Ignorante e farneticante, la stampa secondo Edi Rama
Con l’opinione pubblica ancora con gli occhi puntati sulle vicende giudiziarie dell’ex ministro dell’Interno Tahiri, il premier Rama è tornato alle critiche alla stampa, confermando l’ambiguo rapporto tra media e politica nel paese
Il Parlamento albanese ha respinto nei giorni scorsi, con i soli voti della maggioranza socialista, la richiesta di arresto presentata dalla Procura albanese a carico del deputato Saimir Tahiri, l’ex ministro dell’Interno attualmente indagato per corruzione e traffico internazionale di narcotici tra Italia e Albania in seguito ad intercettazioni emerse nei giorni scorsi dalle autorità italiane. Andando oltre le proprie competenze nel valutare prove e argomentazioni del pubblico ministero e bollando una misura di detenzione cautelare come "estrema" per un deputato della Repubblica d’Albania, i socialisti hanno creato in questo modo un rischioso precedente in cui il Parlamento ostacola l’operato degli organi di giustizia perché ritiene quest’ultimo "politicamente motivato".
Al termine di una seduta che inevitabilmente avrebbe fatto discutere, il Premier Edi Rama è andato incontro ai reporter appostati all’uscita del Parlamento, che invece di avere risposte sulle motivazioni del voto della maggioranza di governo, hanno subito l’ennesima aggressione verbale del Primo Ministro.
"Sono qui per voi, proprio per voi. Per dirvi di riflettere, di studiare e di capire", ha esordito Rama, prima ancora di aver sentito le domande dei giornalisti. "Innanzitutto vergognatevi, voi e tutti quelli come voi, che non hanno capito. Voi che continuate a confondere il pubblico con domande senza senso. Non avete capito che siamo davanti ad una condizione chiara per chiunque abbia voglia di leggere cinque righe", ha detto il Premier, senza mai rispondere alle domande – che non ha esitato a definire "idiote" e "inopportune" – sul caso Tahiri.
In una tirata di oltre dieci minuti , sentendosi accusato di essere a capo di una maggioranza che si fa scudo per la criminalità organizzata, Edi Rama ha individuato nella stampa che “trasmette accuse come filo di rame, senza capire, senza alcun senso di responsabilità", parte della causa di molti problemi del paese, scagliandosi contro giornalisti, analisti e editori, tutti parte di un unico calderone che per il Primo Ministro è il panorama mediatico albanese. "Siete così ignoranti. Farneticate! Fate pena! Siete solo un amplificatore di pettegolezzi", "le vostre domande provengono dall’ignoranza", "non leggete e non ascoltate per capire di cosa stiamo parlando", "prima di fare una domanda così inopportuna vai a leggere e studiare", ha detto, tra molto altro, il Primo ministro albanese prima di essere interrotto dai giornalisti che, ringraziandolo, hanno abbassato i microfoni e se ne sono andati.
La solidarietà
Subito dopo le dichiarazioni del Premier è scattata l’ondata di indignazione e di solidarietà alla stampa. L’Associazione dei Giornalisti Professionisti d’Albania ha espresso "profonda preoccupazione per gli insulti e l’intimidazione del Primo Ministro ai media", facendo appello a pubblico e istituzioni di contribuire ad arginare gli attacchi, ormai molteplici, del Premier. All’appello si è unita la Federazione Europea dei Giornalisti EFJ, ricordando che "ogni giornalista ha il diritto di fare domande che ai politici possono piacere o meno, senza che ciò costituisca una ragione per intimidirli e attaccarli nel loro lavoro d’inchiesta".
Non sono mancati infine gli appelli di associazioni e opinionisti a boicottare, anche solo per un giorno, le attività del Premier.
Tuttavia, i richiami a posare simbolicamente i microfoni rischiano di contribuire a ridurre effettivamente il ruolo del giornalista a quello di semplice amplificatore, delle dichiarazioni o dei pettegolezzi che dir si voglia, che quotidianamente giungono dai palazzi del potere. Più auspicabile potrebbe essere un boicottaggio a lungo termine di microfoni e conferenze stampa, che possa restituire all’informazione quell’indispensabile spazio di approfondimento, riflessione, elaborazione e commento dei contenuti e dell’attualità. Una pausa forzata che possa separare il "detto" della politica dalla situazione reale dei fatti, per arrivare ad una contestualizzazione dell’azione politica necessaria ad uscire dalla dinamica del “botta e risposta”, e quindi sì, del semplice pettegolezzo, in cui effettivamente rimane spesso confinato il panorama mediatico albanese.
Percezione condivisa?
Ancora non soddisfatto, il Premier è tornato sull’argomento anche nei giorni successivi rispondendo ai messaggi di protesta degli utenti sui suoi profili social – irresistibile passione a cui si concede durante gli spostamenti in auto – sottolineando di non aver offeso nessuno, e di aver solo espresso un’opinione e che quel calderone, ad ogni modo, lo disgusta.
Nonostante i comprensibili commenti di protesta e comunicati di solidarietà, le opinioni del premier potrebbero non essere così distanti da quelle del pubblico, tenendo presente le responsabilità dei media albanesi negli ultimi decenni di libertà di stampa.
Non sono infatti una novità per la scena mediatica albanese le redazioni di giornali senza giornalisti, gli articoli senza una notizia, gli allarmismi infondati, il ricorso scriteriato a fake news, la generale assenza di fact checking, la rincorsa alle visualizzazioni a colpi di titoli scandalistici, gli editoriali senza approfondimenti, le inchieste senza prove, gli innumerevoli talk show serali che commentano le dichiarazioni del mattino e i quotidiani che l’indomani trascrivono puntualmente i dibattiti televisivi della sera prima.
