Presidenziali in Serbia: cosa accade sul web
Internet è uno strumento utile per gli elettori. Ma occorre districarsi tra censura, fake news e attacchi informatici. Share Foundation di Novi Sad ha monitorato le prossime presidenziali in Serbia
(Originariamente pubblicato da Share Lab , il 14 marzo 2017. Titolo originale Monitoring predsedničke onlajn kampanje 2017 )
Elezioni e Internet in Serbia
La decisione di indire regolari elezioni presidenziali, resa nota il 2 marzo scorso, ha segnato l’inizio ufficiale della campagna elettorale in Serbia che durerà fino al 2 aprile 2017, giorno fissato per la votazione. Come già fatto in occasione delle elezioni parlamentari straordinarie, tenutesi nell’aprile dello scorso anno, la Fondazione SHARE anche durante questa tornata elettorale segue l’attività dei candidati presidenziali e le reazioni dell’opinione pubblica sul web, compresi media online, social network e altre piattaforme di condivisione di contenuti. Il monitoraggio delle violazioni dei diritti e delle libertà digitali è un importante strumento di controllo sul rispetto delle procedure democratiche nell’odierna società dell’informazione, mentre il monitoraggio dell’attività online dei candidati presidenziali rappresenta un indicatore del grado di applicazione delle nuove tecnologie nella comunicazione pubblica in campo politico.
A differenza delle elezioni parlamentari e dell’esecutivo, la campagna per le presidenziali comporta un coinvolgimento molto maggiore dei candidati nella comunicazione diretta con i cittadini, soprattutto durante il periodo di raccolta delle firme per la presentazione delle candidature dei singoli individui sostenuti da partiti politici, coalizioni di partiti o gruppi di cittadini.
L’impressione di una sempre più intensa attività online di candidati e cittadini è confermata dal fatto che, nella sola terza settimana di monitoraggio, effettuato dal team della Fondazione SHARE a partire dal 15 febbraio scorso, sono state rilevate circa 750mila interazioni sui social network. Per fare un paragone, si consideri che durante l’intera campagna per le elezioni parlamentari dello scorso anno, durata sei settimane, sono state registrate in totale all’incirca un milione di interazioni.
Al momento della stesura del presente articolo, sono state dichiarate ammissibili le seguenti undici candidature: Aleksandar Vučić (coalizione di governo), Saša Janković (iniziativa cittadina Za Srbiju bez straha, Per la Serbia senza paura), Vojislav Šešelj (Partito radicale serbo), Vuk Jeremić (candidato indipendente), Boško Obradović (movimento Dveri), Saša Radulović (movimento Dosta je bilo, Ora basta), Aleksandar Popović (Partito democratico della Serbia), Milan Stamatović (Partito popolare serbo), Nenad Čanak (Lega dei socialdemocratici della Vojvodina), Miroslav Parović (Movimento liberal popolare) e Luka Maksimović, alias Ljubiša Preletačević Beli (iniziativa cittadina Samo jaki). Quanto invece al candidato Predrag Vučetić (sostenuto da un gruppo di cittadini), la Commissione elettorale centrale (RIK) lo ha invitato a sopperire, nei termini previsti dalla legge, alle lacune riscontrate nella sua domanda di candidatura.
L’aspetto più curioso di questa campagna elettorale, la trasmissione di eventi in diretta streaming, ha coinvolto persino un organo della pubblica amministrazione. Il 13 marzo scorso il noto tabloid Kurir ha infatti trasmesso in diretta streaming, sulla propria pagina Facebook, la seduta della RIK in cui si decideva della candidatura di Ljubiša Preletačević Beli. A mezzogiorno del giorno successivo il video ha avuto più di 470mila visite. L’acceso interesse della comunità Internet serba per questa candidatura è stato registrato anche sul sito del quotidiano Danas che, stando a quanto confermato in via ufficiosa dalla redazione, durante la trasmissione della seduta di cui sopra ha visto triplicare il numero di visitatori.
I candidati alle elezioni presidenziali si contendono il favore di oltre 6,5 milioni di aventi diritto al voto, di cui più di un milione residenti all’estero. In Serbia la maggior parte della popolazione si informa ancora attraverso i media tradizionali, soprattutto la televisione, davanti alla quale passa circa 2,5 ore al giorno. Negli ultimi anni, tuttavia, si è verificato un lieve aumento dell’uso di Internet: poco più del 64% della popolazione serba ha accesso a Internet, mentre all’incirca 3 milioni di cittadini lo utilizzano ogni o quasi ogni giorno.
Per quanto riguarda l’uso dei social network, secondo stime ufficiose, dei circa 4,7 milioni di utenti Internet in Serbia, quasi 3,5 milioni hanno un profilo su Facebook. È la piattaforma prediletta dalla stragrande maggioranza degli utenti dei social network (91,52%), mentre Twitter, che nella sfera pubblica riveste un ruolo potenzialmente molto importante essendo un mezzo di comunicazione veloce e facilmente consultabile, attira appena il 4,06% degli utenti dei social in Serbia.
Dopo la scadenza del termine per la presentazione delle candidature (fissato per la mezzanotte del 12 marzo), il team di esperti della Fondazione SHARE ha deciso di presentare i primi dati sulle attività e tendenze caratterizzanti la campagna elettorale online nonché sulle violazioni dei diritti registrate.
I candidati su Facebook
È dal 15 febbraio scorso che il team SHARE sta seguendo l’attività su Facebook dei partiti politici e gruppi di cittadini, e dei loro potenziali candidati, raccogliendo dati con cadenza settimanale. Come già fatto durante la campagna elettorale per le elezioni parlamentari dello scorso anno, le attività su Facebook vengono misurate sulla base del numero di interazioni (like, condivisioni, commenti) e di partecipanti alle stesse, con la differenza che questa volta l’analisi si è concentrata sulle pagine Facebook ufficiali dei candidati alla corsa presidenziale.
Nella prima settimana di monitoraggio, poco meno di 60mila utenti hanno generato quasi 150mila interazioni, mentre nella settimana successiva si è registrato un lieve calo. La settimana seguente, dal giorno dell’apertura ufficiale della campagna elettorale (2 marzo) all’8 marzo, ha visto quasi triplicare sia il numero di utenti sia quello di interazioni – 136mila utenti hanno effettuato 445mila interazioni.
Il commento, come strumento di partecipazione attiva al dibattito politico online, resta la meno praticata tra tutte le forme di interazione su Facebook. Lo conferma, ad esempio, il fatto che, nelle prime tre settimane di monitoraggio, la pagina Facebook del candidato Vuk Jeremić ha ottenuto quasi 190mila like e solo 17mila commenti. Seguono, per numero totale di interazioni ricevute, Saša Janković, Ljubiša Preletačević Beli, Vojislav Šešelj e Aleksandar Vučić, mentre Boško Obradović e Saša Radulović, rispettivamente leader dei movimenti Dveri e Dosta je bilo, che durante la campagna per le elezioni parlamentari del 2016 hanno sfruttato al massimo il potenziale dei social network, in questa tornata elettorale stanno rimanendo indietro in termini di interazioni sui social.
Nell’ultima settimana del periodo monitorato, il maggior numero di utenti su Facebook è stato animato da Vojislav Šešelj (38.597) e Ljubiša Preletačević Beli (36.067), la cui pagina ufficiale, sempre in quella settimana, è risultata la più seguita in termini di numero totale di interazioni ricevute (118.854). Seguono le pagine di Vuk Jeremić (91.866) e Saša Janković (82.111), mentre quelle di Aleksandar Vučić e Vojislav Šešelj hanno ottenuto livelli di engagement molto più bassi, con, rispettivamente, 68.858 e 68.102 interazioni.
Casi di violazioni online dei diritti
Video falsi
Fabbricare contenuti falsi prendendo come bersaglio i partecipanti alla corsa elettorale è una tattica emersa per la prima volta durante la campagna per le elezioni parlamentari dello scorso anno, quando il movimento Dveri è stato vittima di clonazione non solo di alcuni suoi spot elettorali ma persino del suo intero canale Youtube. Uno scenario simile si è verificato anche nel corso dell’attuale campagna elettorale. Sul tabloid Informer è apparsa la notizia, successivamente riportata anche dal portale della TV Pink, che Vuk Jeremić sta dietro alla pagina Facebook intitolata "Kritična masa"(Massa critica), i cui autori hanno presumibilmente caricato un video in cui Saša Janković viene accusato di aver raccontato falsità in un’intervista rilasciata alla televisione pubblica nonché di essere responsabile della morte di un suo amico, avvenuta più di vent’anni fa. Gli amministratori della pagina “Kritična masa” hanno negato ogni legame con il canale Youtube intitolato "Srbija gleda" (La Serbia guarda) su cui è stato caricato il video di cui sopra.
Censura operata dagli algoritmi
In un ambiente mediatico dominato dalla presenza del candidato presidenziale della coalizione di governo, l’opposizione ha optato per la diretta streaming di eventi e meeting preelettorali come un mezzo efficace per raggiungere gli elettori. Sulla pagina Facebook ufficiale di Saša Janković, l’ex Ombudsman serbo e uno dei candidati indipendenti alla presidenza, è stato trasmesso in diretta streaming il suo primo meeting preelettorale tenutosi il 19 febbraio scorso nella Hala Sportova di Novi Beograd. Tuttavia, il video del meeting, caricato su YouTube al termine dell’evento, è stato quasi immediatamente rimosso per presunta violazione dei diritti d’autore di cui sarebbe titolare la società KVZ Music, già nota all’opinione pubblica serba per il suo coinvolgimento nella vicenda denominata "Superman a Feketić".
Non molto tempo dopo la rimozione, la registrazione del meeting è stata di nuovo resa disponibile su Youtube, ed è stato lo stesso Saša Janković a confermare sul suo profilo Twitter che la rimozione era scattata automaticamente a causa della musica che accompagnava l’evento. È curioso notare come, in un primo momento, il video sia stato sbloccato senza audio per presunta violazione di copyright nei confronti di soggetti terzi, per poi essere reso disponibile anche nella sua componente audio. Per Janković, questo non è stato il primo incontro con la censura algoritmica. Nell’agosto 2016, in circostanze poco chiare, l’account Youtube dell’allora Ombudsman serbo è stato sospeso per presunta violazione delle norme della community.
L’attacco DDoS al sito sasajankovic.rs
Dal monitoraggio del rispetto dei diritti digitali effettuato dalla Fondazione SHARE nel corso del 2016 è emerso che gli attacchi tecnologici miranti a impedire l’accesso a determinati contenuti sono diventati meno frequenti rispetto agli anni 2014 e 2015. Tuttavia, il primo attacco di questo tipo di cui il team SHARE è venuto a conoscenza nel 2017 è avvenuto proprio nel contesto della campagna elettorale per le presidenziali. Si tratta del sito ufficiale di Saša Janković (sasajankovic.rs), reso inaccessibile per due giorni (il 9 e il 10 marzo scorsi) a causa, come si suppone, da un attacco DDoS, ovvero dall‘”inondazione” del server con richieste di accesso automatiche miranti a sovraccaricarlo, impedendo in tal modo il normale funzionamento del sito.
Politica e privacy
La protezione dei dati personali
I siti ufficiali dei candidati presidenziali raccolgono tutta una serie di informazioni personali, ma solo uno di essi è munito di una informativa sulla tutela della privacy. Così, ad esempio, il sito vucic.rs offre ai visitatori la possibilità di registrarsi inserendo il proprio nome, cognome, nome utente, password e indirizzo di posta elettronica, e il profilo può essere successivamente completato con informazioni relative alla residenza e ai recapiti telefonici. Chi invece vuole registrarsi come volontario sul sito sasajankovic.rs deve inserire il proprio nome e cognome, luogo di residenza e indirizzo e-mail, mentre le informazioni sull’indirizzo esatto dell’abitazione, professione esercitata e numero di telefono sono opzionali. In modo simile funziona il sito jeremic.rs, dove i cittadini che vogliono diventare membri del “team di Vuk” devono indicare il proprio nome e cognome, recapito telefonico, indirizzo e-mail e luogo di residenza.
Oltre a ciò, ogni accesso a questi siti implica che certi dati, come l’indirizzo IP (con informazioni sulla posizione geografica), l’ora e la durata della visita, il tipo e la versione del browser dell’utente, vengono raccolti tramite i cosiddetti “cookies”, compresi quelli esterni (trackers), incorporati nel browser. L’amministratore di ogni sito decide quali cookies attivare ai fini di raccogliere informazioni riguardanti gli accessi al sito. La funzione principale dei cookies è quella di ottimizzare il funzionamento di un sito, ma dato che raccolgono informazioni statistiche sulle visite che esso riceve, costituiscono anche una forma di protezione aggiuntiva. Occorre, tuttavia, tener conto del fatto che gli stessi amministratori dei siti possono avere accesso ai dati raccolti tramite i cookies. Il sito vucic.rs contiene 4 cookies e 43 trackers, quello jeremic.rs 10 cookies e 9 trackers, e sasajankovic.rs 5 cookies e 4 trackers.
