Grecia: le nuove artigiane
A dieci anni dall’inizio della crisi economica in Grecia molte donne hanno iniziato a scoprire alternative per sopravvivere, riscoprendo il valore delle abitudini artigiane dei decenni precedenti
Tra le rovine dell’economia greca sta fiorendo l’industria creativa. Perlomeno un sotto-settore di quest’ultima, quello dei beni realizzati a mano.
La frase “Interpretare la crisi come opportunità”, in questo caso potrebbe non essere priva di senso. In particolare se si garantisce alla traballante classe media greca non solo un’opportunità di reddito ma anche soddisfazione psicologica, tanto necessaria in periodo di crisi.
Senza lavoro e spesso donne, riescono a prendere parte a corsi di artigianato e a trasformare la propria creatività, ad esempio, in una borsa di pelle fatta a mano. O in scarpe, gioielli, vestiti, accessori, ecc.
Molti greci hanno un amico o un parente che negli ultimi anni ha deciso di dare spazio alle proprie inclinazioni per l’arte e il design, a prescindere da quale fosse l’occupazione originaria ed che ora tenta di promuovere e vendere i propri prodotti fatti a mano, in particolare attraverso internet.
Angeliki e Eleni
Angeliki Rambaouni è laureata in giornalismo. Ha 28 anni ed è la proprietaria di Angelart , che vende gioielli fatti a mano e propone corsi di gioielleria. Angeliki non è stata spinta da ragioni economiche a intraprendere questo percorso, ha deciso molto presto che questa sarebbe stata la sua principale occupazione. Ma molti di coloro che seguono i suoi corsi lo fanno con l’intenzione di guadagnarsi un reddito integrativo. "Anche persone più anziane, anche se iniziano solo per divertimento poi vendono le loro creazioni", racconta, aggiungendo: "Non vi è solo un aumento del settore artigianale. Vi è la saturazione". Ciononostante Angeliki non ha paura: "Il mercato permette l’ingresso di più artigiani, devono solo fare cose differenti tra loro per emergere".
Eleni Mallidou, 42 anni, ritiene che sia impossibile non differenziarsi quando fai qualcosa con le tue mani: "Anche se, a due differenti persone, viene dato lo stesso identico materiale, ne uscirà qualcosa di diverso. Questa è l’unica professione che ti permette di mostrare gli elementi unici della tua personalità sui prodotti finali".
Questo è uno dei motivi che ha spinto Eleni a lasciare il suo lavoro da paramedica in un grande ospedale privato, dopo 22 anni che vi lavorava, e dedicarsi alla lavorazione del pizzo macramé. "Dopo tutto quel tempo passato nelle sale operatorie ho pensato che era arrivato il tempo per fare quello che veramente mi piaceva. La crisi economica ha aiutato. Quando tutto è facile, stai ferma. La crisi ha fatto esplodere la creatività e l’abilità nel trovare soluzioni ai problemi". Eleni ora promuove i suoi prodotti in particolare sui social media per raggiungere acquirenti esteri e turisti.
Nuove opportunità in economie di piccola scala
L’aumento di interesse per i prodotti artigianali ha inoltre favorito la nascita di aziende volte a promuovere questo trend. Askardamykti è un istituto per l’artigianato con sede nel centro di Atene. È un luogo molto ospitale dove si tengono – tra gli altri – corsi per design delle calzature e delle borse di pelle, corsi di rilegatura, corsi da liutaio. Si cerca di combinare le tradizioni greche con i bisogni e la domanda del giorno d’oggi.
"Abbiamo aperto nel 2014, nel mezzo della crisi economica e tutti ci dicevano che era pura follia ma il tempo ci ha dato ragione. Askardamykti è stata accolta con amore da persone di tutte le età, in particolare tra i 25 e i 40 anni, molti dei quali venendo qui cercavano l’inizio di un nuovo percorso lavorativo, differente da quello che avevano intrapreso o non avevano intrapreso affatto", racconta Despina Malli, una delle co-fondatrici.
