Lavoratrici armene all’estero: vivere in un “paese nemico”

Salari molto bassi e disoccupazione hanno portato molte donne armene a cercare lavoro nei paesi confinanti. Anche in Turchia, considerato “un paese nemico”

21/05/2018, Armine Avetisyan -

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La stazione degli autobus a Yerevan (Armine Avetisyan /OC Media)

(Pubblicato originariamente da OC Media il 16 aprile 2018)

Anna ha sessant’anni e per più di trenta ha lavorato come infermiera all’ospedale di Gyumri nel nord-est dell’Armenia. Dopo la morte del marito, il compito di mantenere la sua famiglia e i suoi due figli è ricaduto completamente su di lei. “Sono l’unica ad avere uno stipendio in famiglia, all’inizio riuscivo a sostenere tutte le spese ma poi, quando abbiamo finito i risparmi, ho dovuto chiedere un prestito alla banca sperando che presto anche i miei figli riuscissero a trovare un lavoro e ad aiutarmi a ripagare il prestito. Purtroppo non ci siamo riusciti e adesso siamo pieni di debiti”, ha riferito ad OC Media.

Per riuscire a saldare i debiti, Anna ha lasciato il suo lavoro in Armenia per andare a lavorare all’estero. “All’epoca guadagnavo 100 dollari al mese lavorando part time. Non riuscivo a trovare nulla di meglio e ho iniziato a cercare all’estero. All’inizio guardavo gli annunci sui giornali e su internet, ma avevo paura di fare affidamento su questi perché temevo di finire vittima dei trafficanti. Alla fine un mio amico mi ha consigliato di andare a Naginsk, vicino a Mosca da un suo conoscente che lavorava lì da diversi anni”, racconta Anna.

“Quattro anni fa ho iniziato quindi a lavorare in una fabbrica di calze a Niginsk. Mi occupavo dell’etichettatura. Ho guadagnato abbastanza da poter ripagare i miei debiti. Ogni mese ricevevo 400 dollari, di questi 300 li mandavo in Armenia”.

Anna lavorava dalle otto del mattino alle otto di sera. La fabbrica aveva circa 150 dipendenti di cui la maggioranza erano armeni o tagiki. “La più giovane era una ragazza armena di 18 anni. Il lavoro fisico era fatto principalmente dai tagiki che erano per lo più giovani uomini o ragazzi. Vivevamo in cinque in una stanza di un alloggio gratuito fornitoci dalla fabbrica in cui lavoravamo. Il bagno e la cucina erano in comune. Potevamo andare in città solo di domenica, negli altri giorni era proibito. Se avevamo delle faccende urgenti da sbrigare in città, dovevamo richiedere un permesso speciale al direttore”. La fabbrica faceva firmare agli impiegati un contratto di un anno. Stando a quanto dichiarato da Anna, gli impiegati non avevano diritto di lasciare il lavoro durante quell’anno. Alla fine dell’anno, un nuovo accordo viene firmato tra le parti. L’ultimo contratto firmato da Anna è scaduto nel 2017 ma ha deciso di non firmarne uno nuovo e di tornare in Armenia.

Ad agosto del 2017, 90.300 persone in Armenia erano registrare come “in cerca di lavoro” all’Agenzia statale dei lavoratori, una decrescita del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 58.800 di questi erano donne.

Lavorare in una “terra nemica”

L’Armenia e la Turchia non hanno alcun tipo di relazione diplomatica e il confine tra i due stati è chiuso. Le relazioni tra questi due paesi rimangono tese a causa dell’appoggio della Turchia all’Azerbaijan nel conflitto in Nagorno-Karabakh e per via del rifiuto da parte della Turchia di riconoscere come “genocidio” quanto avvenuto nel 1915. Entrambe le società promuovono molti pregiudizi reciproci.

“Circa 10 anni fa, ho deciso di iniziare a commerciare. Ho richiesto un prestito e sono andata in Turchia a comprare dei vestiti che poi volevo rivendere in Armenia. Molte persone che conosco sono riuscite a guadagnare dei soldi in questo modo e così ho deciso di provare”, ha dichiarato ad OC Media la quarantacinquenne Lusine, residente a Talin, a 70 km da Yeravan.

