Bulgaria, la stampa locale “si compra per poco”
In Bulgaria le amministrazioni spendono cifre importanti per "finanziare" i media locali, influenzandone così le linee editoriali. Una situazione preoccupante soprattutto fuori da Sofia
Nel periodo 2013-15, 10 municipalità bulgare hanno speso 2,7 milioni di leva (quasi un milione e mezzo di euro) per finanziare quotidiani, tv e radio locali, influenzando così pesantemente la loro linea redazionale alla ricerca di “comfort mediatico”. Questi i risultati di un’articolata e premiata indagine giornalistica condotta da Spas Spasov, corrispondente da Varna dei quotidiani “Dnevnik” e “Kapital”. Uno studio certamente non esaustivo, ma illuminante per comprendere le forti limitazioni alla libertà di stampa in Bulgaria, soprattutto lontano dalla capitale Sofia.
Come è nata la tua indagine sul legame di dipendenza tra media e amministrazioni locali?
Ho seguito a lungo le modalità con cui l’amministrazione di Varna, dove vivo e lavoro, spende parte del proprio budget per finanziare media locali, arrivando alla conclusione che tali finanziamenti servono soprattutto a comperare la loro acquiescenza e a condizionare la loro politica redazionale. Un esempio recentissimo: nei giorni scorsi l’amministrazione ha stanziato la cifra record di 190mila leva (quasi 100mila euro) per quattro media. Nelle richieste di finanziamenti, questi media hanno evidenziato la volontà di "creare e rafforzare un atteggiamento positivo dell’amministrazione di Varna" nei confronti dell’amministrazione municipale.
Da qui è nata la voglia di esplorare la situazione nel paese, col sospetto, poi confermato, che in altre municipalità la situazione non è affatto migliore.
Nella tua indagine ti sei concentrato su dieci municipalità, come le hai selezionate?
Ho scelto le cinque municipalità più grandi, esclusa Sofia, e cinque più piccole che per un motivo o per l’altro avevano registrato questioni e problemi legati alla libertà di stampa e di espressione. Credo, però, che le tendenze evidenziate in queste dieci municipalità possano essere estese a tutto il paese.
Nel periodo 2013-15 le dieci municipalità analizzate hanno versato 2,7 milioni di leva (1,4 milioni di euro) nelle casse di media locali. Per finanziare che tipo di attività?
Le cifre in realtà sono molto più importanti: 2,7 milioni sono stati versati direttamente dai budget municipali, a questi bisogna però aggiungere fondi che provengono da finanziamenti europei, che raddoppiano il totale. In tutta la Bulgaria il trend è con tutta probabilità lo stesso, quindi parliamo di numeri davvero importanti.
Ufficialmente, i fondi vengono versati per progetti congiunti tra municipalità e media locali, per la pubblicazione di materiali, annunci, documenti municipali e infine per la pubblicazione di pubblicità. Nei contratti però spesso si aggiunte la dicitura “e pubblicazione di altri testi”, che in pratica sono articoli o servizi radio-tv pagati dalle amministrazioni.
Lettori, ascoltatori e telespettatori sono informati che si tratta di materiali a pagamento?
Assolutamente no, la riconoscibilità di tali materiali come “a pagamento” non è prevista dai contratti. Per non parlare poi del fatto che molti media e materiali vengono finanziati senza alcun tipo di contratto ufficiale. Ad esempio, dai documenti ricevuti dalla municipalità di Vratza (Bulgaria nord-occidentale) emerge che molti pagamenti verso i media sono stati effettuati direttamente alle casse municipali, senza alcuna specifica della causale di pagamento. Una situazione che riguarda molte delle amministrazioni prese in esame.
I fondi ricevuti dalle municipalità sono vitali per i media in questione, o sono marginali rispetto ai loro budget?
Sono assolutamente vitali, visto che spesso coprono la maggior parte delle spese necessarie all’esistenza stessa di tali media. Succede poi che le municipalità paghino direttamente gli stipendi di giornalisti all’interno di media locali, a cui viene affidato il compito di seguire le attività dell’amministrazione locale.
