Sud-est Europa: sempre più caldo
Anche nei Balcani gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire: EdjNet ha analizzato l’andamento delle temperature in Europa negli ultimi 117 anni
Nel dicembre 2015, con la firma dell’accordo di Parigi, 195 paesi nel mondo hanno concordato di "limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali". In molte zone d’Europa però questa soglia è già stata raggiunta.
Lo dimostrano i dati raccolti, analizzati e resi pubblici dallo European Data Journalism Network (EDJNet), di cui OBCT fa parte. Le città più colpite si trovano prevalentemente in Spagna, nei paesi nordici e in Romania.
EdjNet ha analizzato i dati forniti dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) che calcola i dati meteorologici combinando gli input di diverse fonti (stazioni meteorologiche, palloni meteorologici, boe e osservazioni satellitari). Questa tecnologia innovativa permette di studiare i modelli meteorologici per periodi di oltre un secolo, perché armonizza i dati raccolti da migliaia di fonti rendendo così possibili confronti nel tempo e nello spazio.
Le rilevazioni prese in considerazione vanno dal 1900 fino al 2017 e riguardano oltre 500 città europee, tra cui 80 centri urbani nella penisola balcanica. Mentre è comunemente accettato che la temperatura media si sia già innalzata di circa 1°C rispetto all’epoca preindustriale, l’analisi di EdjNet mostra che in 60 città della penisola balcanica l’aumento ha ormai superato questa soglia.
Le città più colpite
Considerando la differenza tra la temperatura media registrata rispettivamente nel XX e nel XXI secolo, le città dove si è verificato l’aumento più significativo sono Granada e Cordoba , in Andalusia (rispettivamente +1,6°C e + 1,5°C). Seguono a ruota alcune città del nord Europa, con aumenti dello stesso tenore.
Secondo i dati elaborati da EDJNet, tra le prime venti città ben sei si trovano in Romania: si tratta, in ordine di riscaldamento, di Buzău , Bucarest e Craiova (+1,4°C), seguite da Ploiești , Brăila e Galați (+1,3°C). Oltre al record negativo delle città romene, tra le 50 città europee dove l’aumento della temperatura è stato più intenso troviamo anche Vidin in Bulgaria, Banja Luka in Bosnia Erzegovina e Spalato in Croazia (+1,3°C).
Più caldo, più spesso
Un altro indicatore rilevante delle mutazioni climatiche è il numero di giornate calde registrate ogni anno. La soglia oltre la quale un giorno è considerato caldo varia a seconda della città e dipende dalla temperatura media registrata. Questo indicatore viene calcolato come la media di tutte le temperature registrate durante il giorno, consentendo così di apprezzare l’andamento effettivo della temperatura, al netto di picchi di calore che non rappresentano di per sé un effetto del cambiamento climatico.
A Spalato questo valore si attesta sui 27°C, a Belgrado e Novi Sad rispettivamente a 29°C e 28°C, a Cluj in Romania a 25°C e a Podgorica in Montenegro, a 24°C. Tenendo conto di questo, il numero di giornate calde è aumentato di molto in tutta la penisola, con casi limite come Spalato , dove si è passati da meno di 1 giorno caldo all’anno nel XX secolo a 13 all’anno nel XXI o Tirana , dove le giornate calde sono aumentate da 1 a 8.
Temperature più elevate provocano un aumento della mortalità. L’ondata di caldo di luglio e agosto 2003, per esempio, ha ucciso oltre 52mila persone in tutta Europa, secondo uno studio del think-tank Earth Policy Institute . I più anziani e i neonati sono le categorie più a rischio.
Oltre alle giornate calde, indicatore relativo che dipende dalle caratteristiche della città, vi è una soglia di condizione climatica comune a tutte le latitudini, superata la quale a risentirne sono le capacità di apprendimento. Diverse ricerche dimostrano che quando la temperatura media supera i 22°C le capacità di apprendimento degli scolari calano , specialmente in matematica. Il superamento sempre più frequente di questa soglia può avere quindi ripercussioni, ad esempio, sui rendimenti scolastici. Dal 2000 in poi, a Tirana e Spalato questa soglia limite è stata superata nel corso dell’anno scolastico in media per 14 giorni, a Pola per 15, a Belgrado , Bucarest e Zara per 13 giornate.
