Slobodan Milošević è pericoloso anche da morto
Jacopo Zanchini, vicedirettore di Internazionale, decostruisce la bufala dell’assoluzione di Slobodan Milošević e una serie di luoghi comuni sulle guerre jugoslave degli anni Novanta
In questo clima di ritorno del nazionalismo identitario e del sovranismo, nutrito di una nuova ostilità verso i musulmani, c’è uno spettro che si aggira per l’Europa: ed è lo spettro di Slobodan Milošević. Prima presidente della Serbia e poi della Repubblica federale di Jugoslavia composta da Serbia e Montenegro, Milošević è morto dodici anni fa, l’11 marzo 2006, mentre era detenuto nel carcere di Scheveningen all’Aja (nei Paesi Bassi), presso il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, dove era sotto processo per crimini gravissimi.
Il funzionario comunista diventato leader dei nazionalisti serbi, l’uomo che negli anni novanta del novecento è stato al centro dei conflitti che hanno distrutto la Jugoslavia, è considerato il padrino politico del progetto della grande Serbia. Cioè dell’idea che prevedeva di conquistare militarmente tutti i territori abitati tradizionalmente anche dai serbi nelle vicine Croazia e Bosnia Erzegovina (diventate indipendenti nel 1991 e nel 1992 con la dissoluzione della Jugoslavia) e di unificarli sotto il dominio di Belgrado.
Milošević è morto prima che si potesse arrivare a una sentenza sul suo caso, dopo più di quattro anni di processo. E quindi un verdetto non è mai arrivato. Era imputato per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella guerra in Croazia (1991-1992), nel conflitto in Bosnia Erzegovina (1992-1995) e nella guerra del Kosovo (1998-1999).
Ma c’è una notizia falsa che da due anni circola su alcuni mezzi di informazione internazionali e su alcuni siti, e finisce su quotidiani italiani piccoli e grandi intossicando la memoria e il dibattito su uno dei conflitti più sanguinosi della storia recente. È una notizia falsa su Milošević. “Slobodan Milošević, che vale la pena ricordare, fu assolto proprio dal Tribunale dell’Aja per i crimini in Bosnia”, ha scritto il Manifesto il 23 novembre 2017, a pagina 8 in un articolo a firma Ester Nemo (nome collettivo della redazione esteri) e uscito il giorno dopo la sentenza di condanna all’ergastolo inflitta al generale Ratko Mladić , capo militare dei serbi di Bosnia. La notizia dell’assoluzione è falsa, ovviamente, perché Milošević è morto prima della sentenza. E correttamente il Manifesto pubblica il 29 novembre una lettera di smentita .
Ma non è stato un caso isolato…
Continua a leggere sul sito di Internazionale