Romania: le critiche dell’Europa

A gennaio la Romania assumerà la presidenza di turno del Consiglio dell’UE. Gli europarlamentari hanno espresso tutte le loro preoccupazioni ed hanno trovato una sponda nello stesso Presidente romeno Iohannis

15/11/2018, Mihaela Iordache -

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Giovanni Love/Shutterstock

Le quotidiane tensioni politiche della Romania si spostano a Strasburgo. Il Parlamento europeo ha infatti appena criticato e ammonito duramente la Romania – attraverso una risoluzione approvata martedì 13 novembre – proprio mentre il paese si sta preparando ad assumere per la prima volta (dal primo gennaio) la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea.

Una presidenza che dovrà gestire, tra le altre cose, la Brexit e le elezioni europee.

A rincarare la dose sono arrivate anche le dichiarazioni dello stesso presidente romeno Klaus Iohannis che ha affermato che per le responsabilità della presidenza di turno la Romania non sarebbe preparata. A suo avviso sarebbe soprattutto colpa dell’attuale governo che ha come priorità esclusiva la riforma della giustizia – in modo da sottometterla al controllo politico – e le cosiddette leggi “salvacorrotti”.

La risoluzione

La risoluzione adottata dal Parlamento europeo verte in particolare proprio sul tentativo di riformare il settore giudiziario. Secondo gli europarlamentari, la Romania non sta tenendo conto di libertà e diritti fondamentali, valori alla base dell’UE. Alla Romania viene richiesto di “astenersi dal realizzare qualsiasi riforma che metta a rischio il rispetto dello stato di diritto, compresa l’indipendenza della magistratura”.

Il testo è stato approvato a larga maggioranza con 473 voti a favore, 151 contrari e 49 astensioni e vi emerge anche la preoccupazione riguardo alle restrizioni politiche che si cercano di imporre alla libertà di stampa.

La risoluzione ha voluto essere un forte segnale d’allarme all’indirizzo di Bucarest che spesso si ritrova a braccetto con Polonia e Ungheria, paesi già nel mirino delle istituzioni Ue per quanto riguarda il rispetto dello stato di diritto.

Inoltre il voto all’Europarlamento dimostra come l’Ue continuerà a monitorare il processo di riforma del settore della giustizia in Romania – come del resto sta continuando a fare negli ultimi mesi – causando così l’irritazione dei socialdemocratici locali che avevano espresso più volte la speranza che la Romania finisse di essere un sorvegliato speciale.

Mentre Bruxelles spera comunque in un dialogo costruttivo con Bucarest e aspetta ancora documenti sulla lotta alla corruzione negli ultimi due anni, in Romania continua l’avvicendamento di magistrati a seguito di “valutazioni professionali” avviate dal ministero della Giustizia. La Commissione europea ha inoltre raccomandato nel suo recente Rapporto sul Meccanismo di Cooperazione e Verifica (MCV) di sospendere immediatamente la messa in pratica delle leggi sulla giustizia recentemente riformate e dei decreti d’urgenza recentemente emessi per rivederli seguendo i suggerimenti fatti dalla Commissione di Venezia e del Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa (Greco).

Bruxelles ha chiesto inoltre la sospensione immediata delle procedure di nomina e revoca in corso che riguardano i magistrati in carica. Non mancano infine preoccupazioni per quanto riguarda la nomina del capo del Dipartimento Nazionale Anticorruzione.

Il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha voluto precisare che negli ultimi mesi la Romania ha registrato un regresso deplorevole con le modifiche delle leggi della giustizia, minando l’indipendenza dei magistrati e rallentando nella lotta alla corruzione.

Le reazioni

Klaus Iohannis (foto di Belish/Shutterstock)

Klaus Iohannis (foto di Belish/Shutterstock)

Dal loro canto i rappresentanti del Partito Socialdemocratico romeno respingono le critiche riportate nella risoluzione del PE. Il primo ministro Viorica Dancila ha dichiarato che vorrebbe che la Romania non fosse giudicata secondo “risoluzioni forzate sulla realtà”. Dancila ricorda che la Romania ha già un programma per il periodo in cui avrà la presidenza di turno del consiglio dell’Ue e sottolinea che si troverà a “rispondere ad alcune sfide, Brexit, il futuro dell’UE post-Brexit, la politica di coesione e la politica agricola comune”. Solo dopo – afferma la premier romena – la Romania potrà essere giudicata.

Proprio le critiche del Parlamento e della Commissione Europea hanno spinto il capo dello stato Klaus Iohannis ad accusare la coalizione al potere del PSD-ALDE (Social-democratici e Liberal-democratici) di aver “cancellato con la spugna i progressi degli ultimi undici anni con l’unico obiettivo di salvare Dragnea [il presidente del PSD, accusato di corruzione, ndr] dalla prigione”. “Dragnea lotta contro la Romania invece di lottare per la Romania”, ha aggiunto Iohannis.

Per il capogruppo dei senatori social-democratici, Serban Nicolae, si tratta di una risoluzione inutile. Alla domanda fatta dai giornalisti se il PSD ne terrà conto Nicolae ha risposto: ”Con lo stesso rispetto con il quale ne ha tenuto conto anche il primo ministro ungherese. Credo che quello sia il modello da seguire, soprattutto perché l’Ungheria è un membro più vecchio dell’UE rispetto alla Romania”. Il senatore social democratico ha aggiunto però che “la Romania non vuole andare sulla strada dell’Ungheria” ma “seguire la strada della Romania nell’UE”.

I segnali mandati dall’UE vengono invece presi molto sul serio dai rappresentanti dell’opposizione. Dan Barna, presidente di USR (Unione Salvate la Romania), ha dichiarato le critiche di Bruxelles collocano la Romania “ai margini dell’Europa”, e responsabile di tutto questa situazione disastrosa sarebbe Liviu Dragnea. L’USR ha successivamente dichiarato che a questo punto una mozione di censura contro il governo sarebbe auspicabile.

Dal suo canto Liviu Dragnea ha invece affermato che i grandi temi per la Romania sono altri, facendo l’esempio di sanità, educazione, infrastrutture e agricoltura.

Nella tarda serata di martedì, durante uno talk show, in diretta tv il primo ministro Dancila ha dichiarato che la Romania non rinuncerà al proprio semestre di presidenza ed ha accusato il capo dello stato di agire contro gli interessi del paese. Anche dal ministero degli Esteri romeno si è precisato che “la Romania è preparata ad assumere il 1 gennaio 2019 il mandato della presidenza del Consiglio dell’UE”.

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