Albania: l’oligarchia del cromo contro un sindacato indipendente

Scendono a 1000 metri sottoterra per 300 euro al mese e, dal 2014, 14 di loro sono morti sul lavoro ma la direzione delle miniere di cromo di Bulqize non vuol sentir parlare di un sindacato indipendente

11/02/2020, Sami Curri -

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Miniera di cromo in Albania (© de_wish/Shutterstock)

(Originariamente pubblicato da Le Monde Diplomatique Shqip, selezionato e tradotto da Courrier des Balkans e OBCT)

Dopo più di otto anni, i minatori di Bulqize hanno riavviato il cammino della mobilitazione. Gli scioperi e le manifestazioni del 2011 videro duri scontri tra polizia e minatori. La miniera di cromo di Bulqize è ormai gestita dall’azienda Albchrom, parte del fondo di investimento Balfin, proprietà dell’oligarca Samir Mane. Con i suoi 650 dipendenti, Albchrome è la principale azienda mineraria dell’Albania. In tutto, secondo i dati dell’Ufficio del lavoro di Bulqize, sono 2100 le persone impiegate nell’area mineraria di Bulqize e di Martanesh. Oltre a Albchrome, sono 36 in Albania le aziende che possiedono licenze di sfruttamento minerario. Secondo il portale di informazione BIRN, dal 2014, 27 persone sono morte nei tunnel di Bulqize e Martanesh. E molti altri si sono infortunati lavorando nella miniera.

Delusi dal sindacato ufficiale, che a loro avviso non difendeva i loro interessi ma partecipava alla cogestione dell’azienda, 39 minatori ne hanno creato uno nuovo nell’aprile del 2019: il Sindacato dei minatori uniti di Bulqiza (SMBB). Il tribunale di Tirana ne ha riconosciuto ufficialmente l’esistenza il 15 novembre 2019. Cinque giorni più tardi, Elton Debreshi, a capo del nuovo sindacato, ha ricevuto una lettera di licenziamento. Lo stesso è avvenuto per altri suoi aderenti.

Elton Debreshi tiene a sottolineare che, per fondare il sindacato, sono state rispettate tutte le formalità giuridiche necessarie. “La sua creazione era ormai divenuta una necessità, perché la maggior parte dei minatori di Bulqize sono ormai presi per la gola. Non è più possibile. Un minatore non può scendere a 1000 metri sottoterra per 35000 lekë al mese (286 euro) più un’integrazione alimentare di 15000 lekë (123 euro). I minatori non hanno ricevuto alcun aumento salariale dal 2011”, spiega Elton Debreshi. Questo padre di quattro figli si trova ora senza lavoro dal dicembre 2019. “Sono minatore, mio padre e mio nonno lo erano. Rappresento la terza generazione di lavoratori in questa miniera e ne conosciamo molto bene le problematiche anche perché, a casa mia, abbiamo sempre parlato di questo, di pozzi minerari, di gallerie, di salari, di chi è morto, di chi è riuscito ad uscire… Ora mi ritrovo per strada per aver osato esprimere le nostre preoccupazioni e creare un sindacato. È una forma moderna di dittatura”.

Licenziati per il coinvolgimento sindacale

Dopo il licenziamento di Elton Debreshi molti minatori hanno partecipato ad uno sciopero che è durato una decina di giorni. Albchrome ha parlato di uno scontro tra il sindacato ufficiale e un piccolo gruppo di lavoratori. “Una minoranza dei lavoratori, che non rappresentano la massa dei minatori, dei tecnici e degli ingegneri, ha creato un sindacato ma la nostra azienda ha sottoscritto un contratto collettivo con un altro sindacato”, ha specificato l’azienda in un comunicato stampa pubblicato sulla propria pagina Facebook. Qualche giorno dopo Albchrome ha licenziato altri membri del consiglio direttivo del sindacato indipendente: Beqir Durici, Behar Gjimi e Ali Gjeta.

