Profughi ceceni in Bielorussia: sognando l’Ue

Più di mille cittadini ceceni sono attualmente a Brest, Bielorussia, in attesa di riuscire ad entrare in Polonia. Reportage

Profughi-ceceni-in-Bielorussia-sognando-l-Ue

Cecenia - Flickr European Commission DG

(Pubblicato originariamente da RFE/RL il 6 luglio 2016 )

Ogni giorno il treno che collega la cittadina bielorussa di Brest e la città polacca al confine, Terespol, è stracolmo. Il treno solitamente ha tre o quattro carrozze ma attualmente sono state aumentate ad otto.

“Devi vederlo per crederci” afferma il ceceno Magomed Kadyrov, 32 anni “Non so di chi fidarmi, con chi parlare. La polizia di confine non ci ascolta. Ci sono molti di noi che tentano di attraversare. L’altro giorno più di 700 persone. Il treno da Brest al confine è ora di otto vagoni, completamente pieni. Siamo sempre di più qui”.

Leggi tutto su Cecenia

Vi sono a Brest almeno 1000 cittadini provenienti dalla Cecenia, repubblica russa del nord del Caucaso, e tutti loro sperano di riuscire ad ottenere asilo nell’Unione europea. Coloro i quali hanno accettato di parlare con RFE/RL affermano di fuggire dalle oppressioni e le violenze dei funzionari al comando del leader ceceno Ramzan Kadyrov.

“Non esiste legge per loro”, afferma un ceceno a Brest che ha richiesto l’anonimato. “Conoscono solo i metodi dei banditi. E la situazione è sempre peggio. La gente ha molta paura. E’ questo il motivo per cui il numero di rifugiati continua ad aumentare”.

La seconda guerra cecena

Secondo dati forniti dall’Ufficio polacco per stranieri, dall’inizio della Seconda guerra cecena, nel 2004, più di 70.000 cittadini russi hanno chiesto asilo in Polonia. La maggior parte dei richiedenti proviene dal nord del Caucaso. Non vi sono dati ufficiali sull’anno corrente e l’ultima ondata di richieste è stata registrata nel 2013, quando se ne raccolsero 13.000.

Magomed Kadyrov – non ha alcuna relazione di parentela con l’attuale leader ceceno – ha preso la difficile decisione di sradicare la sua famiglia nell’aprile di quest’anno. Afferma di essere stato rapito da casa sua, situata nella regione cecena del Terkyist, e di essere rimasto prigioniero di uomini armati per dieci giorni, che lo hanno torturato per raccogliere informazioni da lui su un suo lontano parente, militante della guerriglia contro le autorità cecene.

Dopo essere stato liberato, Kadyrov ha venduto tutti i suoi averi ed è scappato con la moglie Zainar e i loro sei figli. Come tutti i ceceni a Brest, anche Kadyrov sa che non vi è per lui e per la sua famiglia possibilità di ritorno.

In continuazione i rifugiati salgono sul treno per la Polonia, la maggior parte delle volte per essere poi fatti scendere al confine e mandati indietro. “Oggi era il nostro 22mo tentativo” afferma Zainar Kadyrova, interpellata da RFE/RL. “Per altri invece era solo il decimo”.

Rimanere a Brest non è però semplice.

“In Cecenia abbiamo venduto casa e macchina”, racconta una donna che preferisce rimanere anonima “Non ci resta nient’altro. Ora stiamo finendo il denaro e proprio non sappiamo come faremo a tirare avanti. Ogni giorno paghiamo 25 euro per l’alloggio a Brest. E dobbiamo mangiare. Abbiamo abbastanza soldi per qualche altro giorno. Ho paura solo a pensarci”.

Sfruttamento

Inoltre si sta sviluppando una sorta di industria locale per spennare i rifugiati, afferma Kadyrov: “Sta accadendo qualcosa di nuovo che non c’era prima”, afferma “sedicenti avvocati vanno in giro chiedendo denaro ed in cambio promettono aiuto per passare il confine con la Polonia”. “Imbrogliano la gente”, aggiunge Zainar “dicono di avere contatti con la polizia di confine. Ma si prendono i soldi e poi spariscono”.

Alcuni rifugiati dicono anche di aver paura della longa manu del regime ceceno. “Onestamente qui ho paura”, ha dichiarato a RFE/RL un uomo che è a Brest con la moglie e i suoi due figli “gli uomini di Kadyrov possono essere anche qui a Brest ed anche altrove all’estero. Non posso dire di sentirmi totalmente al sicuro qui e neppure in Polonia”.

Racconta che in Cecenia gli uomini del regime venivano da lui tre volte in settimana per chiedergli un “tributo”.

Ramzan Kadyrov comanda in Cecenia dopo la morte del padre, il presidente ceceno Akhmed Kadyrov, che fu assassinato nel 2004. E’ stato accusato sia da parte di organizzazioni per i diritti umani internazionali che russe di massicce violazioni dei diritti umani tra cui rapimenti, torture, uccisioni extragiudiziali. Funzionari del suo governo sono stati accostati ad omicidi di oppositori politici di Karyrov, di giornalisti critici, di difensori dei diritti umani.

Kadyrov a settembre con tutta probabilità guiderà la Cecenia per un terzo mandato dopo aver ricevuto il sostegno da parte del presidente russo Vladimir Putin agli inizi di quest’anno.

Secondo l’Organizzazione russa per la difesa dei diritti umani Memorial, 24 persone sono state rapite in Cecenia nel corso dell’ultimo trimestre del 2015. La maggior parte di loro sono state rilasciate dopo essere state intimidite e abusate.

In aprile sono stati sequestrati per più giorni gli storici Rizvan Ibragimov e Abubakar Dedieu. Dopo il loro rilascio sono apparsi sulla tv di stato per chiedere scusa per le loro ricerche sulla deportazione del 1944 dei ceceni da parte del dittatore sovietico Stalin, una tragedia di cui Kadyrov ha vietato la commemorazione.

Nello stesso periodo è stato sequestrato da uomini armati il noto cantante e poeta ceceno Hussein Betelgeriyev. E’ stato detenuto per due settimane e picchiato brutalmente. Betelgeriyev ritiene di essere stato punito per alcuni commenti critici sui social media e per aver rifiutato di prendere parte ad una manifestazione governativa promossa per commemorare l’adozione della costituzione cecena.

Il 28 giugno scorso Magomed Kadyrov e la sua famiglia sono riusciti finalmente ad entrare in Polonia. Ora vi possono rimanere mentre le autorità polacche prendono esame della loro richiesta di asilo, un procedimento che verosimilmente durerà un anno.

Sono stati inviati in uno degli 11 centri per migranti esistenti in Polonia.

Ma non hanno alcuna garanzia che l’asilo venga loro concesso. A molti, nelle loro stesse condizioni, l’asilo è stato negato e sono stati espulsi dal paese.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta