Libertà dei media, democrazie e stabilità

La manipolazione della stampa mette in pericolo democrazia e stabilità nei Balcani occidentali. L’intervento di Dragan Janjić al Forum della società civile a Trieste l’11 luglio 2017

19/07/2017, Dragan Janjić - Belgrado

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Non so se l’approccio pragmatico che mette al primo posto la stabilità possa, un giorno, fare sì che tutti i paesi della regione diventino formalmente parte dell’Unione europea, ma è certo che ciò non potrà accadere senza che in questi paesi si rispettino in modo effettivo, e non solo declaratorio, gli standard europei anche nel campo della libertà dei media.

Solo l’effettiva adozione delle norme europee – anche nella sfera della libertà di informazione – può garantire una vera stabilità, e solo in tali circostanze la stabilità può poggiare sulla volontà dei cittadini. Per questo ritengo che da questo evento [il Forum della società civile di Trieste, ndr] dovrebbe emergere un appello corale a tutte le istituzioni europee e tutti gli Stati membri dell’Unione europea a tutelare la libertà dei media con la stessa energia che è stata investita per portare i leader politici della regione a negoziare qui a Trieste.

È vero che il tema della libertà dei media viene regolarmente citato nella maggior parte degli incontri con i leader politici dei Balcani, ma è anche vero che gli stessi protagonisti di questi summit, una volta tornati nei rispettivi paesi, continuano a trattare nello stesso modo i media che non sono sotto il loro controllo diretto delle autorità – sottoponendoli a pressioni costanti e cercando di soffocarli finanziariamente, per assicurarsi che il pubblico riceva messaggi a loro favorevoli.

Scontro aperto fra tabloid, senza esclusione di colpi

Le pressioni cui sono sottoposti i media della regione provengono soprattutto dalle istituzioni statali attraverso la manipolazione dei fondi pubblici provenienti dalle tasse dei cittadini. I centri del potere, di norma legati allo stato, hanno enormi somme a loro disposizione; abusando del denaro che controllano e di strumenti di potere quali i prelievi fiscali e i tribunali, le autorità influenzano le attività economiche e le politiche editoriali di alcune testate.

In Serbia, il paese da cui provengo, è attualmente in corso una guerra feroce tra i tabloid. Quando una di queste testate [Kurir, ndr] ha cominciato a criticare le autorità, altri organi di informazione di proprietà di persone vicine alle autorità hanno risposto con una campagna al vetriolo contro il "trasgressore". Un redattore che lavora per una delle testate vicine al governo si è addirittura impegnato a formare un’associazione giornalistica con l’obiettivo di proteggere il presidente della Serbia dagli attacchi mediatici.

Siamo di fronte a una guerra senza esclusione di colpi perché il tabloid che critica il governo ha un’elevata circolazione ed è piuttosto influente. Questo esempio mostra che quando qualcuno osa "lasciare il club", si è disposti a dispiegare misure straordinarie per contenere il danno. Nel quadro appena descritto, le associazioni giornalistiche si tengono in disparte, evitando di prendere posizione in favore dell’uno o dell’altro contendente,  poiché nessuno dei partecipanti a questo scontro, molto dannoso per l’interesse pubblico, rispetta le norme più basilari della professione.

I tabloid e le stazioni televisive alle quali mi riferisco sono state trasformate in mezzi efficaci per oscurare ogni "dissenso" dal panorama mediatico del paese. Da anni, queste testate conducono campagne denigratorie contro i mezzi di informazione che rifiutano di sottostare al controllo delle autorità. La ragione è sempre la stessa – i media "dissenzienti" mettono in discussione la condotta delle autorità e rifiutano di sottomettersi al loro controllo. La differenza sostanziale fra le due categorie è che i media indipendenti rispettano le norme della loro professione, ma sono deboli economicamente e hanno un’influenza molto limitata.

I media indipendenti invocano supporto

La questione fondamentale che si pone, quindi, è come si possano rafforzare le testate che rispettano le regole professionali e che si sforzano di affrontare apertamente i principali problemi della società, compresa la corruzione. La risposta, a mio avviso, sta nella creazione di reti di media indipendenti, che consentano di rafforzare l’influenza pubblica delle singole organizzazioni. Il contesto sociale per una misura di questo tipo sta rapidamente maturando, perché sempre più cittadini, soprattutto a livello locale, si rendono conto che i loro problemi non vengono risolti.

Collegare un gran numero di testate "deboli e povere", tuttavia, creerà solo un’associazione relativamente impotente, pronta ad offrire reciprocamente una mano ai propri membri ma incapace di fare la differenza. Per creare organi e reti di informazione  che abbiano più influenza pubblica occorrono investimenti aggiuntivi e risorse di cui i media in Serbia e, per quanto ne so, negli altri paesi della regione al momento non dispongono. È indispensabile, inoltre, che vengano varate misure chiare per impedire l’applicazione selettiva delle leggi.

I media tradizionali stanno perdendo il loro pubblico in maniera irreversibile e questo permette alle autorità di dirigere in maniera selettiva i pochi fondi disponibili per il mercato dei media. Le risorse così allocate arrivano solo ai media utili al potere, a dispetto della legge. In Serbia, per esempio, ci sono due agenzie di stampa private [Beta e Fonet, ndr] e una statale [Tanjug, ndr]. Anche se quest’ultima è stata formalmente chiusa in conformità con le leggi sulla privatizzazione, essa opera ancora sul mercato e sta distruggendo le altre due agenzie attraverso la propria concorrenza sleale.

Avendo tutto questo in mente, il mio appello è rivolto alla creazione di una strategia che supporti i media nella regione e promuova condizioni in cui il pubblico possa ricevere informazioni obiettive, tempestive, precise e senza ostacoli. Per arrivare a questo, la legislazione deve essere migliorata e il rispetto rigoroso della legge, garantito. È altresì fondamentale che vengano poste le basi per lo sviluppo e il rispetto di standard professionali da parte dei giornalisti.

La stabilità è essenziale, ma la "stabilitocrazia" in sé non può produrre risultati durevoli. Vogliamo aderire all’Europa, ma vogliamo farlo come società in cui i valori europei, compresa la libertà di stampa e i diritti umani, siano veramente rispettati. Ora o mai più, l’Europa deve prestare maggiore attenzione a questa questione.

La libertà dei media nei Balcani

Sulla #mediafreedom nei Balcani il Resource Centre curato da OBCT mette a disposizione diverse risorse. Tra gli studi più recenti si segnala questo report commissionato dal parlamento europeo e questo studio curato da una nuova piattaforma regionale.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto

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