Macedonia: nomi nuovi, vecchie discussioni

Quale nome per la Macedonia? Una diatriba che si trascina dai primi anni ’90 ed ha bloccato il percorso euro-atlantico del paese. Si è ora vicini alla soluzione?

27/04/2018, Ivana Kostovska -

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K2.0

(Pubblicato originariamente da Kosovo 2.0 il 24 aprile 2018)

Ogni cittadino macedone che abbia 27 anni ha la stessa età del suo paese e del dibattito relativo alla “questione del nome”.

La Macedonia e la Grecia sono ai ferri corti relativamente all’utilizzo del nome “Macedonia" sin dai primi anni ’90. I politici greci ritengono infatti che utilizzandolo il vicino abbia mire territoriali sulla regione greca della Macedonia. Da allora la questione del nome ha allungato una lunga ombra sulle relazioni bilaterali tra i due paesi, alimentando nazionalismo e frustrazione. A livello internazionale la Macedonia è denominata con il nome “Ex repubblica jugoslava di Macedonia”, un nome che i suoi cittadini si rifiutano di accettare.

Dieci anni dopo che la Grecia ha posto il veto sull’ingresso della Macedonia nella Nato, nel summit di Bucarest del 2008, i due paesi stanno dimostrando un nuovo dinamismo nel tentativo di superare l’annosa questione. Se Atene e Skopje ci riusciranno, i leader europei sembrerebbero disposti a fissare una data per l’inizio delle negoziazioni di accesso della Macedonia già al prossimo vertice europeo previsto a Bruxelles per il 28 e 29 giugno. Due settimane più tardi la Macedonia potrebbe anche ricevere l’invito per entrare nella Nato.

Negli ultimi mesi i ministri degli Esteri di entrambi i paesi, Nikola Dimitrov (Macedonia) e Nikos Kotzias (Grecia) – che curiosamente portano lo stesso nome declinato in due versioni nazionali differenti – si sono incontrati con regolarità. Ciononostante, l’ultimo incontro tenutosi all’inizio del mese ad Ohrid ha dimostrato che raggiungere un accordo sul nome non sarà facile.

“Come ben comprenderete, più ci arriviamo vicini, risolvendo le questioni sul campo, meno ne rimangono da risolvere. Ma sono le più complesse”, ha sottolineato Kotzias. “Ci portiamo a casa i passi positivi fatti oggi e entrambi speriamo di riuscire a compiere anche i passi più grandi, rendendo facili da risolvere le questioni più complesse”.

Si è pronti per il compromesso?

Sefer Tahiri, assistente presso la facoltà di lingue, culture e comunicazione dell’Università europea del sud-est Europa di Skopje ritiene che la Macedonia stia attraversando un periodo molto critico e che, per far progredire il paese, occorre adottare soluzioni che possono sembrare dolorose ma sono essenziali.

“E’ fondamentale che entrambi i paesi abbiano mostrato una disponibilità politica a risolvere la questione del nome”, ha dichiarato a K2.0. “Emerge che il governo [del primo ministro Zoran] Zaev ha in mente una soluzione che rispetti la dignità e gli interessi di entrambi i paesi”.

Negli ultimi anni l’instabilità politica, o a Skopje o Atene, ha minato qualsiasi tentativo di mediazione. Ora l’ottimismo sul fatto che la disputa decennale possa essere risolta sta arrivando da entrambi i lati del confine.

"Per la prima volta abbiamo discusso di una tempistica e dei passi che dovrebbero essere fatti nel caso si arrivasse ad una soluzione del nome", ha dichiarato il ministro degli Esteri macedone dopo aver incontrato la controparte greca a Ohrid lo scorso 12 aprile. Il ministro degli Esteri greco ha a sua volta dichiarato che il 2018 sarà l’anno in cui la Grecia troverà soluzioni per i problemi con i vicini, inclusa la questione del nome.

Ciononostante ci sono almeno tre questioni sulle quali i negoziati si potrebbero arenare.

Il primo ostacolo è la richiesta greca che il nuovo nome venga utilizzato ‘erga omnes’ (nei confronti di tutti) sia quindi a livello internazionale che interno alla Macedonia stessa. Questo implicherebbe emendamenti alla stessa costituzione macedone, cosa che il primo ministro Zaev ha definito irragionevole e che rischia di rovinare l’accordo a cui entrambe le parti mirano.

