Montenegro, i silenzi della pubblica amministrazione

Da 7 anni in Montenegro esiste una legge sul libero accesso alle informazioni pubbliche, tuttavia in molto casi le informazioni richieste non vengono concesse e nessuno viene sanzionato

10/02/2017, Ivan Čađenović - Podgorica

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Ex ministro dell'Agricoltura Petar Ivanović (foto Vijesti)

(Originariamente pubblicato da Vijesti , media partner del progetto ECPMF)

In Montenegro la Legge sul libero accesso alle informazioni è stata adottata sette anni fa, ma l’esperienza dei giornalisti e delle organizzazioni non governative dimostrano che continua ad essere difficile ottenere dati di pubblica rilevanza.

Nella maggior parte dei casi alle informazioni si arriva con grossi ritardi, generalmente solo dopo aver presentato ricorso al Garante per la privacy e il libero accesso alle informazioni, il quale, spesso sembra del tutto impotente nel garantire l’accesso ai dati richiesti.

D’altra parte lo stesso Garante è lento nell’esame delle domande che gli pervengono, tanto che la Commissione europea nei suoi Progress report sul Montenegro ha esplicitato le sue preoccupazioni: le istituzioni pubbliche devono urgentemente – a detta della Commissione – migliorare l’applicazione della legge sull’accesso alle informazioni, in particolare là dove esiste una maggiore possibilità di corruzione.

Anche se secondo la legge è prevista una multa fino a 20.000 euro se un organo statale non fornisce l’informazione richiesta, nessuno finora è mai stato multato.

I sigari

Il quotidiano Vijesti per quasi due anni – nonostante numerose richieste e ricorsi al Garante – non è riuscito ad ottenere informazioni dal ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale sull’abuso di soldi pubblici che sarebbero stati spesi per l’acquisto di sigari. La vicenda si è svolta sotto il mandato, in qualità di ministro, di Petar Ivanović.

Vijesti ha ottenuto le informazioni richieste solo con l’arrivo del nuovo ministro e solo in risposta alla domanda di informazioni in merito pubblicata in modo reiterato sul proprio quotidiano.

Lo scandalo in questione è scoppiato dopo che è emerso che un funzionario del ministero dell’Agricoltura, sabato 28 marzo 2015, aveva utilizzato la carta di credito del ministero per comprare 10 pacchetti di sigari “Toscanello aroma caffè” per un totale di 48 euro. Vijesti ha pubblicato il primo articolo sull’accaduto il 30 marzo di quell’anno e da allora ha inoltrato al ministero svariate richieste di accesso alle informazioni, oltre a svariati ricorsi al Garante per il libero accesso alle informazioni. Poi dal 7 maggio 2015 in avanti, ogni giovedì, Vijesti ha pubblicato il testo intitolato “Chi ha fumato a spese dello stato?”.

“Questo caso è esemplare per comprendere quanto le istituzioni statali rispettino la legge e come la legge venga impunemente violata. Per la ‘fumata a spese dello stato’ nessuno ha risposto, né il funzionario che ha abusato della carta di credito, né il ministro che lo ha nascosto al pubblico e lo ha protetto dalle sue responsabilità. Questo caso ha dimostrato anche che una parte dell’opinione pubblica non capisce né il concetto di libero accesso alle informazioni né tanto meno il concetto di controllo della spesa pubblica, perché abbiamo ricevuto vari commenti del tipo ‘Cosa ci assillate con questi articoli, sono solo 48 euro’", sottolinea Mihailo Jovović, caporedattore di Vijesti.

Persino il Garante per il libero accesso alle informazioni da nove mesi ignora l’ultimo ricorso presentato da Vijesti. Le informazioni richieste da Vijesti, oltre al nome del funzionario coinvolto nella vicenda, sono la visione del contratto con il distributore di carburante “Jugopetrol” sull’uso della carta di credito del ministero per poter acquistare dai loro benzinai; ha chiesto inoltre la documentazione su chi era personalmente incaricato della carta di credito utilizzata e la documentazione in base alla quale quella persona era autorizzata a consegnare la carta ad altri funzionari del ministero. È stato richiesto inoltre l’elenco dei viaggi ufficiali e spostamenti dei funzionari del ministero dell’Agricoltura il 28 marzo del 2015.

