Azerbaijan: i motivi delle presidenziali anticipate

Erano previste per il prossimo ottobre, ma a sorpresa il capo dello Stato con un decreto le ha anticipate all’11 aprile. Cosa ha spinto Ilham Aliyev a questo gesto apparentemente improvvisato?

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Ilham Aliyev e la first lady (foto Kremlin.ru - wikimedia )

Il 6 febbraio Ksenia Sobchak, famosa candidata d’opposizione alle elezioni presidenziali russe, è intervenuta al Centro per gli studi strategici e internazionali di Washington, paragonando le prossime elezioni in Russia ad un casinò. "In un casinò, il casinò vince sempre. In Russia, Putin vince sempre", ha dichiarato.

Mentre gli occhi del mondo sono incollati alle stravaganze elettorali della Russia, un po’ più a sud, il piccolo stato post-sovietico dell’Azerbaijan sta per mettere in scena il proprio show. Il 5 febbraio, il presidente uscente Ilham Aliyev ha indetto elezioni presidenziali anticipate, spostandole da ottobre all’11 aprile.

Aliyev ha preso il posto del defunto padre Heydar (ex generale KGB e presidente dell’Azerbaijan dal 1993 al 2003) alle elezioni presidenziali del 2003, definite come “non libere” dagli osservatori internazionali. Dopo essere stato rieletto nel 2008 in quelle che gli osservatori indipendenti hanno definito elezioni “prive degli standard fondamentali di libertà”, nel 2009 Aliyev ha indetto un referendum per eliminare il limite dei due mandati. Ad un’altra rielezione nel 2013 è seguito un nuovo referendum nel 2016, che ha esteso il mandato presidenziale a sette anni e ha complessivamente aumentato i poteri del presidente.

Il risultato di queste elezioni improvvisate è talmente ovvio che tutti e tre i principali partiti di opposizione hanno deciso di boicottarle, ma la notizia ha colto di sorpresa il pubblico azero. Gli attivisti hanno inondato i social media di domande. Perché questa decisione è stata presa con un decreto dal presidente Aliyev? Per rafforzare ulteriormente la stretta autoritaria? O per evitare una possibile rivolta date le difficili condizioni economiche del paese?

Celebrazioni al tempo della peste

I funzionari governativi hanno spiegato l’improvviso cambiamento con i motivi più curiosi.

"Tradizionalmente, in Azerbajian tutte le elezioni si svolgono in autunno. Ma l’esperienza di altri paesi ci insegna che è meglio diversificare le stagioni", ha dichiarato Ali Hasanov, consigliere nazionale del presidente, all’agenzia di stampa statale Azertag. Hasanov ha anche spiegato che le elezioni in aprile aiuterebbero il governo a svolgere le attività nazionali e internazionali programmate per il resto dell’anno, suggerendo che l’attuale leadership rimarrà in carica.

Anche Aydin Mirzazade, del partito di governo New Azerbaijan, in un’intervista all’agenzia di stampa Turan avrebbe fatto capire che i risultati delle elezioni di aprile saranno a favore dell’attuale governo: "Tenere le elezioni presidenziali in ottobre avrebbe rallentato le attività pianificate in diverse direzioni. Le elezioni anticipate favoriranno le celebrazioni del centenario dell’Azerbaijan".

L’Azerbaijan festeggerà il 100° anniversario dalla sua fondazione come prima repubblica democratica musulmana nel 1918. Mirzazade non ha approfondito come le elezioni ad ottobre avrebbero ostacolato queste celebrazioni.

Fair play? No grazie

I critici del governo offrono diverse spiegazioni. Arif Hajili, presidente del più antico partito di opposizione, Musavat, ha dichiarato a Radio Free Europe/Radio Liberty che il regime è interessato a garantire il più rapidamente possibile un mandato di sette anni, riferendosi al cambiamento costituzionale del 2016.

L’esperto di diritto dei media Alasgar Mammadli, in un’intervista con Azadliq Radio, sezione azera di Radio Free Europe, sottolinea che le elezioni anticipate si collocano in un momento di restrizione di tutte le libertà fondamentali. Di norma, un processo elettorale inizia sei mesi prima della data prevista per le elezioni. Questo dà il tempo ai candidati di fare campagna elettorale. Con soli due mesi di anticipo, niente di tutto ciò può essere fatto, dice Mammadli.

Secondo le regole e le procedure stabilite dall’organo elettorale dell’Azerbaijan, la Commissione elettorale centrale (CEC), la campagna termina trenta giorni prima del voto. Questo lascia solo meno di un mese ai candidati in queste elezioni.