Ma a ledere la credibilità della stampa negli anni è stata soprattutto la sua vicinanza con la politica, alternativamente con la destra e con la sinistra – se ha senso usare termini che poco hanno a che vedere con le realtà politiche che solo per convenzione sono chiamati a rappresentare – ogni volta che queste si sono date il cambio al potere. Una dipendenza dal potere, che, sia chiaro, non riguarda tutta la stampa, ma purtroppo buona fetta, e che ha finito per alimentare quella diffidenza e disaffezione che porta il pubblico a spostare l’attenzione lontano dai fatti, e a barattare l’informazione con il pettegolezzo – stavolta esplicito – delle rubriche del “life style”.
Ma se l’informazione diventa mero intrattenimento, il rischio è che col tempo il pubblico rinunci alla ricerca della verità, finendo per condividere anche il pericoloso spettacolo di un primo ministro impietoso nei confronti di un sistema che egli stesso ha contribuito a creare e a tenere in piedi da anni. Il rischio, ancora, è che il pubblico finisca per fare in questo modo esclusivamente il gioco della politica, che nel gesto di discreditare la stampa, punta soprattutto a rinsaldare se stessa.
Quei reporter accorsi alla conferenza stampa improvvisata davanti al parlamento, e quelli che guardavano dagli studi televisivi in cui ospitano a turno politici e amici opinionisti, potranno trovare riparo nei vari atti di protesta o di boicottaggio, oppure unirsi ai colleghi che in questi giorni hanno scelto di distinguere, dall’inopportuno disgusto del premier, le verità delle sue affermazioni. Certo è che in ogni caso non incontreranno il sostegno dei proprietari dei gruppi mediatici di cui sono parte. Quelli, si sa, sono da sempre accomodati nell’anticamera del potere.
Che Edi Rama abbia dato uno spettacolo tanto indecoroso in diretta nazionale per distogliere l’attenzione dal voto dei suoi in difesa di Saimir Tahiri o che si sia trattato di un ennesimo momento di nervosismo, ha in ogni caso regalato all’opposizione di centrodestra guidata da Lulzim Basha un’altra occasione per sproloquiare sulla libertà di stampa nel paese. Quella stessa opposizione che, finché era al potere, distribuiva privilegi e finanziamenti alla stampa favorevole, multe e aggressioni – non più solo verbali, ma anche fisiche – a quella contraria.
Stampa albanese vs stampa straniera
Questa non è la prima volta che la proverbiale intolleranza del Premier a domande scomode alimenta dibattito e scontri nelle televisioni albanesi. Autoritario e saccente, in patria Rama chiede in trasmissione al volto storico di Top Channel Sokol Balla se è ubriaco, a Blendi Fevziu di Klan Tv dice che la sua testa vuota è un problema per tutti, alla corrispondente di ABC News Erisa Zika intima di andare a prendere lezioni di inglese prima di seguire una conferenza stampa a Bruxelles.
Con alcune giornaliste invece affianca al consueto paternalismo anche stereotipi di genere e doppi sensi. A Ilva Tare, giornalista di punta di Ora News dice che ne comprende l’impreparazione visto che ha un figlio di cui occuparsi; a Eni Vasili di News 24 che lo incalza per avere una risposta dice di essere in studio per soddisfare ogni suo bisogno, mentre in molti ricordano ancora la giornalista di Shijak Tv che dopo una domanda scomoda sulla corruzione al comune di Tirana, veniva apostrofata dal sindaco Rama come una "prostituta dell’informazione".
Il discorso cambia ed il voltafaccia è evidente quando il premier si trova in studi televisivi all’estero. In un’intervista per la Deutsche Welle , anche quando Tim Sebastian insiste più volte sulla stessa domanda, quando ne rilegge le dichiarazioni esplicitandone i messaggi velati, quando sgama nel sorriso sornione la malcelata intenzione di provocare la Serbia e fare pressioni sull’Unione Europea con una frase sola, Rama non perde mai la pazienza e alla fine di una lunga mezz’ora ringrazia, sorride e dice che è stato un onore.
In un’intervista per la BBC , a Sara Montague che gli ricorda che l’Albania è il paese più povero e corrotto d’Europa, che il suo alleato di governo dell’epoca rappresentava, nelle sue stesse parole, tutto quello che c’era di marcio nel paese, che le promesse della campagna non potevano essere mantenute, risponde puntualmente e afferma addirittura di apprezzarne l’insistenza.
I voltafaccia di Edi Rama, tra arena internazionale e studi televisivi di casa, non sono più una novità, ma in ogni caso non ci sono domande “idiote” o giornalisti “impreparati” e “farneticanti” che possano giustificarli.
Dopo lo show del premier davanti al Parlamento, in questi giorni molti giornalisti hanno fatto mea culpa, ammettendo di avere deluso quel ruolo di affidabile interpretazione della realtà e di fedele intermediazione tra politica e pubblico che è prerogativa della stampa. Mentre ancora nessun politico, dentro e fuori quell’aula parlamentare, sembra disposto a fare lo stesso. Da quell’altro calderone, come sempre, continua ad arrivare soltanto fumo.
I media nella transizione albanese
Per una comprensione più ampia della difficile evoluzione del sistema mediatico albanese all’indomani del comunismo, consigliamo la lettura di questo report pubblicato dalla Friedrich-Ebert-Stiftung e rimandiamo alle numerose risorse sull’Albania catalogate dal nostro Resource Centre
Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto