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Parlamento Ue: sostenere finanziariamente la società civile?
Il Parlamento europeo ha votato a favore dell’adozione dello Strumento per i Valori Europei, sostegno finanziario per la società civile. Il dibattito in plenaria
Martedì 17 aprile il Parlamento europeo ha discusso in seduta plenaria una mozione sull’introduzione nel bilancio europeo del 2020 di una misura di sostegno finanziario alle organizzazioni della società civile in Europa. Il dibattito è stato introdotto e chiuso dalla Commissaria per la giustizia, la tutela dei consumatori e l’uguaglianza di genere Vera Jourova.
La proposta è stata finalizzata dalla Commissione libertà civili, giustizia e affari interni ed è dovuta, secondo i suoi membri, al bisogno di rispondere a una dinamica di crescente sfiducia nei confronti degli attivisti della società civile riscontrata in molti dei paesi dell’Unione europea negli ultimi anni. Nell’aprile dell’anno scorso su richiesta del Parlamento europeo le istituzioni Ue avevano prodotto uno studio sulla riduzione dello spazio per la società civile e le possibili risposte da parte dell’UE, tra le quali erano già enunciate misure di sostegno finanziario. Anche alcuni rapporti dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali hanno evidenziato il diffondersi di un clima negativo attorno agli attivisti della società civile. Da un lato – si sottolinea in questi ultimi – l’emergenza migratoria ha suscitato l’ostilità di parte dei cittadini europei nei confronti delle organizzazioni non governative che si occupano di diritti dei migranti e richiedenti asilo; dall’altro lato, in diversi paesi membri, sono stati introdotti sistemi di controllo e anche di sanzione volti a ridurre progressivamente lo spazio di azione della società civile.
Negli stessi rapporti si sottolinea come una simile dinamica restrittiva si stia verificando anche nel campo del pluralismo dell’informazione e della libertà dei media, con gradi diversi di gravità che sono arrivati fino all’omicidio di giornalisti d’inchiesta come Daphe Caruana Galizia a Malta e Jan Kuciak in Slovacchia: un fenomeno che fino a pochi anni fa sembrava relegato a regioni lontane dal cuore del continente.
Con questa proposta si è ritenuto sia compito delle istituzioni comunitarie promuovere attivamente i principi fondamentali dell’Unione europea, sostenendo la presenza e l’azione delle organizzazioni della società civile. I valori fondanti il progetto europeo, la democrazia, la libertà, lo stato di diritto, la pace, l’equità e il rispetto delle diversità sono statuiti dai Trattati e come tali necessitano di tutela diretta.
Nel corso della discussione plenaria diversi eurodeputati hanno ricordato come il ruolo svolto dalla società civile quale contraltare, controllo, a volte anche contrasto ai governi, sia essenziale per la democrazia, per cui difendere tale ruolo significa difendere la democrazia stessa. A sostegno di questa posizione, il socialdemocratico austriaco Josef Weidenholzer ha ricordato che nei regimi totalitari la dimensione statale – monopolizzata dal partito – era preponderante sulla società e soffocava l’espressione delle persone. Ora è a suo avviso di nuovo necessario vigilare su questa relazione, che sta tornando a manifestare segnali preoccupanti di squilibrio, perché la società civile non sia vista in contrapposizione con la politica, bensì come un importante interlocutore, che a volte può essere scomodo ma che appunto per questo aiuta la politica a mantenere un sano contatto con la realtà.
I rapporti dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali, nei passi in cui segnalano la tendenza alla stigmatizzazione dei difensori dei diritti umani, sono stati citati anche dalla deputata verde britannica Jean Lambert, che ha messo in guardia contro l’utilizzo di due pesi e due misure da parte delle istituzioni europee nei confronti degli elevati standard stabiliti dai Trattati UE sui diritti.
Non tutti i parlamentari hanno sostenuto questo punto di vista. Le opinioni contrarie si sono focalizzate sull’affermazione che si tratti di una misura ideologica e di egemonia culturale, contraria allo spirito europeo di pluralismo e rispetto delle diversità. A supporto di questa tesi si è espresso il deputato belga Gerolf Annemans, del gruppo Europa delle Nazioni e delle Libertà, sostenendo che un simile strumento rappresenterebbe un’indebita ingerenza dell’Unione europea negli affari degli stati membri, e un modo per sostenere l’opposizione politica di governi sgraditi a Bruxelles; ha citato il caso ungherese e le critiche mosse al governo dal comitato di Helsinki sulle politiche dell’immigrazione, con la richiesta di rispettare la convenzione di Ginevra. Annemans si è schierato con il governo ungherese affermando che non si tratti che di manovre messe in atto da Soros, che sta finanziando l’opposizione alle politiche di Orban e del suo partito Fidesz. A parlare a sostegno di questa posizione e dalla medesima appartenenza politica, l’austriaco Harald Vilimsky, che ha citato Polonia e Ungheria quali membri storici e orgogliosi della comunità europea, la cui diversità di vedute rispetto a Bruxelles andrebbe rispettata, non attaccata da una distanza di migliaia di chilometri per imporre un modo diverso di pensare e agire. L’altro argomento usato contro la mozione ha poi riguardato l’utilizzo dei fondi, che provengono dai contribuenti europei: l’eurodeputata conservatrice croata Ruža Tomašić ha fatto notare che assegnare fondi governativi a organizzazioni non governative le snaturerebbe, e sarebbe controproducente rispetto all’obiettivo di ricostruire la fiducia dell’opinione pubblica nei confronti dell’operato di queste organizzazioni.
La deputata liberal-democratica spagnola Beatriz Becerra Basterrechea ha segnalato invece come le politiche del presidente russo Putin rappresentino una minaccia alla libertà di informazione, e gli ha rivolto un ironico ringraziamento per aver costretto le istituzioni europee ad appuntare il diritto a stampa e informazione libere nell’agenda europea. Un ringraziamento sincero è andato invece da parte sua a tutti i movimenti della società civile e all’UE perché stanno prendendo sul serio il pericolo incombente sulla sicurezza e la democrazia in Europa. Anche la socialdemocratica romena Maria Grapini ha riconosciuto che in gioco vi sia una dinamica di zone di influenza contese, dalla quale l’Unione europea non deve sottrarsi. Proprio perché dal confine orientale dell’Unione altri soggetti sono pronti a intervenire per sostenere soggetti a loro favorevoli, è compito dell’Unione europea a suo avviso dotarsi di strumenti per difendere i valori democratici sui quali si fonda.
Giovedì 19 aprile, nel corso della seduta plenaria nella sede di Strasburgo, il Parlamento europeo ha poi approvato l’adozione dello Strumento per i Valori Europei, con 489 voti a favore, 137 contrari e 14 astensioni. Come prevede la procedura legislativa di co-decisione, perché questa mozione divenga parte integrante della normativa comunitaria è ora necessaria la sua approvazione anche da parte di Consiglio europeo e Commissione europea.