Georgia: l’opposizione in piazza contro il nuovo premier

Forti critiche in Georgia a seguito della nomina a nuovo primo ministro di Giorgi Gakharia, precedentemente ministro degli Interni. L’opposizione parlamentare ed extraparlamentare da tre mesi chiedeva le sue dimissioni per le violenze della polizia durante manifestazioni di protesta tenutesi nel giugno scorso

10/09/2019, OC Media -

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Uno striscione contro il neopremier georgiano Giorgi Gakharia (© Daria Doroshchuk/Shutterstock)

(Pubblicato originariamente da OC Media il 3 settembre 2019)

Lo scorso 3 settembre gli attivisti del gruppo “For Freedom”, che da giugno chiedono le dimissioni dell’ormai ex ministro dell’Interno georgiano Giorgi Gakharia, hanno invitato i cittadini a scendere in piazza per protestare contro la decisione del leader del partito di governo Sogno georgiano (Georgian Dream, GD), Bidzina Ivanishvili, di proporre Gakharia come nuovo primo ministro dopo le dimissioni di Mamuka Bakhtadze presentate lo scorso 2 settembre (Giorgi Gakharia ha ottenuto la maggioranza in parlamento la scorsa domenica, ndt).

“È uno schiaffo in faccia all’intera società”, ha detto uno dei promotori della campagna “Shame!” Shota Digmelashvili ai giornalisti riuniti davanti al parlamento. Nella mattina di martedì 3 settembre un gruppo di manifestanti ha tentato di forzare l’entrata del parlamento e ha creato un “corridoio della vergogna” per i deputati eletti nelle fila del GD.

Alcuni manifestanti e deputati dell’opposizione sono riusciti a entrare nell’aula parlamentare durante la seduta plenaria, soffiando vuvuzelas e fischietti in segno di protesta.

Gli attivisti del gruppo “For Freedom” chiedevano le dimissioni di Gakharia da ministro degli Interni ormai da più di due mesi, accusandolo di aver autorizzato la polizia a ricorrere a un uso eccessivo della forza durante una manifestazione di protesta svoltasi a Tbilisi lo scorso 20 giugno.

A scatenare quest’ultima fu il discorso di un deputato russo che, nel corso di una riunione dell’Assemblea interparlamentare sull’ortodossia, tenutasi nel parlamento georgiano, occupò la poltrona del presidente del parlamento rivolgendosi alla platea in russo.

Sotto la pressione della piazza, il presidente del parlamento georgiano Irakli Kobakhidze ha rassegnato le dimissioni e il governo ha assicurato che le prossime elezioni politiche si svolgeranno con un sistema elettorale proporzionale – che è stata una delle principali richieste dei manifestanti – , rifiutandosi però di rimuovere Gakharia dall’incarico di ministro dell’Interno.

Martedì 3 settembre poi il Sogno georgiano ha appoggiato la proposta avanzata dal capo del partito, Bidzina Ivanishvili, di nominare Gakharia a primo ministro. La notizia è arrivata all’indomani della decisione di Mamuka Bakhtadze, annunciata con un post su Facebook, di rassegnare le sue dimissioni da primo ministro.

Ivanishvili ha dichiarato che è stata una sua idea quella di proporre Gakharia come nuovo primo ministro e che il suo partito ha “appoggiato pienamente” la sua proposta.

Nel corso di una conferenza stampa tenutasi martedì 3 settembre, Gakharia ha dichiarato che, se dovesse essere confermato come nuovo primo ministro, nominerebbe Vakhtang Gomelauri, attuale capo dei servizi segreti georgiani, come ministro dell’Interno e Irakli Gharibashvili, che dal 2013 al 2015 ha ricoperto l’incarico di primo ministro, come ministro della Difesa, mentre l’attuale ministro della Difesa Levan Izoria avrebbe assunto l’incarico di presidente del Consiglio nazionale di sicurezza.

Irakli Gharibashvili ha ricoperto l’incarico di ministro dell’Interno dal 2012 al 2013, prima di sostituire Ivanishvili come primo ministro e segretario del GD nell’ottobre 2013. Nel dicembre 2015, dopo poco più di due anni dalla sua nomina a primo ministro, Gharibashvili ha presentato le sue dimissioni, senza fornire alcuna spiegazione.

