Croazia: indifferenti all’UE

Paul Stubbs, sociologo presso l’Institute of Economics di Zagabria, vive in Croazia da 25 anni e sostiene che è difficile dire se la Croazia abbia o meno beneficiato dell’ingresso nell’UE. In ogni caso, i suoi cittadini sembrano del tutto indifferenti alla questione

26/06/2018, Sven Milekić - Zagabria

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Mercato di Zagabria (foto OBCT)

Quanto è migliorata, se lo ha fatto, l’economia croata dall’ingresso nell’UE nel 2013?

In un’intervista che ho rilasciato nel 2013, poco prima dell’ingresso della Croazia nell’Unione europea, ho detto che era il momento peggiore per entrare nell’UE. La Croazia lo ha fatto in un momento post-crisi economica e finanziaria, con in corso la crisi greca, con una separazione netta in Europa tra un nucleo e una periferia, in un regime di riduzione del debito. A quel punto, l’UE ha completamente abbandonato l’idea che l’adesione significasse mettersi al passo delle economie più ricche d’Europa. Tuttavia, non possiamo sapere adesso se le cose sarebbero andate meglio se la Croazia non fosse entrata nell’UE. Per come è messa, non vedo molti miglioramenti in termini di volumi di importazioni ed esportazioni.

Paul Stubbs

Inoltre, devo sottolineare che la crescita economica è un modo molto stupido di misurare qualsiasi cosa. La crescita economica è buona solo se crea posti di lavoro, riduce le disuguaglianze e non esaurisce le risorse del pianeta. Tuttavia, ecco alcune cifre sull’economia croata del 2013 e 2016. Sono gli ultimi dati disponibili su Eurostat: nel 2013, il Pil della Croazia era il 60% della media UE. Nel 2016, anche. Il coefficiente di Gini (che mette a confronto il 10% dei redditi più alti con il 10% dei redditi più bassi) era al 30,9 nel 2013, nel 2016 al 28,9. Ciò mostra una piccola riduzione della disuguaglianza, ma è sempre più diffusa l’opinione che le indagini sul reddito nella nostra regione non siano il miglior indicatore da utilizzare.

Il rischio di povertà ed esclusione sociale era quasi del 30% nel 2013, nel 2016 è quasi del 28%. Di nuovo, un po’ meglio, ma la domanda è se questo sarebbe successo comunque, uscendo dalla crisi economica. Ma qui c’è un dato interessante relativo al reddito medio, ovvero il reddito per persona esattamente nel 50° percentile, in euro e adeguato al potere d’acquisto (un euro in Croazia dovrebbe corrispondere ad un euro in Austria): nel 2013, il reddito medio annuo era di 5.078 euro, nel 2016 5.726. Wow, un successo, un aumento di circa il 15%. Tuttavia, nel 2010 era di 5.810 euro.

Quindi, dopo il calo tra il 2010 e il 2013, siamo quasi tornati ai livelli del 2010. I cittadini croati hanno una visione simile della loro economia nazionale. Secondo l’ultimo EuroBarometro di maggio 2017, alla domanda su come giudicano la situazione dell’economia nazionale, l’88% degli intervistati in Croazia considera la situazione come "piuttosto negativa o pessima". Questa è la seconda più alta percezione negativa della propria economia nazionale in tutta l’UE, dietro alla Grecia.

L’UE in realtà "aiuta" la Croazia a perdere popolazione?

Abbiamo visto una massiccia emigrazione, con persone che vogliono lavorare altrove nell’UE. Non mi preoccupo di questo come fanno molti politici. Il problema non è l’emigrazione, ma la mancanza di immigrazione. La Croazia non attrae nessuno, non c’è mobilità. Non abbiamo idea se queste persone che se ne stanno andando saranno migranti circolari e manterranno forti legami con la Croazia, investendo e inviando denaro in Croazia, o se saranno migranti permanenti che costruiranno nuove vite altrove e taglieranno i legami con la Croazia.