Il secondo elemento problematico è che la Grecia sta spingendo per includere questioni identitarie molto delicate – legate all’etnicità macedone – nei negoziati già abbastanza complessi sulla questione del nome. Atene sostiene che si dovrebbe trovare il modo per differenziare l’identità macedone sulle due sponde del confine.

Skopje ha definito inaccettabile tale approccio e, durante una sua recente visita a Skopje, il mediatore Onu Mattehew Nimetz ha sottolineato che argomenti relativi all’etnicità macedone non sono parte del suo mandato; il diplomatico Usa è stato nominato Rappresentante speciale Onu per la disputa sul nome tra i due paesi già nel 1999 e lavora per un salario nominale di 1 dollaro per trovare una soluzione accettabile da tutte le parti coinvolte.

Sembra però che Nimetz abbia anche fatto proposte relativamente alla denominazione dei cittadini della Macedonia – denominazione da iscrivere ad esempio sui passaporti o documenti ufficiali – suggerendo o “Makedonski” o “Nazionalità della Republika di Nova Makedonija”. In Macedonia però il termine nazionalità è tradotto con “nacionalnost” ed ha più una connotazione etnica che non relativa alla cittadinanza e di qui la paura che i negoziati deraglino sul tema dell’identità; i rappresentanti di Skopje hanno comunque sottolineato che non sono assolutamente pronti a superare la linea rossa del cambiare anche il nome della lingua da loro parlata.

Il terzo problema che rischia di far perdere l’occasione storica di risolvere la questione del nome, così sensibile dal punto di vista emotivo, è il clima politico a rischio di instabilità in entrambi i paesi. Sia i greci che i macedoni sono scesi in strada per protestare contro un possibile accordo sul nome anche se Toni Deskoski, professore di diritto internazionale presso la Iustinianus Primus, facoltà di legge di Skopje, ritiene che i cittadini macedoni, date certe condizioni, sono pronti ad accettare un compromesso sul nome.

“L’opinione pubblica nella Repubblica di Macedonia è pronta ad un compromesso se questo non cambierà in modo radicale il nome del paese, cosa che rischierebbe implicazioni sull’identità stessa della nazione macedone”, ha dichiarato a K2.0.

Zaev si è guadagnato le simpatie dei diplomatici Ue e statunitensi sottoscrivendo un trattato di amicizia con la Bulgaria e dimostrando le sue buone intenzioni rinominando l’aeroporto di Skopje e la principale autostrada del paese, prima intitolate ad Alessandro il Grande, figura contesa tra le due nazioni. Il primo ministro macedone ha anche dichiarato che vi è la disponibilità di aggiungere una qualifica geografica al nome del paese, come richiesto dalla Grecia.

In contemporanea le negoziazioni guidate dall’inviato Onu Nimetz si sono intensificate ed ora sulla tavola ci sono vari nomi alternativi che formano la base delle discussioni. Ufficiosamente, secondo i media greci e macedoni, il “pacchetto Nimetz” comprenderebbe cinque opzioni:

  • Republika Nova Makedonija (Repubblica di nuova Macedonia)
  • Republika Makedonija (Skopje) (Repubblica di Macedonia (Skopje))
  • Republika Severna Makedonija (Repubblica della Macedonia settentrionale)
  • Republika Gorna Makedonija (Repubblica della Macedonia di sopra)
  • Republika Vardarska Makedonija (Repubblica della Vardar Macedonia)

K2.0 ha analizzato ciascuna di queste opzioni alcune della quali – in una forma o nell’altra – sono sul tavolo da anni.

“Nuova Macedonia”

Il nome “Nuova Macedonia” era stato proposto dal ministro degli Esteri portoghese Joao de Deus Pinheiro nell’aprile del 1992 e immediatamente rigettato dalla Grecia. Un nome simile “Nova Makedonija” (non tradotto) era stato proposto dai negoziatori Onu Cyrus Vance e Lord Owen nel maggio del 1993 ma anch’esso rigettato da Atene.

Secondo informazioni ufficiose diffuse dai media greci “Nuova Macedonia” sarebbe stato riproposto lo scorso anno dal negoziatore Onu Nimezt e sarebbe ora una delle opzioni discusse.

Il professore greco Kalypso Nicolaidis e il professore macedone Veton Latifi ritengono che il nome rappresenti il messaggio che la Macedonia è una nazione moderna che guarda al futuro e non al passato. “ ‘Nuova Macedonia’ dice chiaramente: abbandoniamo le diatribe sul portato di Alessandro il Grande dietro alle nostre spalle”, sottolineano entrambi i professori in un’analisi pubblicata per l’European Council on Foreign Relations.