Nel marzo 2019, Gharibashvili è ritornato all’attività politica, assumendo l’incarico di segretario politico del GD, con l’obiettivo, come affermato da lui stesso, di porre fine all’approccio soft del governo, all’epoca guidato da Mamuka Bakhtadze, nei confronti di un’opposizione “distruttiva”.

Le reazioni dell’opposizione

Le forze di opposizione, sia parlamentari che extraparlamentari, hanno reagito con forte disappunto alla nomina di Gakharia come primo ministro. “Questo è un segnale che Ivanishvili intende condurre una terribile, disgustosa, sporca e violenta campagna elettorale”, ha dichiarato uno dei leader del partito Georgia Europea Gigi Ugulava all’agenzia di stampa InterPressNews.

Le prossime elezioni parlamentari in Georgia dovrebbero tenersi nell’ottobre 2020.

Durante la seduta del parlamento del 3 settembre scorso, Grigol Vashadze, esponente della coalizione dei partiti di opposizione Forza nell’Unità e leader del Movimento nazionale unito (UNM), ha chiesto ai membri di Sogno georgiano di non appoggiare la candidatura di Gakharia all’incarico di primo ministro, invitando tutti i partiti di opposizione e le organizzazioni della società civile a opporsi alla nomina di Gakharia.

“Invece di preparasi tranquillamente e pacificamente per le elezioni parlamentari, siamo costretti ad assistere a un susseguirsi continuo di azioni provocatorie”, ha dichiarato Vashadze, aggiungendo che “la nomina di Gakharia all’incarico di primo ministro è uno sputo in faccia allo stato, all’intera opposizione e soprattutto a quelli che lo scorso 20 giugno hanno difeso i diritti garantiti dalla costituzione e gli interessi del paese”.

Vashadze ha poi invitato i cittadini georgiani a radunarsi davanti al parlamento per protestare contro la nomina di Gakharia a primo ministro.

L’uomo di Ivanishvili

Giorgi Gakharia
(foto Davit Teteloshvili
Wikipedia  CC BY-SA 4.0 )

Giorgi Gakharia ha assunto l’incarico di ministro dell’Interno e di vice premier nel novembre 2017, e nel maggio 2019 è stato nominato segretario del Consiglio nazionale di sicurezza. Laureato all’Università statale Lomonosov di Mosca, per alcuni anni è stato direttore responsabile dell’area caucasica per il gruppo Lufthansa, prima di essere reclutato nel Sogno georgiano da Ivanishvili.

Prima di diventare ministro dell’Interno, Gakharia ha ricoperto l’incarico di ministro dell’Economia, quello di segretario del Consiglio economico e quello di business ombudsman.

Già nel giugno 2018, quando l’allora premier Giorgi Kvirikashvili ha rassegnato le sue dimissioni per disaccordi con la leadership del Sogno georgiano, si è speculato sulla possibilità che Gakharia venisse nominato primo ministro. Gakharia ha prontamente smentito tali speculazioni, sostenendo di essere contento di ricoprire l’incarico di ministro dell’Interno.

Accuse di abuso di potere durante la manifestazione del 20 giugno

Di fronte alle accuse per la repressione violenta della manifestazione antigovernativa svoltasi a Tbilisi lo scorso 20 giugno, Gakharia ha insistito sul fatto che i manifestanti hanno infranto svariate leggi, pur ammettendo che alcuni poliziotti hanno fatto ricorso a un uso eccessivo della forza. Ha respinto il suggerimento di rassegnare le dimissioni a causa di questo episodio, affermando che, se dovesse decidere di dimettersi, avrebbe inviato un segnale preoccupante a quelli che, secondo lui, avrebbero compiuto azioni violente durante la manifestazione di protesta del 20 giugno.

Venti persone sono indagate per tentativo di irruzione nel palazzo del parlamento durante la manifestazione del 20 giugno, tra cui anche il deputato dell’opposizione Nika Melia, mentre dieci agenti di polizia, tra cui il capo dell’unità speciale, sono stati sospesi e altri due sono indagati con l’accusa di un uso eccessivo della forza.

Nel luglio 2019, sollecitato dai giornalisti dell’emittente televisiva Pirveli in merito ad alcune controverse inchieste condotte dalle autorità di polizia, Gakharia ha affermato di aver mantenuto la promessa di indagare fino in fondo sull’omicidio del 16enne Davit Saralidze. Saralidze è stato accoltellato nel dicembre 2017.

