Grecia, il giorno di Mitsotakis

Dopo la larga vittoria elettorale di ieri, il leader di Nuova democrazia, Kyriakos Mitsotakis, è il nuovo premier greco. Le reazioni del giorno dopo nel racconto della nostra corrispondente

08/07/2019, Gilda Lyghounis - Chania

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Alexandros Michailidis/Shutterstock

Vista da Chania, città di origine del nuovo premier Kyriakos Mitsotakis, sul mare a nord ovest di Creta, la vittoria del centro destra al voto greco del 7 luglio è meno netta. Qui nell’isola, come da tradizione, ha vinto il centrosinistra con il 40% dei voti. Dora Mitsotakis in Bakoyannis – sorella del nuovo primo ministro, ex ministro degli Esteri ed ex sindaca di Atene negli anni Novanta- che si è è candidata a Chania per il seggio di deputata è stata sì eletta, ma le sue mire sono in parte deluse.

Creta, una prospettiva diversa

Voleva tingere di azzurro, colore del centro destra, tutta la cartina della Grecia: invece Creta rimane caparbiamente rossa. Nuova democrazia, nonostante la vittoria del 40% a livello nazionale contro un Movimento Syriza attestatosi al 32%, qui a Creta si ferma al 32%, capovolgendo il risultato dei due primi partiti a livello nazionale. Seguono i socialisti di Kynal con il 10,4%, poi il nuovo partito di Yannis Varoufakis, ex ministro delle Finanze di Tsipras, con quattro voti su cento, i comunisti del KKE al 3,8%.

“Noi cretesi abbiamo una tradizione di sinistra che risale non solo all’era Syriza, ma a quella dei socialisti del Pasok”, racconta a OBCT Andreass Papandreu (semplice omonimia con lo storico leader socialista) segretario di Syriza a Chania. “Ancora prima ha sempre prevalso il centro sinistra anti monarchico contro una destra che appoggiava il Re, fin dall’inizio del secolo scorso con lo statista Eleftherios Venizelos”.

Eppure Dora Bakoyannis ha svolto la sua campagna elettorale con lo slogan “Avete l’opportunità di avere un primo ministro di Chania e me a tutelare i vostri interessi in Parlamento. Un’occasione storica”.

“La nostra vittoria in tutta Creta, che ci dà gioia e onore, è ancora più simbolica proprio perché Chania è la città di origine dei Mitsotakis: il nuovo primo ministro Kyriakos, sua sorella Dora, il figlio di Dora Kostas, appena eletto sindaco di Atene alle amministrative del 26 maggio, il padre di Dora e Kyriakos Kostas Mitsotakis, premier dal 1990 al 1993 e in politica dal dopoguerra. Insomma la dynasty greca per eccellenza”, sottolinea Papandreu nel suo ufficio alla periferia della cittadina, famosa fra i turisti per il suo porto veneziano, patrimonio Unesco.

“Io ho votato in passato Nuova Democrazia, ma questo nuovo premier non mi convince e ora ho scelto Syriza – riflette Eleni, pensionata, tipica rappresentante del ceto medio impoverito negli anni della lunga crisi economica – ho due pensioni: la mia, da preside di un liceo di Chania, e quella di reversibilità di mio marito, impiegato di banca. Insieme facevano 2300 euro: ora ne incasso solo 1300. Mio figlio è dirigente in un ente pubblico: prendeva 4000 euro, ora ne guadagna 1800. Fatica a pagare il mutuo acceso in passato. Ma non è colpa di Tsipras: chiunque al suo posto avrebbe dovuto applicare l’austerity e i tagli alle pensioni e agli stipendi imposti dalla Troyka. E chiunque ora al potere non può mantenere tante promesse elettorali. Non ci sono soldi. La responsabilità di questo disastro è di chi è stato al governo nei decenni precedenti alla crisi: centro destra, socialisti. Tutti”.

E il nuovo premier? “Sa, qui a Creta sappiamo che ha tante ville sparse non solo a Creta ma in Grecia. Suo padre Kostas Mitsotakis era carismatico, lui meno…sembra messo lì dalla famiglia e dal partito”.

L’analisi del giorno dopo

Sta di fatto che oggi (8 luglio ndr) Kyriakos Mitsotakis, ha giurato come primo ministro, contando su una maggioranza assoluta in Parlamento di 158 seggi, con un’opposizione formata da 86 deputati di Syriza, 22 socialisti di Kynal, 15 comunisti del KKE, nove deputati di Mera, 25 di Yannis Varoufakis. E la sorpresa di queste elezioni: 10 deputati ai nazionalisti di Elleniki Lysi (Scelta greca) di Kyriakos Velopoulos, il quale ha raccolto consensi anche grazie alla sua carriera di televenditore di “lettere apocrife di Gesù Cristo” e di “pomate provenienti dal monte Athos, santuario dell’ortodossia”.