La letteratura recente suggerisce di non vedere le persone in questi termini binari, migrante permanente/temporaneo, ma dal punto di vista degli spazi transnazionali: questi migranti vedono ancora la Croazia come uno spazio di loro interesse? Io direi che gli emigranti più recenti lo fanno, almeno per ora. Finché lo fanno, non mi preoccuperei troppo. Il problema è che, ad esempio, abbiamo assistito ad una massiccia migrazione di medici e infermieri: non siamo sicuri delle dimensioni di questo fenomeno, ma ciò potrebbe lasciare alcune regioni a corto di personale medico. Che cosa farà la Croazia a riguardo? Vedremo le scuole mediche aumentare le quote di iscritti o cercheremo di attrarre infermieri e medici da qualche altra parte?

In che modo i cittadini croati guardano all’Unione europea? Possiamo prevedere un aumento dell’euro-scetticismo?

Secondo i sondaggi non ci sono stati molti cambiamenti: circa il 30% delle persone ha sentimenti positivi nei confronti dell’UE, circa il 30% negativi e molti sono indecisi. Quindi non è come in Ungheria, dove una forza politica dominante sta spingendo una posizione anti-UE. Vi è comunque il movimento politico Živi zid e alcuni sentimenti anti-UE a sinistra. In termini di fiducia, le statistiche mostrano che il 47% delle persone tende a fidarsi dell’UE, il 45% tende a non fidarsi dell’UE; vi è su questo una divisione nel paese.

Secondo l’Eurobarometro di maggio 2017, il 36% delle persone in Croazia ha un quadro positivo dell’UE, il 16% negativo e molti "non sanno"; quindi non è cambiato molto. La Croazia non ha un governo che dice "l’UE ci sta costringendo a fare questo o quello". Penso che manchino sentimenti forti in entrambi i sensi. È una sorta di euro-indifferenza: "Non ha fatto molta differenza nelle nostre vite e non farà molta differenza in futuro". I discorsi sull’UE sono una sorta di rumore di fondo, non un problema importante. A meno che la Croazia non si unisca al club a cui sembra aspirare, il club di Ungheria e Polonia.

Come riassumerebbe pro e contro dei 5 anni di adesione all’UE della Croazia e le prospettive per il futuro?

Essere una parte di un singolo spazio europeo è un vantaggio: niente più visti e problemi di viaggio. La libertà di movimento è chiaramente importante. Inoltre, grazie all’UE, in Croazia si parla più di anti-discriminazione, uguaglianza di genere e diritti LGBT di quanto non si facesse in precedenza. Questo è un beneficio tangibile. Si potrebbe sostenere poi che la politica croata ne ha beneficiato perché ora la Croazia è nella posizione di bloccare la Bosnia Erzegovina e la Serbia nel loro percorso UE; è un po’ ridicolo, ma forse è il modo in cui pensano alcuni politici.

Il negativo è che la governance europea è governance economica; non è sociale né politica. È una governance economica che mira ad evitare lo scenario di Portogallo, Italia, Spagna e, soprattutto, Grecia. Per essere onesti, la maggior parte dei ministri delle Finanze in Croazia negli ultimi cinque anni avrebbe avuto comunque lo stesso approccio neo-liberista. Questa rigida politica di riduzione del debito e austerità ha davvero danneggiato i cittadini, il che significa che l’occupazione è stata molto lenta nel riprendersi dalla crisi e c’è stato un aumento dei posti di lavoro precari e temporanei. I diritti dei consumatori non sono migliorati, e avrebbero dovuto. L’ulteriore aspetto negativo è che, nel momento in cui la Croazia è entrata nell’UE, è iniziata la regressione. È come se ci fosse stata una sorta di autocensura nei due o tre anni prima dell’adesione per quanto riguarda i diritti umani e delle minoranze e l’antidiscriminazione. Ora fondamentalismo religioso, intolleranza, omofobia, sciovinismo, revival patriarcale, sono tutti tornati in scena con furore e l’UE offre ben poco per combattere questa crescente intolleranza.

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