La situazione è resa più difficile dai bassi livelli di retribuzione dei giornalisti fuori da Sofia, che spesso non raggiunge i 500 leva al mese (250 euro): in queste condizioni, con un investimento limitato, le amministrazioni locali sono in grado di comprare facilmente la “simpatia” di chi scrive o racconta via radio e tv. Per relativamente pochi soldi si può mettere sotto controllo tutto quello che viene trasmesso o pubblicato in una municipalità
Anche fondi europei vengono utilizzati per finanziare media locali?
I fondi europei possono essere utilizzati in modo molto efficace dalle amministrazioni locali per influenzare la linea editoriale dei media locali. Nei progetti finanziati dall’UE circa l’1% del budget è solitamente dedicato alla diffusione dei risultati ottenuti, operazione importante, ma che viene spesso piegata agli interessi dell’amministrazione. Un esempio: a Varna, nell’agosto 2015 , venne dichiarato terminato e funzionante un progetto da 115 milioni di leva (circa 60 milioni di euro) sulla creazione di una mobilità pubblica integrata. Ad oggi il sistema non è operativo: ciò non toglie che nell’estate 2015 – anno elettorale – vennero spesi 800mila leva (400mila euro) per la copertura mediatica di un sistema che non funziona, ad evidente vantaggio delle forze politiche che governavano la città.
Cosa dovrebbe essere fatto per evitare o almeno limitare questo tipo di abusi?
C’è bisogno di meccanismi di controllo più efficaci. E alcune regole vanno riviste: nel caso di Varna, ad esempio, l’amministrazione municipale di fatto ha potuto stilare la lista dei media che hanno avuto accesso ai finanziamenti. Molte delle aziende e dei media vincitori poi, ma parliamo di un altro problema cronico in Bulgaria, erano collegati – direttamente o indirettamente – con l’allora ministro della Gioventù e dello Sport Krasen Kralev.
Finanziare i media locali è previsto dalla legge?
Sì, anzi ci sono molti casi in cui la pubblicazione di documenti e atti delle amministrazioni sui media è un obbligo di legge. Il problema è nelle modalità con cui tali operazioni vengono gestite, con finanziamenti che spesso premiano giornali, radio e tv in cambio di sostegno mediatico, e nel tipo di materiali pubblicati, spesso – come detto – pubblicità non dichiarata all’operato delle amministrazioni.
La tua analisi è stata condotta grazie alla legge sull’accesso alle informazioni pubbliche. Le municipalità sono state aperte a fornire i dati sul finanziamento ai media regionali?
Questa norma è una delle cose migliori degli ultimi anni per il giornalismo bulgaro, perché fornisce una base legale alla richiesta di informazioni nei confronti delle amministrazioni a tutti i livelli, ora anche tramite richieste online. Nel corso della mia inchiesta, però, è emerso che molte delle municipalità interpellate non sanno come rispondere alle richieste di informazioni. In alcuni casi poi, come col municipio di Blagoevgrad (Bulgaria sud-occidentale), mi sono scontrato contro un rifiuto netto alla collaborazione, con argomentazioni che nulla hanno a che vedere col dettato della legge in questione.
In generale, quanto è difficile per i corrispondenti e i media locali salvaguardare la propria libertà di espressione?
Credo sia molto più difficile rispetto a chi vive e lavora a Sofia. Lontano dalla capitale i meccanismi per esercitare pressione sui giornalisti sono molto più diretti ed efficaci. Il livello di retribuzione, di tre o quattro volte inferiore a chi lavora a Sofia rende i giornalisti impegnati nel resto del paese molto più fragili. Non da ultimo, il giornalista attivo nei centri minori è spesso isolato e non può contare su una comunità giornalistica di riferimento, che può intervenire e proteggere i colleghi in caso di problemi o minacce: un elemento poco visibile, ma secondo me assolutamente decisivo.