La raccolta dei dati personali
I dati raccolti in questo modo costituiscono una sorta di banca dati, il cui gestore – in questo caso un partito politico, candidato presidenziale o qualsiasi altra persona fisica o giuridica preposta al trattamento dei dati o al rilascio di autorizzazioni a compiere operazioni di trattamento – ha lo status di titolare del trattamento dei dati personali, in conformità con quanto stabilito dalla Legge sulla protezione dei dati personali. Il titolare del trattamento dei dati personali è tenuto, ai sensi degli articoli 48-52 della summenzionata legge, a informare il Commissario per la protezione dei dati personali della propria intenzione di costituire una banca dati non meno di 15 giorni prima dell’inizio della raccolta dei dati, nonché di mantenere un registro, che deve essere messo a disposizione del Commissario che gestisce il Registro centrale delle banche dati.
L’importanza del Registro centrale risiede innanzitutto nel suo essere uno strumento di attuazione del principio di trasparenza, permettendo ai cittadini di essere al corrente dell’attività di raccolta dei dati personali e agli organi competenti di provvedere al monitoraggio del trattamento dei dati. La procedura di registrazione è descritta in maniera dettagliata sul sito del Commissario.
Eseguendo una semplice ricerca
el Registro centrale si è constatato che non vi è traccia di nessuna banca di dati personali raccolti tramite i siti dei candidati alle elezioni presidenziali.
L’informativa sulla privacy
Prima di iniziare a raccogliere dati personali, il titolare del loro trattamento è tenuto, ai sensi dell’art. 15 della Legge sulla protezione dei dati personali, a informare i soggetti interessati della propria identità, lo scopo della raccolta e le modalità di utilizzo dei dati personali e altre informazioni. Per ottemperare a questo obbligo giuridico la maggior parte dei siti web sceglie di dotarsi di una “privacy policy” che gli utenti devono accettare prima di registrarsi e di conferire i propri dati personali. Tuttavia, solo sul sito jeremic.rs è consultabile una sezione dedicata alla privacy, mentre altri siti analizzati non informano in nessun modo i propri utenti sul perché e come i loro dati personali vengono utilizzati.
Applicazioni mobili
L’applicazione “Aleksandar Vučić”, al momento disponibile solo per gli smartphone con sistema operativo Android, è la prima applicazione di questo tipo ad essere impiegata in una campagna elettorale in Serbia. Come abbiamo già scritto, l’installazione di qualsiasi applicazione implica di dover dare una serie di consensi per l’accesso al proprio dispositivo e ai dati in esso contenuti. Ciò detto, è chiaro che la problematica della protezione dei dati personali riguarda anche l’applicazione di cui sopra, che però non è dotata di una privacy policy, né la raccolta di dati personali che l’applicazione effettua è stata notificata al Commissario per la protezione dei dati personali. Per quanto riguarda le autorizzazioni per l’accesso al dispositivo, è curioso che con l’uscita della nuova versione dell’applicazione “Aleksandar Vučić” sia stata modificata anche la lista delle autorizzazioni richieste, che ora comprende l’autorizzazione per l’accesso a vari documenti contenuti nel dispositivo, quali foto, video e file audio.
Quasi tutte le applicazioni necessitano di una serie di autorizzazioni per poter essere installate su un dispositivo mobile, ma questo non significa che non ci sia bisogno di essere prudenti, soprattutto quando si tratta di applicazioni che non forniscono una privacy policy, e a volte nemmeno informazioni basilari su su come vengono trattati i dati personali del proprietario del dispositivo.
Per quanto riguarda l’applicazione “Aleksandar Vučić”, un ulteriore aspetto problematico consiste nel fatto che non è possibile effettuare l’accesso senza la registrazione, che comporta l’inserimento di nome, cognome, nome utente, password e indirizzo e-mail. Ciò suggerisce che lo scopo dell’applicazione sia quello di raccogliere dati personali. Infatti, diversamente dai siti web dei candidati, ai quali si può accedere liberamente, la registrazione si rende necessaria qualora l’utente desideri diventare volontario, membro del team, ecc.
Campagna elettorale 2.0 e buone pratiche di comunicazione politica
La Fondazione SHARE invita tutti i protagonisti della campagna elettorale in corso a comportarsi in conformità con i principi contenuti nella Dichiarazione sul rispetto delle libertà digitali nella comunicazione politica, nonché di sostenere la suddetta Dichiarazione con la propria firma. Per chiarire più in dettaglio le ragioni per cui è importante che il dibattito politico sia libero, aperto e paritario, la Fondazione SHARE ha preparato una Guida su diritti e libertà digitali nella comunicazione politica, nella quale sono dettagliatamente spiegati diritti e procedure da rispettare durante una campagna elettorale, con particolare riguardo alle possibili violazioni delle libertà nell’ambiente digitale.