Brexit: che ne pensa la Romania?
E’ il paese più europeista dell’UE. La decisione in Gran Bretagna ha causato preoccupazione ma anche la consapevolezza che occorra dare risposte politiche e di visione
La Romania è un paese che ha provato duramente ciò che significa isolamento internazionale durante il regime comunista e quindi che ha visto in passato e continua a vedere l’Unione europea come uno spazio economico e politico vitale per il proprio presente e futuro.
E’ con questo punto di vista che nel paese si è commentato l’esito del referendum che in Gran Bretagna ha visto imporsi l’opzione del leave.
Sui social network i cittadini romeni hanno immediatamente reagito, soprattutto i giovani, dando voce alle loro preoccupazioni e chiedendosi, ad esempio, se potranno continuare a visitare Londra con la sola carta d’identità.
Reazioni istituzionali
Dal punto di vista della politica il Presidente romeno Klaus Iohannis, all’indomani del voto britannico, ha tenuto a sottolineare che “la crisi Brexit” deve ora rappresentare l’occasione “per l’intera classe politica di recuperare una visione dopo l’integrazione europea e di proporre un progetto per il paese”. Iohannis inoltre crede che lo stesso progetto europeo vada migliorato e ridefinito in modo da renderlo "più facile da capire per i cittadini e più performante”.
Il premier romeno Dacian Cioloș (ex Commissario europeo per l’agricoltura) ha tenuto a precisare che Brexit non avrà un impatto immediato sui lavoratori romeni in Gran Bretagna ed altre voci del governo si sono dette dispiaciute per la scelta britannica – pur rispettandola – e che comunque non vi sono motivi di preoccupazione per l’economia romena.
Teodor Baconschi, ex ministro degli Esteri, ritiene che dopo 43 anni di appartenenza all’Ue "il divorzio" della Gran Bretagna, in base all’articolo 50 del Trattato, durerà tra i 2 e i 10 anni. Dovranno infatti essere negoziati nuovi accordi, soprattutto quelli commerciali. “Dal punto di vista giuridico le cose sono complesse mentre psicologicamente lo shock verrà assorbito solo a medio termine”, ha affermato Baconschi.
Conseguenze minimizzate
I romeni restano tra i cittadini europei più a favore dell’Ue. Dopo anni di preparazione per l’adesione, la Romania ha visto avverato il suo sogno nel 2007 e da allora prosegue su questa strada. L’attenzione di Bruxelles su Bucarest ha rinforzato la lotta alla corruzione e oggi la Romania è scesa nella classifica dei paesi più corrotti del continente, lasciandosi alle spalle ad esempio Italia e Bulgaria. Ciononostante la corruzione rimane un fenomeno grave che frena lo sviluppo ed è una delle cause del basso assorbimento dei fondi europei necessari per l’ammodernamento del paese. I cittadini rumeni restano comunque tra i più poveri dell’Unione europea.
Secondo un’analisi pubblicata dalla testata finanziaria “Ziarul Financiar” sarebbero gli Stati Uniti i veri vincitori del voto dei britannici, potendo così contare su un’UE più debole e su un alleato sul Continente come la Gran Bretagna. Lo stesso quotidiano inoltre definisce la Romania “divisa tra gli interessi economici che la legano alla Germania e interessi politici e militari agli Stati Uniti”.
Secondo alcuni analisti di Unicredit – citati dalla tv Digi24 – i romeni presenti in Gran Bretagna sono al 32mo posto tra le comunità straniere residenti nel Regno Unito. L’anno scorso, sempre secondo gli analisti Unicredit, che hanno citato dati della Banca Mondiale, questa comunità avrebbe inviato in patria 100 milioni di dollari, il 3% delle rimesse totali del paese. In Gran Bretagna vivono oltre 100.000 romeni, un flusso in crescita a partire dal 2008, mentre negli stessi anni si è dimezzato il flusso migratorio verso paesi come Italia, Spagna e Germania. Nel Regno Unito ci sono inoltre registrate circa 10.000 aziende appartenenti a cittadini romeni. La maggior parte di queste opera nel settore edilizio.
Molti anche gli studenti romeni che si recano in Gran Bretagna per studio. Il professore britannico Simon Parker, stabilitosi da 15 anni in Romania, ha dichiarato all’agenzia rumena Mediafax che ora vi è incertezza sul fatto che il governo britannico continui o meno a concedere crediti di studio anche gli studenti romeni".
Che non ci sarà un impatto immediato e significativo sui diritti dei romeni che lavorano in Gran Bretagna ne è convinto Siegfried Muresan, portavoce del Partito Popolare europeo. Muresan, intervistato dall’agenzia stampa Mediafax, ha sottolineato che ci saranno conseguenze significative per la Gran Bretagna ma che "per la Romania non vi saranno conseguenze economiche rilevanti”. L’europarlamentare romeno crede che in Gran Bretagna ne risentirà molto la moneta nazionale mentre l’economia entrerà in un lungo periodo di incertezza. Il principale partner commerciale della Gran Bretagna è l’Unione europea, spazio dove il Regno Unito esporta di più.
Opportunità e minacce
In realtà un primo impatto del Brexit è già avvenuto, i costi dei crediti in Lei (moneta nazionale rumena) registrano un aumento de 12%.
Al capitolo "nuove opportunità" l’analista politico Radu Magdin nota che la Romania passa dal settimo al sesto posto nell’UE per potere di voto. Magdin ha spiegato all’agenzia di stampa nazionale romena, Agerpres, che nel prossimo periodo la Romania dovrebbe giocare bene la carta del suo ingresso in Schengen. Secondo l’analista romeno in seguito al referendum Ue e Gran Bretagna escono entrambe indebolite, mentre la Federazione Russa ne trarrà vantaggio. Magdin ha sottolineato che proprio Mosca finanzia una parte dei partiti populisti ed estremisti in Europa.
Anche Cristian Diaconescu, ex ministro degli Esteri, ha tenuto a specificare all’agenzia Mediafax che il populismo anti-europeo e la xenofobia sono, dopo Brexit, i principali fenomeni che devono essere gestiti con attenzione e determinazione anche in Romania. Diaconescu ritiene che "ci sono gravi minacce all’indirizzo della solidarietà europea, quindi, contro gli interessi nazionali della Romania".