Vicinato orientale: conflitti irrisolti e diritti umani
Uno studio del Parlamento europeo analizza cinque casi di conflitti irrisolti nel Vicinato orientale dell’Ue e le relative conseguenze sulla condizione dei diritti umani
Qui di seguito pubblichiamo l’introduzione dello studio "The Frozen Conflicts of the EU’s Eastern Neighbourhood and Their Impact on the Respect of Human Rights"
Il presente studio fornisce una panoramica sulla condizione dei diritti umani nelle regioni di conflitto protratto nel Vicinato orientale d’Europa, vale a dire in Crimea, Transnistria, Abkhazia, Ossezia del Sud e nel Nagorno Karabakh. Il focus dell’analisi è posto sull’accesso al sistema giudiziario, così come sulle capacità delle autorità, de jure e de facto, ad amministrare la giustizia.
Particolare attenzione è rivolta alla Crimea visto il rapido peggioramento della situazione dei diritti umani che riguarda molte più persone qui rispetto alle popolazioni coinvolte degli altri quattro conflitti congelati complessivamente. Inoltre, mentre la situazione dei diritti umani nelle altre quattro regioni di conflitto irrisolto è relativamente stabile, in Crimea ha subito un rapido peggioramento dalla conquista russa e dall’illegale annessione del territorio nel 2014.
I quattro conflitti congelati pre-2014, vale a dire quelli in Transnistria, Abkhazia, Ossezia del Sud e Nagorno Karabakh, sono sostanzialmente simili tra di loro, nel senso che costituiscono “buchi neri” legalizzati siccome nessuno stato membro delle Nazioni Unite è in grado di esercitare giurisdizione su di essi. Mentre tutte e quattro le entità svolgono simili funzioni statuali, avendo strutture legali e istituzionalizzate più o meno sviluppate che comprendono anche istituzioni per la protezione dei diritti umani, in realtà queste strutture difficilmente adempiono alle proprie mansioni.
Il motivo principale dietro queste carenze è la mancanza di volontà da parte delle autorità separatiste di amministrare efficacemente la questione dei diritti umani e delle libertà democratiche, motivata da interessi di sicurezza del regime. Di conseguenza, le vittime di violazioni dei diritti umani hanno nei fatti un limitato accesso alla giustizia.
A tal proposito, la Crimea costituisce un caso assai speciale. Dal 2014 la penisola è sotto il controllo e la giurisdizione de facto della Russia, un vero e proprio stato riconosciuto che è membro del Consiglio d’Europa (CoE). Pertanto le autorità russe sarebbero obbligate de jure a rispettare i diritti umani e le libertà democratiche. Tuttavia, similarmente agli altri quattro conflitti, l’interesse verso la sicurezza del regime sovrascrive gli obblighi di legge, con conseguenti repressioni di massa. Attualmente la condizione dei diritti umani in Crimea è di gran lunga la peggiore tra i cinque casi di conflitto esaminati. Repressioni di massa sono in corso, tra cui uccisioni, rapimenti e sparizioni, così come attacchi contro i media e il sistema educativo. La popolazione etnica tatara e i politici ed attivisti ucraini sono colpiti in maniera particolarmente dura.
Per quanto riguarda i quattro conflitti congelati pre-2014, a causa dell’incerto status legale di questi territori, la comunità internazionale, inclusa l’Unione europea, ha limitate opzioni per impegnarsi direttamente nella difesa dei diritti umani. Si fa affidamento perlopiù su interlocutori, come organizzazioni non governative e civiche, in grado di condurre monitoraggio e protezione dei diritti umani sul posto. Tuttavia, la comunità internazionale potrebbe fare molto di più ritenendo Mosca responsabile per la situazione dei diritti umani in Crimea, così come in altre parti della Federazione Russa. Tali opzioni dovrebbe essere considerate in maniera particolarmente seria, nel caso in cui la repressione dei tatari di Crimea vada avanti.
Il Parlamento Europeo ha una responsabilità fondamentale nel mantenere l’attenzione pubblica e la consapevolezza verso la condizione dei diritti umani nei “conflitti congelati” nel Vicinato orientale, includendo sia quelli preesistenti sia quello in Crimea. Poiché quest’ultimo costituisce un relativamente nuovo, ma imponente e serio problema per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e delle libertà democratiche, è fondamentale mantenere un impegno forte e coerente del Parlamento europeo in merito.