Albania: nomine e fumogeni in Parlamento

I socialisti di Edi Rama scelgono a maggioranza il nuovo Procuratore generale della Repubblica, e in aula si scatena il caos. Una rassegna

21/12/2017, Gjergji Kajana -

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Arta Marku giura in Parlamento tra i fumogeni

Il 18 dicembre il Parlamento albanese ha votato la nomina di Arta Marku a nuovo Procuratore generale provvisorio. I voti a favore sono stati 69 (del Partito Socialista del premier Edi Rama), quelli contrari 2. Il momento del voto e il giuramento di Marku si sono svolti in un clima di estremo ostruzionismo da parte dell’opposizione, i cui deputati hanno tentato di interrompere la seduta con tentativi di occupare lo scranno degli oratori, hanno tentato di sottrarre le schede di voto ai loro colleghi socialisti e hanno lanciato fumogeni verso i banchi del governo e della presidenza del Parlamento. Particolarmente aggressiva la leader del Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI) nonché moglie del Capo dello Stato Iliri Meta Monika Kryemadhi, scagliatasi fisicamente contro Rama durante il caos. Fuori dall’aula i sostenitori di LSI e del Partito Democratico (PD), chiamati in protesta a “difesa della democrazia”, si scontravano con la polizia.

Marku, che va a sostituire Adriatik Llalla, lavorava da 15 anni come procuratore presso la procura distrettuale di Scutari, dove si era trasferita dopo una breve esperienza a Fier. Al momento della presentazione della sua candidatura presso la commissione parlamentare aveva dichiarato di sentirsi pronta a dare una scossa al sistema investigativo albanese e di essere abbastanza forte caratterialmente da non cedere a indebite pressioni politiche. Così come accaduto durante il voto di nomina, l’opposizione PD-LSI aveva boicottato le audizioni dei candidati presso la commissione, bollando tutto il processo come incostituzionale.

Da dove origina il caos

Nel sistema giuridico albanese la Procura generale , branca del sistema giudiziario, è l’organo costituzionale abilitato all’azione penale e a rappresentare l’accusa in nome dello stato. Secondo l’articolo 148/a della Costituzione il Procuratore generale è eletto dal Parlamento con i voti dei 3/5 dei suoi membri tra una terna di nomi proposta dall’Alto Consiglio della Procura (ACP) . Il suo mandato è di 7 anni e non è previsto un secondo incarico. Questo articolo della Costituzione rientra tra quelli modificati all’unanimità nel luglio del 2016, il problema è che prevede come proponente dei candidati un’istituzione non ancora istituita come l’Alto Consiglio della Procura.

Essendo inapplicabile alla lettera il dettato costituzionale (a causa della mancata costituzione dell’ACP) ed essendo Llalla a fine mandato da due settimane (la sua durata in carica era di 5 anni a partire dal dicembre 2012), il Partito Socialista, forte della maggioranza parlamentare e dell’opinione favorevole delle delegazioni di USA e UE nel paese, ha optato per applicare alla nomina di Marku le disposizioni della legge ordinaria 97/2016 . La legge ha per oggetto l’organizzazione e il funzionamento della Procura generale. L’articolo 109.2 della legge afferma testualmente: “Nel caso in cui il mandato del Procuratore generale finisca prima del termine, prima della costituzione dell’ACP, le funzioni del Procuratore generale, su decisione del Parlamento, sono provvisoriamente delegate a uno dei procuratori con più esperienza in seno agli altri procuratori e che adempie alle condizioni e criteri elencati da questa legge”. Secondo la versione della maggioranza socialista, la costituzione dell’ACP dovrebbe ultimarsi entro i primi mesi del 2018, dando luce verde al voto parlamentare sul successore di Marku. La riforma della giustizia rende la Procura generale meno verticale di quanto lo era prima delle modifiche costituzionali, togliendo di fatto poteri discrezionali al Procuratore generale. Questi non potrà più togliere la competenza delle indagini ai procuratori distrettuali e verrà affiancato da un vice, che avrà un mandato di due anni e lo sostituirà provvisoriamente in caso di necessità.

Cosa sostiene l’opposizione

Per PD e LSI la nomina di Marku è “un colpo di stato costituzionale” che consegna lo stato albanese nelle mani del premier Rama. I due partiti miravano al prolungamento del mandato di Llalla fino alla costituzione dell’ACP. Hanno però rinunciato a contestare la nomina di Marku di fronte alla Corte Costituzionale, ritenendo la Corte non-operativa. Per loro il nuovo “procuratore politico” potrebbe tentare di ostruire le indagini sul caso Tahiri, l’ex-ministro degli Interni del primo governo Rama, da due mesi indagato con l’accusa di appartenere a una organizzazione criminale.

Nei confronti di 10 deputati dell’opposizione la polizia ha chiesto il procedimento penale per disturbo alla quiete pubblica e resistenza a pubblico ufficiale. Al termine della seduta l’ex-premier Berisha, deputato del PD, ha caldeggiato a titolo personale la consegna del mandato parlamentare dai deputati dell’opposizione, idea contrastata da Monika Kryemadhi, leader del partito d’opposizione LSI. I due principali partiti di opposizione si sono però accordati per organizzare a partire da gennaio continue proteste di piazza per chiedere le dimissioni di Rama.

Cosa sostiene il governo Rama

Dal canto suo, il primo ministro ha definito le violenze dell’opposizione un tentativo per far deragliare la riforma della giustizia e l’apertura dei negoziati con l’UE. In qualità di promoter della riforma della giustizia, anche USA e UE hanno condannato le violenze del 18 dicembre. Particolarmente pungente nella sua dichiarazione l’ambasciata di Washington, che – sicuramente memore di alcune frizioni – ha definito Llalla “il Procuratore generale che si rifiutava di perseguire penalmente i politici”, alludendo al contempo alla paura dei politici albanesi dinanzi ai nuovi organi previsti dalla riforma della giustizia, votata, va ricordato , sempre sotto forti pressioni degli internazionali. Questi nuovi organi sono l’Ufficio del Procuratore Speciale (SPAK) e il Bureau Nazionale delle Investigazioni (BKH), braccio operativo delle indagini sui reati contestati agli alti funzionari dello stato, modellati secondo l’esperienza croata e rumena.

In attesa degli sviluppi, agli osservatori della politica albanese è chiaro che dell’accordo pre-elettorale tra Rama e Basha (leader del PD) – che certamente dava più “garanzie” al PD, ma che è stato superato dal successo elettorale del PS e dalla nascita di un governo monocolore – non rimangono nemmeno le ceneri. Sarà dunque tutto a carico dell’esecutivo il tentativo di convincere Bruxelles ad aprire i negoziati di adesione all’Ue entro il 2018.

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