Bambini di Bjelave: la ricerca continua

Il 18 luglio 1992 da Sarajevo sotto assedio partì verso l’Italia un convoglio di bambini. 46 tra quelli prelevati dall’orfanotrofio di Bjelave, non sono mai rientrati in Bosnia: sono stati dati in adozione, nonostante genitori biologici in vita. Una tragica storia, riemersa dal buio

06/09/2018, Nicole Corritore -

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Pixabay

"Di mia mamma non so niente. Sapere chi mi ha generato. E’ tutta la vita che voglio vedervi, almeno una persona della mia famiglia". E’ Luca, in collegamento Skype da Milano che parla con il cugino bosniaco Kenan a Sarajevo, il tutto ripreso e poi inserito nel servizio realizzato in collaborazione con OBCT dal giornalista Rai Andrea Oskari Rossini per la trasmissione "EstOvest" e con il quale ha vinto il premio Luchetta 2018 .

La storia di Luca parte da lontano, nel 1992 a Sarajevo in guerra, ed ha visto coinvolti altri bambini come lui. Una storia che OBC Transeuropa segue da anni e che l’estate scorsa è riemersa di nuovo dal buio grazie a un articolo del 2006 a firma della sottoscritta e a successive e recenti indagini.

Un giorno di fine luglio 2017 è infatti squillato il telefono della redazione e una ragazza ha chiesto di me. Prima ancora che mi desse il tempo di chiedere il suo nome, la ragazza con voce acuta e concitata mi ha detto: "E’ il mio ragazzo, quello che cercano! Cioè, quell’Amer lì è il mio ragazzo. La prego ci aiuti!". Le ho chiesto di calmarsi e di farmi capire a cosa si stava riferendo. "Abbiamo appena letto quel commento, sotto al suo articolo. Un bosniaco sta cercando i suoi cugini Amer e Alen. Luca è Amer, è stato adottato qui in Italia. E’ dieci anni che cerchiamo tracce dei suoi genitori e della famiglia bosniaca!".

L’articolo a cui si riferisce la ragazza racconta la storia di Uzeir Kahvić, che dal 1996 cercava disperatamente notizie di sua figlia Sedina, accolta in Italia durante la guerra ma poi data in adozione invece che fatta rientrare a Sarajevo a conflitto finito. Una ricerca che, alla data dell’articolo, non si era ancora conclusa.

La ragazza al telefono si riferiva ad un commento in calce, datato 25 luglio 2011 e intitolato ‘..cerco 2 cugini ljusa amer i alen’: "Cerco 2 cugini Ljusa e Amer e Alen. Anche io sono venuto in Italia dopo guera in sarajevo -96, ho lavorato sempre e cercavo 2 cugini di primo grado che stavano in centro Mamma Rita di Monza MI. Ancora oggi non riesco trovarli , LORO SONO MAGGIORENI E VOREI SOLO DARLI POSIBILITA DI SAPERE CHE CI SONO QUI IN ITALIA, se qualcuno sa qualcosa di loro li dica di me poi sta a loro decidere se mi vogliono conoscere. Io ho visuto in Sarajevo a lungo, ma ho deciso di vivere in Italia sarebe bello se possiamo conoscersi. Grazie. Haris Hasanagić".

Le ho chiesto se Luca – cioè Amer – fosse lì accanto a lei e se potevo parlargli. Mi ha risposto che era molto agitato ma che me lo passava. Luca, incespicando nelle parole e con la voce tremante, mi ha spiegato che, assieme a Sedina, è uno dei 46 bambini dell’orfanotrofio di Bjelave partiti nel 1992 con il convoglio da Sarajevo, città già sotto assedio da tre mesi. Lui e suo fratello Alen, rispettivamente di 4 e 6 anni all’arrivo in Italia, non sono più tornati in patria ma sono stati dati in adozione come molti altri del gruppo nonostante avessero in Bosnia parenti o genitori in vita.

Una storia tragica: quella di genitori che per anni hanno cercato di ottenere informazione sui propri figli e di poterli incontrare, di bambini cresciuti pensando di essere stati abbandonati, di istituzioni italiane e bosniache che hanno seguito una procedura internazionale di adozione per parte errata creando così un distacco artificiale e doloroso tra genitori e figli.

Luca, che fino a dieci anni si è chiamato Amer ed era cittadino bosniaco, oggi ha trent’anni ed è cittadino italiano. Dopo 10 anni di sue ricerche, grazie al lavoro di indagine realizzato da OBCT tra agosto e ottobre dell’anno scorso, è stato messo infine in contatto con i due cugini bosniaci Hasan e Kenan Hasanagić ed ha così ritrovato la sua famiglia di origine.

Uzeir Kahvić, un anno dopo che avevamo raccontato la sua storia è riuscito, seppur con grande fatica, a scoprire almeno parte della verità sul caso di sua figlia Sedina e ad incontrarla.

Molti altri poi si sono ritrovati in particolare grazie al lavoro di Jagoda Savić, attivista dei diritti umani di Sarajevo.

Attraverso indagini realizzate nei mesi scorsi abbiamo ripercorso luci e ombre di questo caso. Scoprendo tra l’altro che esiste un altro padre che dal 1996 cerca ancora suo figlio. Di tutto questo vi racconteremo nelle prossime settimane attraverso una serie di interviste ed articoli.

Il servizio Rai

Guarda il servizio "Orfani di pace " realizzato da Andrea Oskari Rossini di Rai in collaborazione con OBCT, andato in onda su Rai3 l’11 novembre 1997 nella trasmissione "EstOvest"

Leggi l’articolo di OBCT "Italia-Bosnia: bambini in guerra", pubblicato il 3 marzo 2006

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