nuovo cinema rumeno tra favola e realtà” fa invece il punto sul cinema rumeno contemporaneo, protagonista nei festival dell’ultimo decennio dalla vittoria nel 2007 di una storica Palma d’Oro (4 mesi 3 settimane 2 giorni di Cristian Mungiu). Nella sezione ci saranno i lavori recenti di alcuni esponenti della nouvelle vague romena: l’ottimo “Aferim!” di Radu Jude, potente western in bianco e nero nella Romania del XIX secolo, premiato a Berlino; “Box” di Florin Şerban, l’incontro tra un pugile e un’attrice accomunati dal disperato bisogno di mettersi alla prova; la bella commedia nera “Comoara – Il tesoro” di Corneliu Porumboiu e “Un etaj mai jos – One Floor Below” (entrambi distribuiti in Italia da Movies Inspired) di Radu Muntean, l’incubo condominiale del testimone di un litigio domestico che finisce in omicidio.


Nel programma anche le proiezioni dei film del Lux Prize: il vincitore “Mustang” della turca Deniz Gamze Ergüven (candidato francese all’Oscar), “Mediterranea” dell’italo-americano Jonas Carpignano, il documentario rumeno “Toto si surorile lui – Toto and His Sisters” di Alexander Nanau e il bulgaro “The Lesson – Scuola di vita” di Kristina Grozeva e Petar Valchanovl.


Premio Corso Salani

Il Premio Corso Salani presenta cinque film italiani completati nel 2015 e ancora senza distribuzione, opere indipendenti, non inquadrabili facilmente in generi o formati, nello spirito del cinema di Salani: “Banat – Il viaggio” di Adriano Valerio, presentato alla 30° Settimana internazionale della critica di Venezia, un’emigrazione al contrario in Romania; “Dal ritorno” di Giovanni Cioni, storia di Silvano Lippi, soldato italiano in Grecia fatto prigioniero nel 1943 dai tedeschi e deportato a Mauthausen; “I ricordi del fiume” di Gianluca De Serio e Massimiliano De Serio, un documentario sulla più grande baraccopoli d’Europa, sugli argini del fiume Stura a Torino; anteprime sono “La mia casa e i miei inquilini (Il lungo viaggio di Joyce Lussu)” di Marcella Piccinini, ritratto di Joyce Lussu, tra fronti e frontiere, antifascismo militante e lotta anticolonialista, con un’intervista di Marco Bellocchio e la voce di Maya Sansa e “Senza di voi” di Chiara Cremaschi, autobiografico ritratto della generazione nata negli anni ’70.


Molto importante e frequentato è When East Meets West, forum che riunisce ogni anno centinaia di professionisti provenienti da Italia, Europa dell’est e Spagna, Portogallo e America Latina.
 Collegata a questo è Born in Trieste, con i film che proprio al When East Meets West hanno iniziato il percorso produttivo: “Četiri pasoša – Quattro passaporti” di Mihajlo Jevtić, documentario autobiografico sui sogni di un bambino in Jugoslavia e sulla realtà di essere adulto in Serbia; “Krš – Carso” di Vladimir Todorović, storia di un diplomatico italiano che ha scelto un angolo del carso montenegrino per costruire la casa dei suoi sogni; Reményvasút – Un treno per diventare adulti” di Klára Trencsényi, con tre ragazzini che attraverso la “ferrovia dei bambini” creata a Budapest nel dopoguerra evadono da una vita difficile.



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