Agricoltura biologica in Albania, un potenziale inespresso

L’Albania ha tutte le potenzialità per sviluppare con successo l’agricoltura biologica, ma il settore ha bisogno di interventi strutturali e sostenibili. Ne abbiamo parlato con il professor Enver Isufi, direttore dell’Istituto per l’Agricoltura biologica di Durazzo

03/06/2019, Francesco Martino -

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Foto - funnyangel/Shutterstock

In quale stadio di sviluppo si trova attualmente l’agricoltura biologica in Albania?

L’agricoltura biologica albanese ha mosso i primi passi nel 1997, quando è stata fondata la prima Organic Agriculture Association (OAA) con il sostegno di diversi donatori internazionali come Avalon (Olanda), l’Istituto svizzero per l’agricoltura biologica, USAID, Cooperazione italiana, ecc. Oggi, gli attori principali che lavorano per lo sviluppo dell’agricoltura biologica in Albania sono l’Istituto per l’Agricoltura biologica, l’Associazione albanese per il marketing e l’ente di certificazione Albinspekt. Attualmente abbiamo circa 80 produttori biologici attivi sui mercati locali e internazionali, che operano sotto l’egida dell’Istituto per l’agricoltura biologica.

Come valuta lo sviluppo del settore dell’agricoltura biologica in Albania, a partire dai primi passi, mossi nei primi anni 2000?

Tra il 2001 e il 2011 l’Albania ha avuto il maggior numero di bio-agricoltori: all’epoca l’agricoltura biologica godeva di maggiore sostegno da parte di diversi donatori. Successivamente, il numero di agricoltori impegnati nell’agricoltura biologica è diminuito di anno in anno. In questi ultimi anni, però, siamo tornati a registrare una tendenza positiva, con un aumento significativo dei bio-agricoltori, specialmente nei settori delle piante medicinali e dell’olio d’oliva biologico. Questa tendenza è (anche) la conseguenza delle crescenti sovvenzioni volute dal governo albanese negli ultimi due anni.

Quali sono oggi le colture bio più presenti e promettenti in Albania?

Al momento piante medicinali, erbe fresche e olio d’oliva, che rappresentano anche le principali esportazioni verso i mercati internazionali. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento del numero di agricoltori che coltivano piante medicinali e aromatiche, mentre sono diminuiti quelli che producono frutta e verdura.

Quali tipi di agricoltori mostrano interesse nel passare dall’agricoltura tradizionale a quella biologica?

Molti e diversi tipi di agricoltori mostrano interesse nel passaggio dalla produzione convenzionale a quella biologica. In tanti, tuttavia, non dispongono dei mezzi finanziari necessari. In generale, credo che se il sostegno finanziario fosse più facile da ottenere, molti altri produttori sarebbero pronti a passare al biologico.

L’attuale legislazione è adeguata per supportare i bisogni degli agricoltori biologici? Ci sono fondi pubblici significativi o contributi finanziari dedicati al settore?

Nel 2016 il parlamento albanese ha approvato una nuova legge, specificamente progettata per sviluppare e sostenere l’agricoltura biologica nel paese. Le regole per l’effettiva attuazione della nuova legge sono ora pronte, ma il governo non le ha ancora implementate.

I sussidi variano da 700 a 1.500 Euro per ciascun agricoltore certificato, in base alla fase di conversione alla produzione biologica (primo anno, secondo anno e bioproduzione completa nel terzo anno). Prendendo in considerazione le esigenze dei piccoli bio-agricoltori albanesi (con una bio-azienda media di circa due ettari), penso che questo livello di sostegno finanziario sia buono e, almeno sulla carta, permetta agli agricoltori interessati di passare alla produzione biologica. Finora, tuttavia, gli agricoltori non hanno sempre ricevuto le somme a cui hanno diritto.

Esiste una strategia a lungo termine per lo sviluppo dell’agricoltura biologica in Albania?

Al momento, il governo albanese non ha elaborato alcun nuovo piano d’azione per lo sviluppo dell’agricoltura biologica dopo che il primo (2007-2013), solo parzialmente attuato, è giunto alla sua naturale conclusione. Crediamo che sia necessario un nuovo piano per identificare e perseguire obiettivi sostenibili nel settore.

