Croazia, dal crollo di Agrokor allo scandalo Hotmail

Il tracollo finanziario del più grosso consorzio croato non ha ancora finito di avere conseguenze, le più recenti sono state le dimissioni della ministra dell’Economia Martina Dalić, legate al cosiddetto scandalo Hotmail

24/05/2018, Giovanni Vale - Zagabria

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Andrej Plenković (foto G. Vale)

Ad un anno di distanza dalla sua adozione da parte del parlamento di Zagabria, la “Lex Agrokor” continua a produrre pesanti conseguenze in Croazia. Nelle ultime due settimane, il portale locale Index.hr ha infatti rivelato che le modalità con cui questa “legge speciale” è stata scritta nella primavera del 2017 non sono state trasparenti. Al contrario, diversi elementi fanno pensare che ci siano stati dei potenziali abusi di potere da parte di alti membri del governo, al punto che la ministra dell’Economia Martina Dalić – la cui corrispondenza e-mail con alcuni collaboratori dell’epoca è stata resa pubblica dal sito web – ha già dato le dimissioni.

Salvare Agrokor

Prima di trattare dell’attuale crisi dell’esecutivo croato, facciamo un breve passo indietro. Nel marzo del 2017, il colosso dell’agroalimentare croato Agrokor è sull’orlo della bancarotta. Pesantemente indebitata nei confronti di diverse banche (in particolare la russa Sberbank), la compagnia vede il proprio rating declassato da parte dalle agenzie internazionali Moody’s e S&P’s. Alla crisi di liquidità e alle insistenze dei creditori, si aggiungono le difficoltà dei fornitori, i cui pagamenti sono in ritardo da mesi.

Il neoeletto governo di Andrej Plenković, allora al potere in coalizione con Most (con cui romperà più tardi), decide di intervenire in prima persona. L’impresa fondata da Ivica Todorić nel 1976 e diventata una Spa nel 1989 rappresenta infatti circa il 16% del Pil croato e impiega oltre 40mila persone nel paese e altre 20mila nel resto dei Balcani. Lasciarla fallire significherebbe travolgere l’economia nazionale.

Tuttavia, l’esecutivo conservatore esclude fin da subito l’ipotesi di un bailout: non sarà lo stato a pagare i debiti di Agrokor. “Todorić deve tenere a mente che questo governo non porterà avanti la stessa politica di vent’anni fa”, fa sapere l’allora presidente del parlamento Božo Petrov (Most). Ecco che vengono allora gettate le basi della futura “Lex Agrokor”, una legge ad hoc che permetta di commissariare l’impresa definita “di valore sistemico”, allontanando Ivica Todorić e nominando un amministrazione d’urgenza.

Ante Ramljak, un manager di lungo corso con esperienza sia nel settore pubblico che privato, prende il timone del colosso croato, con il duplice obiettivo di negoziare con fornitori e creditori e procedere ad una ristrutturazione generale. Agrokor registra allora un passivo di quasi 7 miliardi di euro e malgrado la prima iniezione di liquidità di circa 150 milioni di euro concessa dalle sei banche creditrici, appare inevitabile lo smembramento dell’impresa (che si compone di ben 24 società sussidiarie e associate).

Per rendere tutte queste operazioni possibili, il parlamento approva dunque la lex specialis.

L’afera Hotmail

Fin qui abbiamo descritto quanto avvenuto nella prima metà del 2017, prima che Most uscisse dalla coalizione di governo, prima che Ivica Todorić scappasse a Londra e accusasse l’esecutivo croato di averlo defraudato della sua azienda e, soprattutto, prima che il portale Index.hr iniziasse a fare luce sui retroscena della primavera dell’anno scorso.

Le rivelazioni pubblicate dal sito internet e soprannominate “afera Hotmail” dalla stampa croata dipingono infatti una versione dei fatti potenzialmente diversa da quanto detto finora. Durante le settimane concitate della crisi di Agrokor, la ministra dell’Economia e vice-premier Martina Dalić ha contattato tramite la sua mail personale su Hotmail.com una cerchia di consulenti, avvocati e affaristi, soprannominati il “gruppo Borg”. La corrispondenza, pubblicata dal portale, mostra come queste persone abbiano lavorato al testo della legge prima della sua approvazione al Sabor e, soprattutto, senza che il pubblico fosse informato del loro coinvolgimento.

Non solo. Alcune delle persone menzionate nelle email hanno beneficiato di importanti contratti presso Agrokor una volta iniziata la gestione d’urgenza voluta dal governo. Come consulenti esterni o come impiegati nelle nuove posizioni manageriali create dalla legge speciale, alcuni membri del gruppo Borg sono in effetti stati lautamente ricompensati per i loro servizi. Qualcuno si è dunque arricchito grazie alla crisi di Agrokor e all’amministrazione emergenziale voluta dal governo?

Per Davor Bernardić, il capo del Partito socialdemocratico all’opposizione, “i consulenti lavoravano gratis per il governo e fatturavano poi ad Agrokor fino a 500 milioni di kune (quasi 70 milioni di euro, ndr.)”.

Le conseguenze politiche

Martina Dalić ha a lungo negato ogni accusa di malversazioni o di conflitto di interessi. Poi, il 14 maggio scorso, ha rassegnato le sue dimissioni. Durante una conferenza stampa congiunta col premier Andrej Plenković, la ministra ha dichiarato di non voler essere “un peso” per il governo, pur ribadendo di non aver commesso alcun illecito. Il Primo ministro dal canto suo, si è detto “soddisfatto” di come la crisi di Agrokor sia stata gestita dalla sua squadra nel 2017, anche se si è dispiaciuto che “il processo non sia stato più trasparente”.

Estraneo alla vicenda, perlomeno stando alle sue dichiarazioni, il premier è stato tuttavia coinvolto rapidamente nell’”afera Hotmail” sempre dal sito index.hr. Nuove e-mail pubblicate dal portale mostrano infatti come il Primo ministro abbia incontrato per ben tre volte alcuni dei membri del “gruppo Borg”, anche se resta ancora da provare il suo grado di coinvolgimento e le sue responsabilità nella successiva assunzione dei consulenti via Agrokor.

Per l’opposizione, queste ragioni sono sufficienti ad esigere le dimissioni del governo e delle elezioni anticipate. L’Sdp le richiede a gran voce mentre il movimento Živi zid ha addirittura fatto causa a Martina Dalić per abuso di potere e traffico di influenze. Ma non c’è solo l’opposizione ad intervenire a gamba tesa sulla questione. La presidente Kolinda Grabar-Kitarović, esponente del partito Hdz come il premier ma spesso critica del governo, ha anch’essa commentato il caso, spiegando di aver chiesto “un rapporto dettagliato” all’Agenzia di intelligence (SOA) al fine di capire se le email pubblicate da Index sono originali. Sempre su iniziativa della presidente, il 28 maggio prossimo si terra una riunione del Consiglio nazionale di sicurezza per discutere del caso Agrokor.

Per il momento, l’esecutivo Plenković si è limitato a rimpiazzare Martina Dalić nominando Darko Horvat come nuovo ministro dell’Economia e Tomislav Tolušić come nuovo vice-premier. Ma la vicenda continuerà a produrre altre conseguenze, anche perché entro il 10 luglio prossimo, Agrokor e i suoi creditori dovranno trovare un compromesso sui pagamenti.

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