Anziani in Bulgaria: la generazione perduta
La Bulgaria è il paese UE con la più alta percentuale di anziani a rischio povertà. Povertà che spesso si trasforma in isolamento ed esclusione sociale. Un reportage del nostro corrispondente
E’ una giornata grigia e ventosa di inizio febbraio. Anziani, soli o a piccoli gruppi, uomini e donne, escono dal basso edificio della mensa municipale di Krasna Polyana, una delle municipalità di Sofia. Fanno a zig-zag camminando lentamente tra le pozzanghere scure, dopo aver ritirato il pasto del giorno: oggi minestra di fagioli e stufato.
“E’ da un paio d’anni che vengo, è un aiuto importante. La vita non è facile”. Stoymen Stoymenov, 64 anni, parla a voce bassa, scandendo le poche parole. “Ho lavorato tutta la vita come autista, ma dieci anni fa ho perso il lavoro, e col tempo anche la speranza di trovarne uno nuovo. Non ho ancora raggiunto l’età della pensione, che è 65 anni, quindi non ho nessun introito. Se non ci fossero i miei figli, non saprei cosa fare”.
La storia di Stoymen è comune a moltissimi anziani bulgari: nonostante abbia lavorato per quarant’anni, la sua anzianità contributiva è dimezzata da lunghi periodi di lavoro in nero. L’ultima ditta per cui ha lavorato, poi, è fallita “e con la ditta sono spariti anche i miei documenti da dipendente”, aggiunge mentre estrae un pacchetto di sigarette dalla giacca sgualcita. “Ma anche quando avrò la sospirata pensione, la mia vita cambierà poco: cosa potrò fare con 150 leva (75 euro) al mese?”.
Povertà e terza età
Secondo i dati Eurostat, pubblicati il 1 ottobre 2015 (con riferimento al 2014) la Bulgaria è il paese dell’Unione europea con la più alta percentuale di anziani a rischio di povertà ed esclusione sociale (58%). Secondo lo studio, il 51% dei cittadini bulgari over-65 deve affrontare serie difficoltà di tipo materiale. Un’analisi dell’Istituto per l’economia di mercato (IPI) di Sofia (dati 2013) evidenzia che a vivere in condizioni di povertà sono il 28% degli anziani, con l’8% in povertà estrema.
“Rispetto a molti paesi UE, in Bulgaria il problema non è tanto quello della diseguaglianza economica, che pure esiste, quanto la povertà assoluta, con l’impossibilità di provvedere ai bisogni minimi esistenziali”, spiega ad OBC Petar Ganev, esperto economico dell’IPI. “Secondo i nostri dati, la categoria più a rischio sono i minori, seguiti a breve distanza dagli anziani. La povertà nella terza età, però, è la più difficile da combattere: chi diventa indigente dopo l’età lavorativa di solito è destinato a rimanere tale”.
Pensione minima, 80 euro
Lo strumento più importante per combattere la povertà degli anziani è naturalmente la pensione, che per moltissimi rappresenta l’unica fonte di entrate. Senza il vitalizio, la percentuale di uomini e donne over-65 poveri (rispettivamente 25,2% e 28,1%) sarebbe infatti drammaticamente più alta (40,4% e 43,1%). Anche qui il quadro è però fosco.
Secondo i dati dell’Istituto Previdenziale Nazionale bulgaro (NOI) al momento i pensionati in Bulgaria sono circa due milioni e duecentomila. La pensione media nel paese si attesta sui 320 leva al mese (160 euro), di poco sopra la soglia di povertà, fissata a 286 leva (145 euro). Circa un quarto delle pensioni, però, raggiunge a stento i 200 leva (100 euro), con la pensione minima pari a 155 leva (80 euro).
“In Bulgaria andare in pensione significa impoverire, perdere di status economico e sociale. Anche per questo i pensionati che possono continuano a lavorare”, sottolinea Ganev. “Il problema è che il sistema, già in grossa difficoltà, viene appesantito dai troppi ‘baby pensionati’ e dalle tante pensioni di invalidità erogate senza controlli. E così ci sono meno risorse per chi ne ha davvero bisogno”.