Esiste già un mercato locale funzionale, in grado di assorbire la produzione locale e stimolare una crescente presenza di prodotti biologici sulle tavole dell’Albania?

L’anno scorso abbiamo registrato una riduzione del numero di punti vendita di prodotti bio in Albania, anche a causa del calo in numero e varietà dei prodotti in vendita, in particolare frutta e verdura. Attualmente l’Albania non dispone di una rete adeguata di canali di vendita, punti di raccolta e sale di refrigerazione per la distribuzione e la conservazione di prodotti biologici freschi. Allo stesso tempo, non vi è alcun sostegno finanziario per sviluppare l’educazione al consumo, la promozione e la commercializzazione dei prodotti biologici.

Esiste il potenziale per esportare i prodotti biologici albanesi? In caso contrario, quali sfide e ostacoli devono essere superati?

Molti prodotti biologici albanesi hanno un chiaro potenziale di esportazione. Ancora una volta, l’ostacolo principale è lo scarso sostegno finanziario a disposizione degli agricoltori per esplorare nuovi mercati all’estero. Un’altra sfida è la mancanza di strumenti e opportunità per acquisire il know-how fortemente necessario: bio-input, formazione, servizi di estensione, pubblicazioni, supporto marketing e educazione dei consumatori sarebbero particolarmente benvenuti. Se e quando queste risorse saranno disponibili, il numero e la quantità di prodotti esportati potrebbero aumentare in modo significativo.

In che modo i donatori internazionali attualmente contribuiscono, sia finanziariamente che in termini di condivisione delle conoscenze, al settore biologico albanese?

Negli ultimi anni, purtroppo, i progetti finanziati dagli strumenti pre-adesione UE come IPARD e IPA e i donatori internazionali in generale non hanno dato priorità all’agricoltura biologica. Non è facile capire le ragioni di tale mancanza di interesse: forse non c’è fiducia nelle potenzialità del mercato albanese per i prodotti bio, o i donatori sono spaventati dagli elevati standard richiesti dall’agricoltura biologica. Da parte mia è particolarmente difficile capire perché l’UE non sostenga maggiormente il settore biologico in Albania. Ultimamente abbiamo sentito voci su diversi donatori disposti a iniziare nuovi progetti, ma non è ancora chiaro se questo accadrà o meno. Nel frattempo, ciò che rimane sul terreno sono alcuni progetti minori di donatori come Cospe (Italia) e Giz (Germania), che ancora riescono a sostenere alcuni agricoltori e produzioni bio.

Esiste una significativa cooperazione regionale nei Balcani per sostenere e sviluppare un’agricoltura biologica sostenibile a lungo termine?

Nel 2011 è stata creata una rete biologica dell’Europa sud-orientale (SEEON) per sostenere lo sviluppo dell’agricoltura biologica a livello regionale. La piattaforma ha organizzato oltre dieci incontri, in cui abbiamo condiviso problemi e sfide comuni, know-how acquisito, ecc.. L’iniziativa si è dimostrata utile, ma purtroppo mancano ancora progetti concreti per uno sviluppo reale e sostenibile dell’agricoltura biologica nella regione.

Progetti

Attenzione al destino di intere famiglie, attenzione allo sviluppo delle comunità locali, attenzione al paesaggio, attenzione ai temi dello sviluppo economico. Sono questi, in sintesi, gli elementi cardine che l’Alleanza per lo sviluppo e la valorizzazione dell’agricoltura famigliare del nord Albania si propone di mettere in moto, lavorando a partire dai saperi tradizionali, dalle produzioni tipiche e dal ruolo della donna.

Lanciato il 4 luglio 2017 dalla città di Pukë, questo progetto triennale è promosso da due ong italiane – Reggio Terzo Mondo (RTM) e Cooperazione per lo sviluppo paesi emergenti (COSPE) – con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). L’obiettivo dell’iniziativa può suonare “tradizionale” – lo sviluppo eco-sostenibile di uno dei territori più arretrati dell’Albania – ma la rete e il metodo che si propongono di realizzarlo sono innovativi. Agropuka, visto il suo ruolo nella regione, partecipa all’iniziativa come membro permanente del Comitato di Gestione del Fondo di Dotazione per lo Sviluppo dell’Agricoltura Familiare, schema di finanziamento previsto da progetto.

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