I fattori di rischio nella regione
“Il clima sta cambiando in tutto il continente, ma i Balcani occidentali sono particolarmente vulnerabili” sottolinea in un’intervista con OBCT Radovan Nikčević, esperto del Regional Cooperation Council . L’ente ha da poco pubblicato uno studio che prefigura per quest’area un aumento della temperatura di 1,7°C entro la fine del secolo. I dati analizzati da EDJNet riscontrano già un aumento medio di 0,9°C nelle 17 città dei Balcani occidentali per le quali si dispone di dati.
Tra i fattori che rendono il fenomeno particolarmente preoccupante in questa regione, secondo Nikčević, ci sono i ritardi nel recepimento delle normative europee che si occupano di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. “Resta una forte frammentazione: politiche, quadri giuridici e metodi di monitoraggio molto diversi tra loro nella regione rendono più difficile la lotta ai cambiamenti climatici. Inoltre, lo sviluppo economico è la priorità indiscussa per la regione: per questo la lotta ai cambiamenti climatici è spesso "lasciata indietro", rimandata ad un periodo migliore. Le istituzioni competenti, infine, mancano esperienza e capitale umano qualificati su questi temi.”
Lo studio del RCC rileva potenziali ricadute sulla produzione agricola, sulla salute dei cittadini, degrado delle zone boschive e aumento delle alluvioni.
Ad eccezione del Kosovo, i paesi della regione sono tutti firmatari dell’accordo di Parigi, che vincola a ridurre le emissioni adottando piani di mitigazione, che agiscono sulle cause del cambiamento. Oltre ai vincoli derivanti dall’accordo di Parigi, alcune municipalità partecipano inoltre a iniziative dal basso come la EU Covenant of Mayors for Climate & Energy : tra i firmatari, la città di Niš, Tirana, Podgorica, Skopje e oltre 15 città in Bosnia Erzegovina.
Altrettanto urgente è inoltre l’adozione di piani di adattamento, volti a gestire gli effetti già visibili del cambiamento climatico. Proprio per cogliere lo stato di avanzamento nell’adozione di Local Climate Plans (LCP), il consorzio EDJNet sta raccogliendo informazioni sulle politiche di adattamento adottate o in via di adozione da parte delle autorità locali europee.
Metodologia
I dati presi in considerazione per questo lavoro si concentrano sui contesti urbani, dove l’aumento della temperatura è più intenso rispetto alle aree rurali: per questo motivo, le autorità cittadine svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nell’adozione di politiche di adattamento.
Abbiamo analizzato due serie di dati forniti dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio (ECMWF), ERA-20C per il periodo 1900-1979 e ERA-intermedio per il periodo 1979-2017.
Entrambi i dataset sono ri-analisi, il che significa che gli scienziati dell’ECMWF hanno usato osservazioni da una varietà di fonti (satellite, stazioni meteorologiche, boe, palloni meteorologici) per stimare l’andamento delle temperature all’interno di quadrati di circa 80 chilometri di larghezza laterale (125 chilometri per ERA-20C). Mentre le stazioni meteorologiche offrono una registrazione puntuale, utile per le osservazioni quotidiane immediate, l’utilizzo della ri-analisi ECMWF è più adeguato per lo studio delle tendenze a lungo termine. Le stazioni meteorologiche potrebbero infatti essere spostate, o la città potrebbe espandersi intorno a loro, rendendo i dati non comparabili nell’arco di un periodo di tempo lungo oltre un secolo, come quello considerato in questo lavoro. Per questo i dati di ECMWF, derivati da più fonti, consentono di trascurare variazioni a livello micro così come gli effetti di "isola di calore", consentendo di apprezzare le variazioni nella tendenza generale.
Questa inchiesta collaborativa è stato prodotta dallo European Data Journalism Network . Tra i partner che vi partecipano, Spiegel Online (Germania), Osservatorio Balcani Caucaso, NRC Handelblad (Paesi Bassi), Alternative Economiques (Francia), Ouest-France (Francia), El Confidencial (Spagna).