Atene sembrerebbe preferire però un nome con al suo interno una connotazione geografica.

"Repubblica di Macedonia (Skopje)"

Il nome “Repubblica di Macedonia (Skopje)” sembra sia accettabile per la Macedonia ma non tra i preferiti della Grecia. È stato per primo proposto dal diplomatico britannico in pensione Robin O’Neil, che affermava che la Macedonia era pronta ad accettare questo nome in tutti i consessi internazionali.

Nel 2013 l’allora primo ministro macedone Nikola Gruevski dichiarò che aveva accettato questa denominazione prima del summit Nato del 2008. Ma sul nome era stato messo un veto greco con il ministro degli Esteri greco del periodo che dichiarò ai media che non corrispondeva agli obiettivi del proprio paese.

Nel 2005 Nimetz ha proposto che il nome internazionale della Macedonia potesse essere cambiato in “Republika Makedonija – Skopje” (in forma non tradotta). Nome accettato dalla Grecia ma rifiutato da Skopje.

Una seconda formulazione proposta da Nimetz lo stesso anno causò grande irrequietezza ad Atene. La proposta era che fosse prevista una doppia formulazione: dal 2006 al 2008 si sarebbe utilizzata la formula “Republika Makedonija” (non tradotta) e dal 2009 in poi “Repubblica di Macedonia”. Alla Grecia sarebbe stato permesso l’utilizzo del nome “Republika Makedonija-Skopje”.

“Questa è stata la peggiore opzione dal punto di vista greco sin dall’inizio della disputa ed è stata immediatamente bollata come ‘inaccettabile’”, scrive Aristotle Tziampiris, professore di relazioni internazionali all’Università del Pireo.

Nel gennaio di quest’anno “Repubblica di Macedonia (Skopje)” è stato rimesso sulla tavola dei negoziati come uno dei cinque nomi proposti da Nimetz.

“Repubblica della Macedonia settentrionale”

L’ipotesi “Repubblica della Macedonia settentrionale” è stata suggerita, secondo i media greci, per la prima volta da Nimetz nel 2008. Due anni dopo Nimetz ha riproposto la stessa idea.

“La posizione greca su questa ipotesi è conosciuta: vuole un nome composito con una denominazione geografica da utilizzare in relazione con tutti gli altri stati e quindi è ovvio che quest’ipotesi corrisponde alle aspettative greche”, ha dichiarato Dimitris Droutsas, al tempo vice ministro degli Esteri, ai media greci.

Ma questa proposta venne rigettata da Skopje data l’insistenza greca che il nome doveva essere utilizzato sia a livello internazionale che internamente. Ora si dice sia ritornato sul tavolo negoziale.

“Repubblica della Macedonia di sopra”

La proposta “Republika Gorna Makedonija” in caratteri latini è un’altra delle attuali opzioni sul tavolo di Nimetz. Alcuni media macedoni sostengono che l’opzione “Repubblica della Macedonia di sopra” potrebbe portare al compromesso e sarebbe anche al preferita dalla comunità internazionale.

Da parte greca sarebbe accettabile se si optasse per un’unica parola per “Macedonia di sopra” – Republika GornaMakedonija.

“Per Atene Gornamakedonija è una parola unica e con la sua pronuncia in slavo non assomiglia a Macedonia”, scrive l’agenzia stampa e portale web Greek Reporter. “Allo stesso tempo la parola ‘Macedonia’ isolata non sarebbe presente nel nome.

Il ministro degli Esteri macedone Dimitrov ha però dichiarato che la proposta “GornaMakedonija” non è accettabile per Skopje, specificando che persino l’attuale riferimento transitorio “Ex repubblica jugoslava di Macedonia” ha al suo interno la parola ‘Macedonia’.

Repubblica della Vardar Macedonia

Il nome “Repubblica della Vardar Macedonia” fa riferimento al principale fiume nel paese, secondo il canale televisivo greco Antena TV sarebbe stata considerata come una soluzione possibile nel 2010 e anche il nome che sembrerebbe il preferito dalle autorità greche nell’attuale discussione, secondo il quotidiano greco Kathimerini. Non è invece nota a proposito la posizione delle autorità macedoni.

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