L’opposizione serba e le amministrative a Belgrado

Alle amministrative della prossima primavera nella capitale serba Belgrado, l’opposizione potrebbe sfidare seriamente il partito del presidente Vučić se solo riuscisse a trovare il modo di unirsi in una coalizione

19/12/2017, Dragan Janjić - Belgrado

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Dragan Đilas (foto MCS )

L’annuncio dell’ex sindaco di Belgrado Dragan Đilas di volersi candidare alle elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Belgrado, che dovrebbero tenersi entro la primavera 2018, ha risvegliato le speranze dei sostenitori dell’opposizione, ma al momento non vi è alcun indizio di un accordo tra i partiti di opposizione sulla formazione di un’unica coalizione pre-elettorale. Đilas ha governato Belgrado con notevole successo prima che il Partito progressista serbo (SNS) di Aleksandar Vučić arrivasse alla guida della città, ragione per cui gode ancora di buona reputazione presso una considerevole parte dei cittadini belgradesi.

L’SNS mantiene uno stretto controllo su tutte le istituzioni comunali, nonché sui flussi di denaro pubblico, ed esercita un’influenza decisiva sulla maggior parte dei media. Numerosi attivisti del partito e la sua potente macchina organizzativa si sono già messi in moto per preparare il terreno in vista dell’apertura ufficiale della campagna elettorale. L’opposizione può sperare di contrastare seriamente l’egemonia dell’SNS solo nel caso si dimostri ben organizzata e capace di condurre un’efficace campagna elettorale, ma al momento le circostanze non giocano a suo favore.

Recenti sondaggi condotti sull’opinione pubblica hanno mostrato che a Belgrado, considerata un bastione dell’opposizione, i partiti che fanno parte della coalizione al governo non godono di così larga popolarità come in altre parti del paese, ma restano comunque in vantaggio rispetto all’opposizione. Quest’ultima non ha le idee chiare né ha fatto alcun passo concreto verso il raggiungimento di un accordo su una piattaforma comune. Si sono sprecati mesi in scontri e futili speculazioni sulle possibili alleanze tra le forze di opposizione. Se non dovesse affrontare con più efficacia la sfida della campagna elettorale, le speranze dell’opposizione e dei suoi sostenitori potrebbero essere deluse.

Negoziati

Il sindaco di Belgrado non viene eletto direttamente dai cittadini, bensì dal consiglio comunale. È eletto sindaco il candidato che ottiene la maggioranza dei voti dei componenti del consiglio. Qualora si candidasse alle prossime elezioni comunali, l’ex sindaco Đilas, che attualmente non è membro di alcun partito politico, dovrà assicurarsi il sostegno dei consiglieri eletti nelle fila dei partiti di opposizione. Secondo fonti ben informate, Đilas ha chiesto, durante colloqui informali con esponenti dell’opposizione, di poter avere voce in capitolo nella creazione dell’auspicata lista unitaria, una richiesta che sicuramente non ha suscitato particolare entusiasmo tra i suoi potenziali partner di coalizione.

L’annuncio che Đilas prenderà parte alla corsa per il sindaco di Belgrado è stato subito accolto positivamente da Saša Janković, leader del Movimento dei cittadini liberi (PSG). Ci si aspettava una reazione positiva anche da parte del Partito popolare (NS) dell’ex ministro degli Esteri Vuk Jeremić, ma il partito si è limitato ad annunciare che al più presto prenderà una decisione definitiva in merito. Questo rinvio sulla candidatura di Đilas può essere interpretato come parte integrante del posizionamento strategico e di un tentativo di “alzare il prezzo” in vista dei negoziati per la formazione di una lista unitaria delle forze di opposizione, ma non pregiudica necessariamente il raggiungimento di un accordo.

Non vi è alcun dubbio che una coalizione guidata da Đilas, Jeremić e Janković sarebbe di gran lunga il più forte raggruppamento di opposizione, che potrebbe superare la soglia di sbarramento, ottenendo una solida percentuale di voti, ma nessuno dei sondaggi svolti finora ha dato Đilas o qualsiasi altro partito di opposizione in vantaggio sull’SNS di Aleksandar Vučić. A favore di Đilas gioca il fatto che, essendo un uomo ricco, potrà spendere una cospicua somma di denaro per la campagna elettorale, a differenza di praticamente tutti i partiti di opposizione che si scontrano con gravi difficoltà finanziarie. Resta tuttavia il fatto che la coalizione al governo dispone di molte più risorse, finanziarie e non solo, di quante ne possa avere qualsiasi forza di opposizione.

Prospettive

Le probabilità che la coalizione guidata dall’SNS venga seriamente contrastata alle elezioni comunali di Belgrado aumenterebbero se tutti i partiti di opposizione, come auspica Đilas, si unissero in un unico raggruppamento. Difficilmente, tuttavia, ci si può aspettare che venga raggiunto un tale accordo, perché il principale partito di opposizione, il Partito democratico (DS), ha più volte fatto sapere che si presenterà alle elezioni con una propria lista e un proprio candidato sindaco. Il DS possiede una solida infrastruttura, ma non gode di grande popolarità tra gli elettori. Đilas è stato a lungo membro e per alcuni anni anche leader del DS, dal quale è uscito non senza malumori e polemiche, per cui eventuali negoziati per la formazione di una nuova alleanza sarebbero ulteriormente appesantiti da “problemi ereditati”.

Oggettivamente, l’annuncio della candidatura di Đilas ha messo il DS in una posizione poco invidiabile. Qualora decidesse di entrare a fare parte dell’auspicata coalizione di opposizione, il DS si vedrebbe costretto a mettere a disposizione l’intera infrastruttura di cui dispone e a partecipare al difficile negoziato sulla distribuzione dei seggi all’interno della coalizione, nella quale comunque non avrebbe il primato. Se invece decidesse, come ha annunciato, di presentarsi autonomamente alle elezioni, rischierebbe di perdere un considerevole numero di voti, indirizzati su di Đilas, Jeremić e Janković, raggiungendo un risultato piuttosto “magro”.

Le forze di destra, come il Partito democratico della Serbia (DSS) e il movimento “Dveri”, potrebbero trovare un linguaggio comune con il Partito popolare di Jeremić, ma di certo non con il PSG di Janković, che è un movimento di chiaro orientamento filoeuropeo e civico. Secondo voci ufficiose, Đilas “non avrebbe nulla in contrario” se anche i partiti di destra entrassero a far parte della coalizione pre-elettorale. Se Jeremić e Đilas dovessero insistere sull’alleanza con la destra, Janković si troverebbe di fronte a una scelta difficile: accettare come partner le forze politiche che non godono di alcuna simpatia tra i funzionari né tanto meno tra i sostenitori del suo partito, o uscire dalla coalizione.

Vučić, tutto sommato, può starsene relativamente tranquillo in attesa delle elezioni comunali a Belgrado. I suoi oppositori al momento non sembrano essere in grado di organizzarsi efficacemente per affrontare le elezioni nella città in cui hanno le maggiori possibilità di successo. Finché i suoi avversari politici continueranno a mostrarsi disuniti e incapaci di offrire agli elettori un’alternativa seria, l’SNS potrà mantenersi al potere senza grandi difficoltà.

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