SNS in Serbia: scricchiolii presidenziali
In vista delle imminenti presidenziali la scena politica serba si fa sempre più movimentata. Il conflitto emerso tra il premier Vučić e il presidente uscente Nikolić è l’inizio del calo di consensi per l’SNS?
Le due figure chiave del Partito progressista serbo (SNS) sono riuscite nei giorni scorsi, dopo forti turbolenze, a trovare un accordo sulla candidatura per le elezioni presidenziali che si terranno in aprile. Il candidato del partito sarà l’attuale premier Aleksandar Vučić che è riuscito ad ottenere il supporto unanime della direzione del partito. L’attuale presidente Tomislav Nikolić, che aveva inizialmente deciso di candidarsi per un secondo mandato, ha rinunciato in cambio di una fumosa promessa che dopo le elezioni gli verrà assegnata una qualche funzione di rilievo.
Il candidato Vučić
Sulla candidatura di Vučić si è speculato per mesi, e nelle ultime settimane una serie di importanti funzionari dell’SNS, così come i leader dei partiti della coalizione di governo, hanno cominciato con insistenza a chiedere che fosse il premier a candidarsi. Vučić allora ha cercato di convincere Nikolić a rinunciare alla candidatura al fine di evitare turbolenze all’interno del partito, ma inizialmente ha fallito, rendendo inevitabilmente palese e pubblico il conflitto tra i due.
Vučić, che è anche il leader dell’SNS, fallite le trattative private ha poi cercato di risolvere il problema a modo suo: ha indetto una seduta del Comitato centrale durante la quale, con applausi scroscianti, ha ottenuto il sostegno per la sua candidatura, senza che vi fosse un solo voto contrario. A suo favore si è espresso pure il figlio di Nikolić, Radomir, uno dei membri della direzione del partito.
La seduta del Comitato centrale è stata più simile a un comizio di piazza che ad una riunione della direzione del partito, tenuto conto degli applausi e del sostegno unanime ricevuti da Vučić. Ma Nikolić, nemmeno davanti a questa prova di forza, ha fatto passi indietro, per cedere solo qualche giorno dopo.
I negoziati tra Nikolić e Vučić di fatto sono durati per settimane, e in pubblico sono "trapelate" molte informazioni sui loro gravi disaccordi relativi alle funzioni più importanti dello stato. Una situazione che tra gli elettori ha lasciato certamente un’impressione negativa. Il monolitismo su cui l’SNS ha sempre fatto leva come importante vantaggio rispetto agli altri partiti, è stato definitivamente infranto.
L’accordo finale sul ritiro della candidatura di Nikolić contribuirà ora a riparare i danni maggiori subiti dall’SNS, senza però che questi vengano completamente sanati.
Opzioni
I tabloid vicini al governo avevano accusato Nikolić, l’attuale presidente della Repubblica, di voler lacerare l’SNS, di lavorare a favore dell’opposizione, di magnati e potenze straniere. Inizialmente Nikolić ha mostrato una certa resistenza: i media scrivevano che in cambio del ritiro della candidatura avrebbe chiesto il posto di primo ministro o quello di leader del SNS e Nikolić non ha mai espressamente negato quanto veniva scritto. L’impressione lasciata è ora però quella di aver tentato – invano – di mercanteggiare con Vučić.
D’altra parte, Nikolić è il fondatore del partito e il suo primo presidente, incarico che ha poi lasciato quando è stato eletto presidente della Serbia, scelta a cui non era obbligato. Se non lo avesse fatto, adesso Vučić non avrebbe potuto marginalizzarlo così facilmente.
In tutto questo scenario, Vučić aveva di fronte a sé due possibilità: o soddisfare una delle richieste di Nikolić, oppure proseguire con una campagna spietata contro di lui, sfruttando la netta influenza che ha sui media e all’interno del partito. La prima opzione però sarebbe stata molto rischiosa in quanto è chiaro a tutti che il premier non può permettersi che Nikolić assuma la guida del partito o che divenga premier: perché il suo “padre politico”, come lo ha chiamato per anni, nel frattempo è diventato uno dei suoi più pericolosi avversari.
Il potente apparato di partito e la potente macchina mediatica, alla fine, hanno portato il risultato che Vučić desiderava, anche se non è ancora chiaro che cosa accadrà dopo le elezioni presidenziali. Nikolić non ha ceduto ad argomentazioni di carattere politico, ma, in sostanza, è stato costretto a ritirarsi: questo significa che è rimasto profondamente insoddisfatto. Rimane aperta la questione se questa è stata la sua sconfitta definitiva o se può ancora rappresentare un rischio per Vučić, soprattutto se le turbolenze sulla scena politica serba dopo le elezioni presidenziali si dovessero intensificare.
Nikolić, infatti, gode ancora di una certa influenza e può utilizzarla se dovesse essere infranto l’accordo che ha raggiunto con Vučić. Una possibilità è quella di fondare un nuovo partito e cercare di portare con sé alcuni parlamentari dell’SNS: perché è certo che una parte dell’elettorato appoggerebbe l’opzione di Nikolić. Vučić, in questo caso, dovrebbe fare i conti con un pericolo grave: intaccare l’ampia maggioranza di cui gode al parlamento.
Potere in discesa?
Il risultato finale dei tumultuosi eventi del mese di febbraio sulla scena politica serba, per come stanno le cose adesso, segna l’inizio del declino dell’SNS e del suo leader, Aleksandar Vučić. Gli applausi e le bandiere alle sedute della direzione del partito e gli attacchi implacabili contro tutti coloro i quali non forniscono pieno appoggio alla politica del primo ministro posso mascherare la situazione solo temporaneamente.
L’SNS sta gradatamente passando alla fase in cui per mantenere la coesione del partito è necessaria una forte pressione interna. Questo lo rende vulnerabile, specialmente se il suo fondatore, Tomislav Nikolić, deciderà dopo la tornata elettorale di fare resistenza.
Vučić forse avrebbe avuto più vantaggio politico se avesse accettato tempo fa di sostenere la candidatura di Nikolić, ma lui non lo ha voluto fare per almeno due motivi che sono direttamente legati alla scena politica serba e alle relazioni interne al SNS.
Il primo è dato dal suo forte desiderio di vincere al primo turno delle presidenziali e dalla considerazione che Nikolić un tale risultato non avrebbe potuto garantirlo; e il secondo è il desiderio di stabilire il pieno e personale controllo su tutte le leve del potere e di togliersi di mezzo definitivamente la corrente di Nikolić, così che nei prossimi anni possa più facilmente avere a che fare solo con l’opposizione.
Ma, forse, la ragione ancora più importante delle due sopra citate riguarda la posizione internazionale della Serbia. Perché Vučić è consapevole del fatto che Nikolić gode delle simpatie di Mosca, simpatie che lui non ha, così come il fatto che questa influenza non rientra nei desiderata di Bruxelles e Washington.
In tali circostanze, il premier vuole evitare che Nikolić divenga nuovamente presidente della Serbia o che assuma un’altra funzione importante. L’impressione di un coinvolgimento di Mosca nelle mosse adottate da Nikolić è corroborata dal fatto che queste non sono state annunciate all’opinione pubblica attraverso i media serbi, ma attraverso il sito web Sputnik, che rappresenta le posizioni filo-russe ed è collegato alla capitale russa.