Secondo i dati presentati ad ottobre dall’esperta di welfare Mika Zaykova, la Bulgaria è il paese UE in cui la pensione rappresenta la riduzione più drastica di entrate rispetto allo stipendio precedentemente percepito: per i nati prima del 1960 si parla del 65% in meno, per quelli nati dopo quella data, del 58%.
Solidarietà generazionale?
“Oggi si parla molto di mancanza di solidarietà tra generazioni, di giovani che avrebbero abbandonato i propri anziani. Non credo sia vero”, sostiene Ganev. “Quello che è certo, è che la transizione da un sistema economico all’altro ha portato ad una forte perdita di capitale accumulato nei decenni passati, in un contesto di confusione che ha favorito appropriazioni indebite. La generazione oggi attiva deve quindi lavorare per se stessa, pensare al futuro dei propri figli e provvedere anche agli anziani”.
Molto più critica è la posizione della Zaykova. “I pensionati di oggi sono eroi: hanno attraversato i devastanti passaggi di regime, e nonostante tutto sono sopravvissuti e continuano a dare il proprio contributo”, ha dichiarato l’esperta in un’intervista all’emittente Darik Radio. “Abbiamo abbandonato alcune generazioni alla miseria più nera, distruggendo i rapporti sociali e la solidarietà sociale e condannando migliaia di famiglie all’isolamento”.
In un contesto difficile, nemmeno la demografia aiuta: sempre secondo Eurostat, la Bulgaria è oggi uno dei paesi col più alto tasso di invecchiamento: nel 2080 i cittadini con più di 65 anni rappresenteranno il 30% della popolazione (nel 2014 erano di poco sotto il 20%), mentre gli ultraottantenni saranno il 12,4% (nel 2014 – 4,4%). Questo, nonostante la Bulgaria sia oggi uno dei paesi EU con la speranza di vita più bassa, 71 anni per gli uomini e 78 per le donne (dati 2013).
“Uno zero assoluto”
“Per gli anziani in Bulgaria, alla povertà economica si aggiunge, per così dire, una povertà sociale, fatta di isolamento, estraneazione, marginalizzazione. Una situazione drammatica soprattutto in città, dove non esiste la rete di vicinato presente nei centri più piccoli”. Vanya Klecherova coordina le campagne sociali della Caritas Bulgaria: tra i progetti più importanti, ce n’è uno dedicato proprio alla povertà nella terza età, cure a domicilio portate avanti in molte città e centri minori del paese da più di tredici anni. Isolamento che nemmeno le tecnologie riescono a superare. Anche per l’uso di internet gli anziani bulgari sono fanalino di coda nell’UE: soltanto il 10%, infatti, ha accesso alla rete.
“Purtroppo”, sottolinea la Klecherova ad OBC, “molti anziani vengono dimenticati dalla società, che se ne ricorda soltanto in periodo elettorale o al tempo del censimento”.
Con una delle equipe mobili della Caritas visitiamo a Sofia alcuni dei più di quattrocento anziani seguiti dall’organizzazione. Emiliya Dabizheva vive in uno dei tanti “blok” anonimi del quartiere Hadzhi Dimitar. Ex specialista nel campo dell’alimentazione, è stata per anni a capo del servizio ristorazione del Palazzo della Cultura (NDK) di Sofia, il più grande centro congressi dei Balcani, per poi insegnare “Organizzazione del turismo” all’università Sveti Kliment Ohridski di Sofia.
In seguito ad una malattia, che la costringe sulla sedia a rotelle, ha dovuto rinunciare al lavoro dopo 22 anni di anzianità contributiva, e oggi riceve una pensione di invalidità di 320 leva (160 euro) al mese. “Se non vivessi con mia figlia, sarei nella miseria più nera. La pensione basta appena a coprire le spese correnti, riscaldamento, elettricità e acqua. Pagate quelle, restano una manciata di leva con cui sopravvivere”, racconta la Dabizheva. “Quello che fa più male, però, è la condizione di pensionata e invalida. La cassa mutua copre soltanto spese minime, e spesso il personale sanitario chiede mazzette per dare accesso a servizi di cui ho pieno diritto. Per chi è in carrozzina, poi, Sofia è una grande prigione: nemmeno le istituzioni sono accessibili e da anni non posso godermi un evento culturale. Per la società, oggi, sono soltanto uno zero assoluto”.