Con una sentenza emessa nel maggio 2018, il tribunale di Tbilisi ha affermato che l’ufficio del procuratore generale non era riuscito ad identificare i responsabili dell’omicidio di Davit Saralidze. Questa sentenza ha spinto il padre del ragazzo ucciso, Zaza Saralidze, ad organizzare manifestazioni di protesta davanti al parlamento georgiano, chiedendo giustizia per suo figlio.

Nel giugno 2019, una nuova indagine, voluta da Gakharia, ha portato alla denuncia di una persona sospettata di aver partecipato all’omicidio di Saralidze.

Gakharia è stato inoltre criticato per non aver sollecitato indagini sulle presunte pressioni subite da Ia Kerzaia, direttrice di una scuola di Zugdidi.

Secondo la famiglia di Kerzaia e alcune organizzazioni internazionali, tra cui International Society for Fair Elections and Democracy (ISFED), Kerzaia è stata bersagliata per non aver appoggiato la candidata alle elezioni presidenziali del 2018 Salome Zurabishvili. Kerzaia è morta per un ictus che, stando ai suoi familiari, sarebbe stato causato dallo stress subito per questa vicenda.

Gakharia è stato coinvolto anche in un altro scandalo legato alla campagna elettorale per le presidenziali del 2018. Nel febbraio 2019, Mamuka Khazaradze, fondatore della banca TBC, una delle principali banche georgiane, ha accusato Gakharia di avergli inviato una “lettera minatoria”.

Khazaradze – che ha recentemente annunciato che fonderà un movimento politico, nonostante sia sotto processo per presunto riciclaggio di denaro – sostiene che, prima del ballottaggio delle elezioni presidenziali tenutosi il 29 novembre 2018, avrebbe ricevuto una lettera da Gakharia in cui quest’ultimo chiedeva che l’emittente televisiva indipendente Pirveli adottasse una linea editoriale filogovernativa.

Il proprietario dell’emittente Pirveli è un amico di Khazaradze, Vato Tsereteli.

La polizia non ha mai aperto un’indagine su questa vicenda. Nel frattempo, anche il padre del proprietario dell’emittente Pirveli è stato denunciato con l’accusa di riciclaggio di denaro.

Diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno inoltre criticato Gakharia per non aver garantito la sicurezza del primo Gay Pride di Tbilisi, che si sarebbe dovuto tenere a giugno di quest’anno, e per aver disposto un intervento degli agenti in tenuta antisommossa contro gli abitanti della valle del Pankisi, che stavano protestando contro la costruzione di un’idrocentrale.

Malkhaz Machalikashvili, che vive proprio nella valle del Pankisi, ha sporto denuncia contro l’ex capo dei servizi segreti georgiani Vakhtang Gomelauri, nominato da Gakharia come nuovo ministro dell’Interno.

Machalikashvili accusa Gomelauri di essere responsabile dell’omicidio di suo figlio, ucciso nel letto di casa durante un’operazione anti-terrorismo nel dicembre 2017.

L’anno scorso Gakharia si è scusato con i manifestanti radunati davanti al parlamento per protestare contro la brutalità della polizia durante gli interventi effettuati in alcuni locali notturni di Tbilisi nel maggio 2018. Nonostante le scuse, Gakharia è stato elogiato dai suoi sostenitori per aver catturato “gli spacciatori di stupefacenti” nei locali notturni.

Sempre nel maggio 2018, il difensore civico georgiano ha messo in discussione la versione ufficiale sui blitz effettuati dalla polizia, affermando che le persone accusate di spaccio sono state trattenute dalla polizia diverse ore prima dell’intervento.

Gakharia ha sempre avuto un approccio rigido alla politica sulle droghe, ma quattro mesi dopo le proteste contro la brutalità della polizia ha proposto una legge per legalizzare la produzione di cannabis destinata all’esportazione. La proposta di legge è stata ritirata sotto la pressione della Chiesa ortodossa georgiana.

Secondo un sondaggio dell’opinione pubblica, pubblicato nel luglio 2019 dall’Istituto internazionale repubblicano (IRI) con sede a Washington, il 40% degli intervistati ha un’opinione positiva di Gakharia e il 47% un’opinione negativa. Tuttavia, occorre tenere presente che questo sondaggio è stato effettuato prima del controverso intervento della polizia durante la manifestazione di protesta del 20 giugno scorso.

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