Il Sindacato dei minatori uniti di Bulqiza accusa l’azienda di licenziamenti illegali e di pressioni sui minatori in modo da farli tacere e bloccare l’iniziativa sindacale. “Quattro minatori sono stati licenziati – denuncia il sindacato – e più di altri 20 sono stati minacciati dello stesso provvedimento. Centinaia di altri hanno paura della vendetta illegale e indegna di Albchrome e del suo proprietario. Le nostre rivendicazioni, per contro, riguardano solo migliori condizioni di lavoro. Esigiamo degli aumenti, perché è da nove anni che i nostri salari non cambiano e addirittura, dal 2013, abbiamo perso dai 3000 ai 4000 lekë al mese”.

Dopo i dieci giorni di sciopero alla fine di dicembre l’azienda ha convocato alcuni tra i fondatori del sindacato presso la sede di Tirana per spiegare che il licenziamento dei membri del Consiglio sindacale sarebbe stata conseguenza delle loro assenze “ingiustificate” il giorno delle manifestazioni e per la “violazione di un regolamento interno”.

Behar Gjimi, uno dei quattro licenziati, membro del Consiglio sindacale del SMBB, sostiene che è un pretesto che non regge. “Sono stato assente tre volte nel periodo di sciopero, quando sono stati dai 300 ai 400 i lavoratori che avevano fatto altrettanto. Hanno preso di mira i fondatori del sindacato. Siamo noi gli obiettivi degli attacchi”.

I quattro minatori licenziati sono gli unici portatori di reddito in famiglia. “Ho due figli al liceo e facevo fatica a stare a galla con il mio salario. La mia vita dipende dalla miniera. Ma sono pronti a togliervi il pane se si osa esprimere e rivendicare i propri diritti!”, spiega uno di loro. I quattro minatori avvieranno ora una procedura giudiziaria contro i licenziamenti che ritengono “illegali” ma hanno poca fiducia nella giustizia albanese.

Albchrome ha smentito in modo categorico che i licenziamenti dei quattro minatori siano legati alla loro attività sindacale. Il gruppo Balfin, in un comunicato ai media, ha sottolineato che la creazione di questo sindacato è stata ufficialmente riconosciuta il 16 dicembre 2019. “I quattro dipendenti sono stati licenziati dopo essere stati avvertiti a più riprese che avevano ripetutamente violato il contratto di lavoro e il regolamento interno dell’azienda”, si afferma nel comunicato.

Miniera di cromo in Albania (© de_wish/Shutterstock)

Albchrome assicura inoltre che solo 21 dei 652 dipendenti della miniera avrebbe aderito al nuovo sindacato. “AlbChrome retribuisce in modo adeguato i propri dipendenti e versa ogni anno anche una tredicesima. Questo trattamento è il migliore tra le 36 aziende che estraggono cromo”, precisa l’azienda. Albchrome dichiara inoltre di aver investito 40 milioni di dollari nella miniera dal 2013 in progetti per il miglioramento della sicurezza e delle condizioni di lavoro.

Elton Debreshi smentisce queste dichiarazioni e assicura che al sindacato aderiscono 39 lavoratori fondatori, 21 membri del consiglio sindacale e 320 aderenti. “Siamo il sindacato con più iscritti nell’azienda Albchrome. Tutte le adesioni sono adeguatamente documentate”. Secondo il codice del lavoro se due o più sindacati sono presenti nella stessa azienda, il contratto collettivo deve essere necessariamente sottoscritto con chi ha maggiore rappresentanza sindacale.

Attualmente ad Albchrome operano tre sindacati. Il contratto collettivo in vigore è stato sottoscritto dalla Federazione sindacale dei lavoratori dell’industria dell’Albania, membro della Confederazione dei sindacati dell’Albania (KKSH). Quest’ultima si è opposta alle recenti manifestazioni ed è, in merito alle condizioni di lavoro e trattamento accordato ai lavoratori, sulle stesse posizioni dell’azienda.