“Velopoulos è un idiota, che però sa farsi capire dalla gente”, commenta Thanos Veremis, docente emerito di Storia moderna all’università di Atene e autore del saggio “La Grecia. Una storia che inizia nel 1821” tradotto in Italia da Argi Editore. “Vende nazionalismo. Molti hanno scelto lui perché è percepito come meno violento ed estremista dei neonazisti di Alba Dorata, che infatti hanno perso metà dei loro voti e a queste elezioni sono fuori dal Parlamento”.

A proposito di nazionalismo, cosa ne sarà ora dell’accordo di Prespa, stretto da Tsipras con Zoran Zaev, premier dello stato confinante che ora si chiama appunto – grazie a questo patto – “Macedonia del Nord”. La scelta è stata fortemente criticata da parte degli elettori, specie da quelli della regione ellenica di Salonicco, capoluogo della Macedonia sull’Egeo, ma appoggiata apertamente da Bruxelles. “Mitsotakis si guarderà bene dal modificarlo – aggiunge Veremis – anzi, per lui è stato un sollievo che a stringere questo patto impopolare sia stato Tsipras. E’ un buon accordo, che pone fine a trent’anni di contese fra Atene e Skopje”.

Sempre sul versante della politica estera, il primo leader a congratularsi con Kyriakos Mitsotakis per la sua vittoria è il vicino scomodo, il turco Recep Tayid Erdoğan: i rapporti tra Atene ed Ankara sono più tesi del solito per le recenti dichiarazioni del presidente turco di volere interferire con le ricerche di gas naturali nel mare al largo di Cipro e per la minaccia di violare i limiti territoriali inviando navi vicino a Kastellorizo, l’isola greca di confine resa famosa dal film “Mediterraneo”, premio Oscar 1991 con regia di Gabriele Salvatores.

Mitsotakis e il figlio di Erdoğan, Necmettin Bilal, hanno studiato insieme ad Harvard, sono amici, e alla vigilia del voto di domenica Mitsotakis ha promesso ai greci la riapertura di un dialogo costruttivo nel rispetto del diritto internazionale .

“Il nostro nuovo primo ministro si è laureato ad Harvard e Princeton a pieni voti, è stato analista economico nella City a Londra”, prosegue Veremis. “Tsipras, invece, ha finito a fatica il Politecnico ad Atene e non ha mai lavorato un giorno in vita sua se non come politico”. Tema delicato, il rapporto che avrà il nuovo governo di Nuova democrazia con le banche creditrici della Grecia, appena uscita dal commissariamento della Troika.

“Vigileremo come opposizione perché le conquiste sociali fatte dal popolo greco durante i quattro anni di governo Syriza non siano eliminate”, avverte il segretario di Syriza di Chania Andreas Papandreu. “Mitsotakis vuole dividere fra gli istituti di credito parte dell’aumento del 3% nella crescita economica ellenica di quest’anno. Noi difenderemo, invece, il salario minimo, il diritto alla sanità e alla scuola pubblica, l’aumento delle pensioni più basse. Non è un caso che oltre a Creta l’altra regione che ha visto Syriza vittoriosa il 7 luglio è il porto del Pireo, circoscrizione Pireo 2, zona operaia”.

Mitsotakis e l’elettorato greco, un matrimonio destinato a durare?

Mitsotakis ha promesso di ridurre le tasse (“ossia di applicare la flat tax” spiega Veremis), intanto a settembre dovrà vedersela con la vendita all’asta, da parte delle banche, di molte prime case pignorate per debiti. Vedremo se il suo periodo di grazia, e il suo consenso fra gli elettori che con lui hanno scelto la sicurezza e di chiudere il capitolo amaro della cura anti-crisi, durerà.

Secondo una curiosa indagine dell’istituto Andrologico di Atene, alla vigilia delle elezioni, alla domanda “Quale fra i due sfidanti vi sembra più sexy?” Sette greci su dieci hanno risposto “Alexis Tsipras”, tre su dieci “Kyriakos Mitsotakis”. Ma al quesito “Chi dei due è il marito ideale” non hanno avuto dubbi: Mitsotakis, sentito come garanzia di fedeltà e sicurezza. Auguri.

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