Nel 1998, Lusine ha iniziato ad andare in Turchia regolarmente. Dopo due anni di commercio tra i due paesi, ha conosciuto una donna turca che nel 2000 gli ha offerto l’opportunità di trasferirsi ad Istanbul per lavorare come manager nel suo negozio.

“Siamo diventate molto amiche. Molte volte, quando stavo ancora in Armenia, ho comprato merce a credito da lei. Ci fidavamo molto l’una dell’altra e un giorno mi ha chiamato e mi ha detto di voler espandere il suo negozio e di avere bisogno di una manager che si occupasse del rapporto con gli altri commercianti armeni. Oggi vivo ancora ad Istanbul”, racconta Lusine. Dice di non trovarsi male ad Istanbul, di guadagnare bene e di avere una vita migliore rispetto a quella che aveva in Armenia. “Ma non ci sono molte persone fortunate quanto me tra le donne armene che riescono ad arrivare in Turchia”, aggiunge Lusine.

La maggior parte delle donne armene che vivono in Turchia, sono donne di mezza età che lavorano per lo più a Istanbul ma anche a Trabzon, Izmir e Antalya. Nonostante ci siano molti voli che collegano Yerevan e Istanbul, la maggior parte di loro usa il bus. E poiché la frontiera tra i due paesi è chiusa, i bus devono attraversare la Georgia, per arrivare in Turchia. Il viaggio di sola andata costa 50 dollari e può durare fino a 40 ore.

La cinquantottenne Lida ha viaggiato tra Armenia e Turchia per più di 10 anni. “All’inizio sono andata in Russia perché avevo paura di andare in Turchia dato che non c’è alcun tipo di relazione diplomatica. Ma in Russia io e i miei colleghi ci siamo resi conto del fatto che facendo lo stesso lavoro in Turchia, saremmo riusciti a guadagnare il 50% in più. In Turchia c’è molto bisogno di persone che si occupino del commercio tra i due paesi, così ho deciso di andare lì, dove avrei potuto guadagnare un buon stipendio”, ha dichiarato Lida a OC Media.

“Molti armeni in Turchia lavorano come badanti per i malati o puliscono gli appartamenti. Io ho lavorato per una famiglia greca sull’isola di Kinaliada, vicino ad Istanbul. Avevano una villa di lusso e io dovevo tenerla pulita ed in ordine”, dice Lida. “Guadagnavo più di 1000 dollari al mese e la padrona di casa era molto gentile con me. Sapeva che avevo una figlia e una nipote in Armenia e comprava regali anche per loro oltre che per me. Molti armeni lavoravano sull’isola, i turchi si fidano di noi” dice Lida.

In Armenia, Lida viveva nella provincia di Shirak. “Sono una straniera in terra nemica. Nonostante mi trattino molto bene, l’ostilità risiede nel passato. Ho affittato una casa nella parte asiatica di Istanbul e ogni mattina mi sveglio alle cinque per andare a lavorare. Cambio diversi autobus e prendo il traghetto per essere al lavoro alle otto. Finisco tutti i giorni alle sette di sera e ritorno a casa. So che molti vivono negli appartamenti delle famiglie per cui lavorano, quindi non devono fare avanti e indietro. Ma io ricevo più soldi per il rimborso degli spostamenti” aggiunge Lida. In base al lavoro svolto, gli armeni in Turchia guadagnano tra i 500 e i 2000 dollari.

"È difficile arrivare qui in Turchia con i bambini, per loro la scuola diventa un problema ma molti armeni portano i bambini al lavoro con sé". Lida ci dice anche che la lingua turca non è un problema per gli armeni, ed è piuttosto facile da imparare.

Lida è tornata in Armenia per le vacanze invernali e nonostante ormai si sia abituata alla sua vita in Turchia, ora si è messa d’accordo per tornare a casa ogni due mesi.

Dopo aver parlato con OC Media, Anna Hovhannisyan è riuscita a trovare un lavoro ben pagato in Armenia e non ha più cercato lavoro all’estero.

 

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