Romania: non solo lotta alla corruzione ma democrazia
"Il problema dei politici corrotti resta e i contenuti dell’ordinanza revocata rischiano di passare in una legge”. Romania, proteste e corruzione in un incontro con l’analista politico Cristian Pîrvulescu
Non si erano viste proteste di massa così imponenti dalla caduta del regime comunista in Romania. Da settimane centinaia di migliaia di romeni protestano contro il governo e lo hanno fatto in particolare per la norma salvacondotto o meglio sarebbe dire "salva-corrotti", approvata d’urgenza e a tarda notte dal governo socialdemocratico di Sorin Grindeanu per depenalizzare l’abuso d’ufficio.
Norma ritirata dopo 6 giorni di manifestazioni in tutto il Paese, ma che ora si teme possa rientrare dalla finestra con una legge. "Il problema della corruzione dei politici resta, la strada (per la norma) sarà soltanto un po’ più lunga”, sottolinea Cristian Pîrvulescu, noto analista politico romeno, giornalista e professore presso la National School of Political Studies and Public Administration di Bucarest.
"Si sta verificando in Romania una reazione civica spontanea che ha colto di sorpresa la maggioranza Psd – ha spiegato l’analista – i leader socialdemocratici ritenevano che la maggioranza ottenuta alle elezioni con una così bassa affluenza (39%) potesse giustificare, almeno inizialmente, qualsiasi provvedimento. Adesso la questione è legata alla credibilità e alla legittimità del governo”.
Quasi mezzo milione di persone, infatti, sono scese in piazza anche domenica sera dopo l’abrogazione del decreto e questa volta per chiedere le dimissioni dell’esecutivo. Anche le diaspore nel mondo hanno protestato. "Stanno cercando di resistere e stemperare la situazione per superare il momento critico. Il ritiro dell’ordinanza d’urgenza e il sacrificio del ministro della Giustizia sono parte della strategia. Ma adesso questo movimento non parla più soltanto di corruzione ma di democrazia. Di proseguire la rotta verso la democrazia occidentale. Lo stato di diritto è uno strumento per raggiungere la democrazia, non basta da solo”, ha spiegato Pîrvulescu.
Quello che temono i manifestanti è ora che il governo, che aveva presentato il “salva-corrotti” come una norma necessaria per recepire la legislazione europea, possa presentare tra poche settimane una bozza di legge che proponga gli stessi temi. “Sì, è una possibilità e il problema della protezione dei politici corrotti resta. La maggioranza parlamentare in Parlamento potrebbe votare la stessa proposta. Soltanto che la strada sarà più lunga”.
"Dopo più di un anno di campagna illiberale per preparare l’opinione pubblica all’idea di ‘smascherare’ i diritti umani come un’importazione pericolosa dall’Occidente, con attacchi contro organizzazioni civili sintetizzati nell’aggressione a ‘Soros e i suoi’, dopo la diffusione di una serie di ‘bufale‘, dopo la promozione delle teorie cospiratorie, ritengono di avere il controllo dell’opinione pubblica – ha spiegato il politologo per dare un quadro della situazione romena – sono fiduciosi anche per l’esito delle elezioni dell’11 dicembre, nonostante l’affluenza sia stata del 39,5% e la maggioranza parlamentare abbia ottenuto il 51% di questi voti che rappresentano il 18% degli aventi diritto e il 15% della popolazione romena. Per questa ragione, con uno spirito illiberale, hanno avocato a sé la sovranità del popolo contro la ‘giustizia politicizzata’. Il decreto d’urgenza non avrebbe favorito soltanto il leader del Psd e presidente della Camera dei deputati, Liviu Dragnea, ma diverse migliaia di politici eletti che hanno processi aperti per abuso d’ufficio. Quindi Dragnea è il loro rappresentante, ma nessuno di loro intende cedere”.
Se dovesse essere approvata una legge che si ritiene lesiva dello stato di diritto, resterebbe sempre il ricorso alla Corte Costituzionale, già tentato in extremis dall’ombudsman del paese. ”E’ difficile dire quale sarà il verdetto della Corte costituzionale – ha ammesso però il politologo – il governo ha rispettato formalmente la Costituzione. Il problema non è costituzionale ma politico e morale. Se la gente continuerà a mobilitarsi la Corte non potrà ignorare la situazione di crisi anche se è guidata da membri nominati da o vicini al Psd”.
Resta poi la sorveglianza da parte di Bruxelles, già allarmata, come altri partner internazionali dal decreto d’urgenza. "Dopo le esperienze anti-democratiche di Ungheria e Polonia ritengo che sarebbe necessario un avvertimento alla Romania, e se non dovesse portare a correzioni, sarebbe addirittura desiderabile l’avvio anche di una procedura di infrazione contro il paese – ha auspicato Pîrvulescu – in particolar modo perché il paese è sotto monitoraggio e controllo da parte della Commissione europea e l’ultimo report avverte dei possibili rischi posti dalla modifica del Codice penale. Ma il governo, sotto la pressione di Liviu Dragnea, non ha prestato ascolto agli avvertimenti. La Romania comunque, nonostante l’ultimo anno di campagne anti-Ue e illiberali, resta un paese filo-Ue e gli avvertimenti della Commissione incoraggiano la gente a reagire”.