Akif Gurbanov, ex membro della CEC e avvocato, in un video pubblicato su Facebook il 6 febbraio ha valutato come ingiusta la decisione di anticipare le elezioni. "La campagna elettorale nelle elezioni standard non cambia per le elezioni anticipate. In teoria, una volta che i candidati sono stati nominati, la CEC ha cinque giorni lavorativi per confermare e registrare i candidati, che sono quindi autorizzati ad iniziare a raccogliere le firme. I candidati devono raccogliere e presentare almeno 40.000 firme da sessanta distretti", ha spiegato Gurbanov. In pratica, non è così, e certamente le stesse regole non si applicano ai candidati dell’opposizione.

Considerando la lunga storia di frodi elettorali in Azerbaijan, avvocati ed esperti non si aspettano un voto trasparente, ma i sostenitori del governo non sono d’accordo. Zahid Oruc, leader del partito filo-governativo Ana Vatan, noto per le sue dichiarazioni a sostegno del regime, ha detto all’agenzia Trend News: "All’opposizione non manca il tempo, ma il consenso popolare".

Al contrario, gli osservatori internazionali segnalano gravi violazioni procedurali sin dalle elezioni del 1995. Secondo l’OSCE, il paese non è riuscito a soddisfare gli standard internazionali in tema di registrazione dei candidati, svolgimento delle votazioni, conteggio dei voti e atmosfera generale pre- e post-elettorale.

L’insoddisfazione della società nei confronti dei processi in corso e della crisi economica, nonché il timore del governo di possibili rivolte, potrebbero essere tra le ragioni per le elezioni anticipate, ha dichiarato Mehman Aliyev (nessuna parentela con il clan che governa il paese), giornalista di Turan News Agency, ad Azadliq Radio. Il governo mirerebbe ad evitare ulteriori rivolte su piccola scala prima delle elezioni, ma anche ulteriori disaccordi interni fra i detentori del potere, le crescenti critiche occidentali e i possibili esiti della serie di indagini contro la cerchia della famiglia Aliyev istigate dalle rivelazioni "Azerbaijan Laundromat " e "Panama Papers".

Isa Gambar, ex leader del principale partito di opposizione Musavat, concorda nel collegare la decisione al timore di dover affrontare proteste di massa durante l’estate.

Elezioni farsa

Tutti e tre i principali partiti d’opposizione (Musavat, Fronte popolare e ReAl) hanno dichiarato il boicottaggio di quelle che hanno definito “elezioni farsa”, come ha dichiarato in un video su Facebook Ali Karimli, leader dello storico partito di opposizione Fronte popolare. Secondo Karimli, queste elezioni sarebbero anche peggio delle presidenziali del 2013 e delle parlamentari del 2015.

Se Karimli ha ragione, è probabile che il governo continui a limitare la libertà di accesso alle informazioni. Con la decisione del tribunale di maggio 2017 di vietare la maggior parte delle fonti di informazione indipendenti, Facebook rimane l’unica piattaforma per qualsiasi tipo di opinione indipendente. Tuttavia, le recenti dichiarazioni della CEC sui social media lanciano un allarme sul possibile blocco di alcune piattaforme di social media per aprile.

Se finora non sono stati adottati tali provvedimenti, i recenti tentativi di hacking delle pagine Facebook di popolari figure d’opposizione, gli attacchi DDoS contro il sito web dell’agenzia stampa indipendente Meydan TV e l’hacking della sua pagina Facebook fanno pensare a misure alternative messe in pratica per controllare o limitare l’informazione.

Il partito al potere New Azerbaijan dichiara di avere quasi 700.000 membri: una manodopera ampiamente in grado di schierare troll e bot al momento giusto. Il monitoraggio delle attività online nell’ultimo mese lascia presupporre un aumento dell’uso dei troll non solo online, poiché le autorità azere sono famose per aver utilizzato insegnanti e altre figure, soprattutto durante le elezioni, per gonfiare voto e affluenza alle urne.

Il quadro della situazione pre-elettorale azera si fa ancora più cupo alla luce delle scarse o inesistenti reazioni internazionali. Mentre un’altra dittatura petrolifera, il Venezuela, dopo aver indetto elezioni anticipate a gennaio ha affrontato un tremendo contraccolpo dagli Stati Uniti e da vari organismi internazionali, la mossa dell’Azerbaijan è passata inosservata. Significa che il paese sta per scendere ancora più in basso mentre tutti gli occhi sono puntati sulla Russia?

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