Turismo sostenibile in Armenia

Nell’anno dedicato dall’ONU al turismo sostenibile, in Armenia si dibatte e ci si organizza per sfruttare le potenzialità del settore

07/03/2017, Marilisa Lorusso -

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Il sito archeologico di Zorats Karer, nei pressi della cittadina di Sisian

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2017 l’anno per il Turismo Sostenibile per lo Sviluppo . Sono cinque le priorità chiave identificate dall’ONU per favorire lo sviluppo attraverso il turismo: la crescita della sostenibilità, la pace e la sicurezza, il patrimonio culturale, la riduzione della povertà e l’ambiente.

Fondamentali sono la crescita sostenibile e l’inclusione delle comunità locali nei processi turistici. Spesso infatti buona parte degli introiti del turismo sono trasferiti dal paese di destinazione turistica al tour operator che vi opera, privando quindi le comunità ospitanti di un’importante fonte di reddito. Seguono l’attenzione all’impatto del turismo sulle peculiarità naturalistiche e socio-culturali locali, con lo scopo di garantire che venga mitigato e che nel lungo termine non comprometta l’unicità della destinazione, fattore chiave per attirare i turisti. E per finire: il turismo come veicolo di conoscenza reciproca, di superamento di pregiudizi e quindi come costruttore di dialogo e pace.

L’iniziativa non sta forse avendo la risonanza che meriterebbe, se non fra gli addetti ai lavori, ma in Armenia ha trovato sponda in una parte della società civile che vede nel turismo sostenibile una risorsa positiva per il paese.

Turismo in Armenia

Il turismo in Armenia è in crescita. A parte quello legato alla diaspora e al particolare legame che essa ha con il paese, c’è un numero crescente di stranieri che vi si recano. Dall’Europa sono soprattutto i tedeschi a vedere nel paese una destinazione per lo sport e per il turismo storico. Diversi italiani prediligono i tour a sfondo religioso: la visita ai numerosi monasteri, talvolta in combinazione con il settore eno-gastronomico, che nel Caucaso ha grosse potenzialità.

Sebbene considerato un bene strategico per il paese, il turismo manca però di un approccio integrato, di una mappatura e studio approfondito e di strategia da parte delle istituzioni. Manca ad esempio un ministero di riferimento e le competenze sono distribuite fra vari enti sub-ministeriali. In previsione della nascita del nuovo governo dopo le elezioni del 2 aprile l’esecutivo uscente sta sondando vari settori per raccogliere informazioni su cosa si stia facendo a livello locale, e su cosa si potrebbe fare. In questo contesto chi si occupa di turismo sostenibile cerca di raccogliere le forze, per assicurare al settore – quello a più alta crescita a livello globale in seno al macrosettore turistico – il giusto riconoscimento.

Alen Amirkhanian, direttore del Centro Acopian

Con questo scopo il Centro Acopian  organizzerà il 15 aprile prossimo una conferenza annuale sul turismo sostenibile. Come ci spiega il suo direttore, Alen Amirkhanian, una conferenza già organizzata in passato ha avuto come scopo esporre in quali ambiti l’ecoturismo/turismo sostenibile sia già una realtà nel paese e cioè: sport outdoor legati all’alpinismo, agriturismo ed eco-farming, turismo culturale e religioso. La seconda intende ora promuovere lo sviluppo dell’eco-turismo, offrendo una piattaforma per lo scambio di idee ed esperienze e la creazione di una rete di soggetti interessati.

I temi dell’ecoturismo hanno tra l’altro anche un percorso di formazione riconosciuto nel programma di istruzione per adulti con certificazione turistica dell’Università Americana in Armenia. Si tratta del primo caso in cui nel paese l’ecoturismo è incluso in un percorso di alta formazione. 

La sostenibilità e la ricezione turistica

Il limite alla crescita del turismo sostenibile in Armenia non è dato dalla scarsità di risorse, quanto piuttosto dalla frammentazione e mancanza di coesione fra le realtà esistenti e dalla limitata consapevolezza da parte dell’opinione pubblica in generale. Quando per esempio il Monastero di Tatev è stato dotato della funivia più lunga del mondo  la comunità locale è stata invitata a riqualificare le proprie abitazioni per divenire B&B e agriturismi, senza dover così costruire alberghi per soddisfare la crescente domanda dei visitatori. Tatev è riconosciuto come Patrimonio universale dell’umanità dall’Unesco, e la preservazione del monastero e dell’ambiente in cui è collocato sono impegni ufficiali dell’Armenia presso l’ente certificante. Gli abitanti della zona sono stati inizialmente molto scettici verso la proposta, poiché non comprendevano pienamente l’interesse che un eco-turista poteva avere a vivere nella comunità locale e a contribuire all’alleviamento della povertà con la propria presenza. Un progetto ha aiutato a smussare le difficoltà iniziali.

Alcune realtà sono comunque già operative nel turismo ecosostenibile e anche nel volontariato ecologista. Vi sono ad esempio  eco-farm armene  dentro circuiti come Wwoof, l’organizzazione che raccoglie volontari che vogliono dedicare la propria vacanza a vivere l’esperienza di lavoro in aziende agricole sostenibili. O B&B e piccoli agriturismi che si sono auto-organizzati e offrono cibo organico, pur mancando un sistema di certificazione e di standard nazionali. Questo vale anche per il settore enogastronomico, dove peraltro iniziative locali sono state coronate dall’ammissione in presidi Slow Food. E’ il caso del Motal, formaggio tipico della provincia di Gegharkunik , prodotto da sei famiglie seguendo un particolare metodo antico tradizionale con l’utilizzo per la stagionatura di vasi di terracotta. Oppure di prodotti biologici come albicocche, noci ed altre specialità locali che hanno trovato il proprio posto nell’Arca del Gusto Slow Food . Doppio titolo per il lavash, il pane tradizionale diffuso nel Caucaso, riconosciuto nella varietà armena sia come prodotto Slow Food sia protetto dall’Unesco.

L’Outdoor

Lo stesso quadro si ripete nel settore dell’Outdoor: a professionalità avanzate e progetti molto maturi si affiancano iniziative che fanno fatica a trovare il necessario supporto. Nel settore dell’alpinismo e degli sport estremi ad esso legato, le montagne dell’Armenia hanno tanto da offrire: arrampicata, trekking, canyoning, slacklining, speleologia. Per quest’ultima vigono delle plausibili restrizioni poiché buona parte delle grotte non sono accessibili per non disturbare le specie endemiche di pipistrelli.
Ciononostante la qualità dell’offerta è potenzialmente molto alta, sia per le peculiarità del territorio, sia per l’esperienza degli alpinisti locali, che dimostrano peraltro una cultura etica e di sostenibilità. Si pensi ad un consorzio che si è creato fra varie associazioni di arrampicatori per la tutela delle montagne e per preservare le splendide colonne di basalto delle montagne del Caucaso.

Da scoprire e da sviluppare sono anche i percorsi di mountain bike. Oltre ai bike tour già disponibili, viaggiatori indipendenti stanno contribuendo alla mappatura via GPS dei percorsi , così come lo stanno facendo ONG che lavorano per la valorizzazione turistica del territorio.

Le ONG in particolare vedono protagonisti molti giovani che credono nella possibilità di realizzare una forma di turismo sano, legato all’outdoor, con ricadute anche sulla cultura sportiva del territorio, e che si sono rimboccati le maniche per creare progetti che vanno dalla nascita di bike park alla promozione di itinerari alternativi. Una risorsa importante, che però va strutturata in una visione complessiva. 

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