Dei neo-marxisti?

Diretta da Kol Nikolla, la Confederazione ha ripetutamente criticato i manifestanti e l’Unione dei minatori di Bulqiza, accusandoli di essere "anarchici e pseudo-marxisti". "Le rivendicazioni neo-enveriste apparse su pezzi di carta appesi alle pareti dei servizi igienici e degli spogliatoi dei minatori rivelano il vero volto di questi pseudo-studenti pseudo-marxisti”, ha dichiarato il KSSH sul suo account Facebook ufficiale. La Confederazione ha poi aggiunto che grazie al suo lavoro sindacale presso la miniera di cromo di Bulqize, si è stati in grado di garantire determinati diritti ai minatori e migliorare gradualmente le condizioni di lavoro.

Dan Gallin, direttore del Global Labour Institute, tuttavia, ha dichiarato il proprio sostegno al Sindacato dei minatori uniti di Bulqiza. In una sua lettera, ha esortato Albchrome a cessare i suoi attacchi al nuovo sindacato, poiché queste azioni violano le leggi albanesi e le convenzioni internazionali sul lavoro. "Le convenzioni internazionali garantiscono il diritto dei lavoratori di aderire liberamente a qualsiasi sindacato di loro scelta o di crearne di nuovi. I datori di lavoro e le autorità pubbliche non hanno alcun ruolo da svolgere in questo processo che coinvolge solo i lavoratori. I tentativi delle imprese o delle organizzazioni dei datori di lavoro di interferire con le organizzazioni sindacali nei paesi in cui sono in vigore gli standard dell’ILO sono contrarie alla legge".

Anche l’Unione dei minatori indipendenti di Trepça, in Kosovo, ha espresso il proprio sostegno all’Unione dei minatori uniti di Bulqiza. “Il nostro lavoro di minatori è difficile. Qualcuno ne paga il prezzo ogni volta che cerchiamo migliori condizioni di lavoro, ma noi minatori cercheremo sempre il meglio per tutti noi”. “Abbiamo anche ricevuto il sostegno dei sindacati dell’Azienda elettrica del Kosovo (KEK), dalla Germania e da altri paesi del mondo", sottolinea Elton Debreshi. “Stiamo difendendo i nostri diritti, niente di più”.

Dopo dieci giorni di manifestazioni, l’Ispettorato nazionale del lavoro e dei servizi sociali (ISHPSHSH) ha tenuto un incontro con i manifestanti e i rappresentanti comunali. L’Ispettorato ha avviato una procedura per verificare i licenziamenti di Elton Debreshi e Beqir Duric.

Lo sciopero dei minatori è stato sospeso con la promessa che il caso sarà oggetto di un’indagine dettagliata da parte dell’Ispettorato del lavoro. Il 27 dicembre, l’ISHPSHSH ha pubblicato un rapporto di ispezione finale, affermando che la società non ha interferito nell’attività sindacale. "Non abbiamo trovato prova alcuna delle accuse di illeciti mosse dai minatori", ha affermato Roland Kurti, direttore regionale dell’ISHPSHSH per la regione di Dibër.

Per il sindacato dei minatori uniti di Bulqiza questo rapporto dell’Ispettorato del lavoro è di parte e deliberatamente a favore dell’azienda. "Questa istituzione avrebbe dovuto indagare a fondo sulle violazioni del codice del lavoro, dei contratti di lavoro e delle discriminazioni dovute all’adesione al sindacato. Invece di applicare la legge, l’Ispettorato ha scelto di convalidare gli atteggiamenti illegali e ingiusti dell’azienda Albchrome."

Nel frattempo la polizia ha avviato un’indagine nei confronti di sette persone, delle quali sei minatori e un attivista del gruppo di estrema sinistra Organizata Politike, accusati di aver organizzato e partecipato a manifestazioni illegali.

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