Dopo che il nuovo ministro, Milutin Simović, nel dicembre scorso, ha comunicato il nome del funzionario che ha fumato a spese dello stato, il Garante ha chiamato Vijesti chiedendo se intendevano rinunciare al rincorso, ma Vijesti ha risposto di voler ricevere risposta a tutte le domande poste. Da allora non c’è più stata risposta dal Garante.

Cenere e polvere mediatica

L’ex ministro Ivanović l’estate scorsa ha resa pubblica una raccolta di testi dal titolo “Cenere e polvere mediatica”, nella quale ha collezionato tutti gli articoli sullo scandalo, dichiarando di essere vittima della persecuzione di Vijesti, e scagliando una serie di offese sul conto dei giornalisti e dei fondatori di Vijesti e dell’omonima tv. Nessun altro media montenegrino si è mai occupato di questa storia.

Ivanović in più occasioni ha cercato anche di raggirare il Garante per il libero accesso alle informazioni, prima affermando che Vijesti non aveva inoltrato una delle varie richieste, e poi che Vijesti aveva già preso visione delle informazioni richieste.

Il funzionario, a quanto pare, si è denunciato da solo il giorno dopo che il ministero dell’Agricoltura ha comunicato che il nuovo ministro Milutin Simović aveva chiesto ai dipendenti di dire chi aveva impropriamente speso i soldi con la carta di credito del ministero. Simović ha anche dichiarato che ormai era tardi per avviare un procedimento disciplinare contro l’impiegato.

Il ministero dell’Agricoltura non è però l’unico ad adottare un atteggiamento simile in merito alla legge sul libero accesso alle informazioni.

Dal 2013 16.200 richieste

Secondo le relazioni sulle attività del Garante, dal 2013 ad oggi a quest’ultimo sono state consegnate 16.200 richieste di accesso alle informazioni, delle quali il 55% è stato accolto, il 23,8% respinto (3.870 richieste), di cui più della metà per mancato possesso delle informazioni. Secondo i dati del Garante, circa il 71% delle richieste sono state presentate da Ong, tra le quali primeggia MANS.

“Il silenzio della pubblica amministrazione continua ad essere ad alti livelli, le istituzioni hanno ignorato quasi un sesto delle richieste presentate", ha dichiarato a Vijesti il coordinatore del Programma giudiziario di MANS Vuk Janković. Janković ritiene che le istituzioni non abbiano ancora riconosciuto l’importanza della pubblicazione delle informazioni, in particolare in quei settori che in modo diretto o indiretto possono rivelare abuso di risorse pubbliche.

“Il silenzio è adottato soprattutto da quelle istituzioni che sono obbligate ad applicare questa legge, ma anche presso le istituzioni che devono occuparsi della sua tutela e la sua promozione, in primis il Garante per l’acceso alle informazioni. Questi deve avere un ruolo più attivo per ciò che riguarda i suoi obblighi di legge e iniziare a risolvere i casi dei ricorsi nei tempi previsti dalla legge” hanno precisato alla ong MANS.

Secondo MANS il rispetto del diritto alle informazioni è “catastrofico” in quelle aziende dove il proprietario di maggioranza è lo stato, gli esempi più drastici sono Plantaža e il Porto di Bar.

Un’esperienza simile a MANS l’hanno avuta anche gli attivisti del Centro per l’educazione civica (CGO), i quali affermano che l’amministrazione pubblica montenegrina non applica in modo uniforme questa legge, mentre una parte dei suoi enti non la rispetta per niente.

Mira Popović, collaboratrice nei programmi del CGO afferma che “il campione della non trasparenza” è il comune di Podgorica, subito seguito dal ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale e dalle Ferrovie.

“È preoccupante anche il calo di trasparenza dell’Università del Montenegro, dove nel 42,3% dei casi riceviamo i dati solo dopo che il Garante ha accolto il nostro ricorso, il che indica che l’Università non solo non rispetta la legge nella parte relativa all’obbligo della pubblicazione delle informazioni, ma sempre più spesso sceglie di violarla direttamente anche con tentativi di occultare le informazioni”, afferma la Popović. A suo avviso occorre migliorare la Legge sul libero accesso alle informazioni per far sì le istituzioni capiscano di non avere diritto a nascondere le informazioni e occorre introdurre sanzioni molto più severe anche verso i dirigenti delle istituzioni coinvolte.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto

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