Cecenia-Inguscezia: spostamento di confine alimenta nuove tensioni

Lo spostamento della linea di demarcazione del confine tra Cecenia e Inguscezia ha causato ampie proteste tra gli ingusci. La paura? Essere assimilati dalla Cecenia di Kadyrov

31/10/2018, Marat Iliyasov -

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Torri medioevali in Inguscezia - Daria-art-Mikhalchik/Shutterstock

Solo pochi anni fa, se qualcuno avesse parlato di un possibile conflitto tra ceceni e ingusci avrebbe sollevato molte perplessità. Nelle ultime settimane, al contrario, la questione sembra essere entrata nel quadro delle possibilità.

L’oggetto del contendere – che ha provocato proteste nelle ultime due settimane nella capitale dell’Inguscezia, Magas, con manifestanti che esprimevano la loro disponibilità a muoversi in armi contro la Cecenia – è la terra.

Un accordo sulla demarcazione del confine, sottoscritto lo scorso 26 settembre dai leader di Cecenia e Inguscezia, rispettivamente Ramzan Kadyrov e Yunus-bek Yevkurov e ratificato dai due parlamenti 8 giorni dopo, è stato percepito dai manifestanti come un latrocinio di terra inguscia.

“È la nostra terra”, “Vi sono i nostri cimiteri”, “Tutti nel Caucaso sanno dove sono sepolti i propri antenati”, “Lì ci sono le nostre torri…”, sono fra le dichiarazioni riportate dai giornalisti russi che hanno seguito le proteste.

I primi segnali conflittuali erano apparsi l’estate scorsa, quando giovani attivisti ingusci, durante uno dei loro viaggi di ricerca nella regione, si erano imbattuti casualmente in alcuni operai ceceni, impegnati a costruire una strada su territori considerati dagli attivisti parte dell’Inguscezia. Territori che hanno un significato culturale e spirituale di rilievo ospitando diverse torri medievali che rappresentano il patrimonio storico sia della popolazione inguscia che cecena, ma ospitano anche, nel sottosuolo, alcuni giacimenti petroliferi.

I giovani attivisti hanno poi chiesto lumi alle autorità ingusce e, in breve tempo, la risposta è arrivata sotto forma di un accordo di frontiera che ha confermato che le terre appartengono ora alla Cecenia. Questo, a quanto pare, è stato uno shock non solo per i giovani in questione, ma per molti altri ingusci, la cui piccola repubblica di 3000 chilometri quadrati (poco più grande della provincia di Bergamo), è diventata improvvisamente ancora più piccola.

I social network hanno fatto il resto. Le restrizioni a Internet imposte dalle autorità sono arrivate troppo tardi. I gruppi giovanili ingusci avevano già iniziato la mobilitazione e persino richiesto la presenza degli anziani, a cui spetta l’ultima parola in una società estremamente tradizionale. Al leader dell’Inguscezia Yevkurov e ai parlamentari non è stato nemmeno permesso di venire a parlare con i manifestanti. Pertanto, le loro spiegazioni sono state trasmesse sulla TV locale e federale. "Abbiamo fatto uno scambio di terre con i ceceni. Un metro della nostra terra per un metro della loro terra. Nessuno ha perso nulla…". La gente non ci ha creduto. "Abbiamo solo restituito le terre che durante la guerra avevamo incorporato nel nostro territorio senza consultare i ceceni", è stata un’altra spiegazione, più convincente, ma che non è bastata ai manifestanti. "Continuiamo a perdere le nostre terre, e questo deve essere fermato", ha dichiarato uno di loro, esprimendo l’opinione di molti. I più agguerriti si stavano già preparando a difendere la propria terra con le armi, come nel 1992 durante il breve conflitto con gli osseti sul distretto di Prigorodnyi, territorio di confine conteso in un’altra parte dell’Inguscezia. "Siamo pronti a morire", "Non abbiamo paura di Kadyrov e del suo esercito", "Non ci spaventeranno", sono state frasi spesso ripetute.

Altri hanno protestato in un modo diverso: molteplici video diffusi attraverso i social media hanno mostrato persone con mappe, che affermano che questi territori sono sempre appartenuti agli ingusci. Altri cercano di dimostrare questa appartenenza facendo riferimento ai propri antenati. "Tutti i miei antenati hanno vissuto qui per secoli e non siamo ceceni. Gli ingusci non sono fratelli dei ceceni", ha affermato uno di loro.

Prospettive diverse dalla Cecenia

I ceceni sono in completo disaccordo con i loro vicini ingusci. Sottolineano la discendenza comune con gli ingusci e pensano che la demarcazione sia corretta. Secondo molti, questi territori scarsamente popolati sono storicamente una terra che entrambe le nazioni possono rivendicare. Infatti, i clan che popolavano queste terre sono una fusione delle due nazioni. Quando le autorità sovietiche, all’inizio degli anni ’30, decisero di specificare tutte le nazionalità, ci furono casi di fratelli registrati uno come ceceno e l’altro come inguscio. Negli ultimi anni dell’Unione sovietica, la Cecenia e l’Inguscezia facevano parte di un’unica "Repubblica socialista sovietica autonoma ceceno-inguscia". Poiché Inguscezia e Cecenia sono diventate repubbliche separate con la dissoluzione dell’URSS, il confine esatto tra di loro non è mai stato completamente definito, fino al mese scorso.

Tuttavia, se un confine deve esistere tra le due nazioni, nella visione cecena questi territori appartengono alla Cecenia. Questa argomentazione si basa sull’accordo stretto dal leader della Cecenia indipendente di fatto Jokhar Dudayev e del suo omologo inguscio Ruslan Aushev. Nel 1994 i due leader si stavano preparando a stabilire il confine tra le repubbliche secondo i documenti del 1934, che confermano i confini esistenti prima che Mosca riunisse le due nazioni in un’unica repubblica. La prima guerra russo-cecena, iniziata nel 1994, interruppe i lavori di demarcazione, rimasti fermi fino agli eventi più recenti sopra discussi.

L’escalation di queste settimane ha già raggiunto il suo picco e ora sta sfumando. Ciononostante vi sono ancora proteste in programma in Inguscezia per i prossimi giorni. Tuttavia, dopo una serie di scuse ufficiali per gli insulti scambiati da entrambe le parti, dopo le numerose dichiarazioni rilasciate dai leader delle rispettive ONG in patria e all’estero, dopo gli incontri e gli interventi di molte persone influenti in Inguscezia, il conflitto armato sembra oggi lontano. Dopo tutto, come sostengono alcuni manifestanti, non è la terra che alimenta il conflitto. Allora, che cos’è?

La paura di entrare a far parte della Cecenia

La rapida e importante decisione, classificata dai manifestanti come "non costituzionale", ha sollevato preoccupazioni nella popolazione inguscia su una possibile riunificazione con la Repubblica cecena. Questo sospetto non è privo di logica. Il governo federale russo ha già fuso diverse regioni in un tentativo di ridurre la burocrazia e risparmiare. Pertanto, non sarebbe sorprendente se tale idea fosse riapparsa nell’agenda politica di Mosca. La sua giustificazione può essere ricercata nell’esperienza storica di queste due nazioni, che hanno convissuto nella Repubblica autonoma ceceno-inguscia in epoca sovietica. Inoltre, gli ingusci sono consapevoli degli appetiti dell’attuale amministrazione cecena, e in effetti le voci e le tensioni sono diventate così forti che Ramzan Kadyrov ha dovuto dichiarare ufficialmente che non esiste un piano per unire Inguscezia e Cecenia. Eppure, non è un segreto che le ambizioni di Ramzan Kadyrov abbiano superato il territorio della Cecenia da molto tempo.

In ogni caso, una fusione con la Cecenia non è vista positivamente dagli ingusci, che oltre a perdere la propria autonomia dovrebbero anche affrontare il rischio di assimilazione. Questa sembra essere la vera ragione dietro la protesta a Magas, che ha dimostrato quanto facile sia innescare un conflitto nel Caucaso, anche tra due popoli vicini come ceceni e ingusci.

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