Anche loro, che hanno messo in piedi questo posto, hanno abbandonato i posti di lavoro precedenti per sviluppare quest’idea imprenditoriale. "Abbiamo ora circa 200 studenti all’anno, più di 20 persone che lavorano con noi e circa 30.000 follower sui social media", sottolinea Despina Malli.
Nel 2013, un anno prima dell’apertura di Askardamykti, due giovani donne hanno lanciato JamJar il primo portale greco dedicato a prodotti fatti a mano e dal design unico. Ha preso avvio mostrando il lavoro di 20 tra designer e artigiani. Ora ne ospita più di 400, selezionati tra molti altri con criteri di qualità.
"L’idea ci è venuta nel 2012 quando abbiamo constatato che gli artigiani avevano bisogno di altri canali per promuovere le loro opere e per raggiungere un pubblico più ampio. Sino ad allora molti di loro cercavano di vendere frequentando mercatini e non vi era alcun portale internet in grado di aiutarli", raccontano le fondatrici di JamJar, Vera Papagelopoulou e Evi Epitropaki. Secondo loro JamJar permette agli artigiani di focalizzarsi esclusivamente sulla propria arte dato che il marketing, i servizi di dogana, la tracciatura delle spedizioni, il packaging ecc. viene tutto preso in carico da JamJar.
Ma l’elemento forse più significativo tra i servizi forniti da JamJar è che "permette ai piccoli artigiani di vendere i propri prodotti legalmente. Lo stato permette a ciascuna persona di avere un reddito da prodotti artigianali sino ai 10.000 euro e sino a questa cifra prevede facilitazioni benché una percentuale di tasse venga comunque pagata. Tutti i documenti su questo li forniamo direttamente noi", raccontano le fondatrici di JamJar che sottolineano che il fine ultimo della loro iniziativa è di portare i singoli artigiani a stare in piedi con le loro gambe, in modo autonomo.
Pericoli imprenditoriali
Come dichiarato da tutti gli artigiani intervistati, avere una propria azienda attualmente in Grecia è molto problematico. "La decisione di mettere in piedi qualcosa per conto proprio è arrivata dopo un breve periodo di disoccupazione", raccontano i proprietari di Lazy D , marca di vestiario vintage fatto a mano. Dora e Natasha poi aggiungono: "In Grecia è dura lanciare un’idea imprenditoriale. Rischi di rimanere invischiato nella carenza di risorse finanziarie e non vi sono opportunità date ai giovani. Ma è qui che noi viviamo ed è qui che cerchiamo di rendere sostenibile e far fruttare il nostro business".
Dimitra Karayianni è un’affermata ballerina di flamenco ed è proprietaria della scuola di danza flamenco La Arachi Kali , nei quartieri meridionali di Atene. Al contempo, come hobby, ha partecipato a corsi per fare a mano calzature ed intende produrre scarpe da flamenco che desidera promuovere in tutto il mondo.
Nel 2006, per aprire la sua scuola di danza, ha ottenuto aiuti finanziari tramite programmi congiunti Ue-Grecia sull’imprenditorialità ma ora non vi sono opportunità simili per sviluppare la sua idea delle calzature da flamenco. "Devo sviluppare il tutto con i miei mezzi dato che ho già un’altra attività in corso. E devi essere già grande per ottenere finanziamenti che ti permettano di crescere ancora", afferma. A causa della crisi economica non può ottenere un prestito in banca. Per partire le basterebbero 5000 euro. 5000 euro per essere la prima produttrice di scarpe da flamenco in Grecia.
Quasi dieci anni dopo che la crisi economica ha duramente colpito la Grecia la gente ha iniziato a scoprire alternative per sopravvivere, riscoprendo il valore delle abitudini artigiane dei decenni precedenti. Una componente di questa "economia della creatività" non è tracciata dalle statistiche ufficiali, rimanendo nascosta economia informale, ma garantisce comunque a chi la pratica entrate economiche oltre al ritorno in termini di soddisfazione personale. E, come ormai è diventato evidente, questo sentiero di nuova-vecchia economia è guidato da donne.