Turchia elezioni, il voto delle donne
Il voto delle donne è stato uno dei pilastri del lungo successo dell’AKP del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Negli anni, però, il partito ha assunto posizioni sempre più conservatrici sull’eguaglianza di genere, alleandosi con forze reazionarie e marginalizzando le donne all’interno del partito e della vita pubblica
(Originariamente pubblicato da Global Voices il 20 aprile 2023)
In un rapporto pubblicato nel 2007 dal think tank European Stability Initiative, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), al potere in Turchia dal 2002, è stato elogiato per aver introdotto delle riforme per l’empowerment delle donne. "Se questo rapporto fosse stato scritto nel 1999, l’anno in cui la Turchia ha ottenuto lo status di candidato all’adesione all’UE, le sue conclusioni sarebbero state profondamente pessimistiche. Scrivendo nel 2007, tuttavia, la prospettiva cambia radicalmente", hanno scritto gli autori del rapporto.
Citando gli emendamenti alla Costituzione turca, un nuovo codice civile, riforme alla legge sull’occupazione, l’istituzione dei tribunali per la famiglia e un codice penale riformato, gli autori sostengono che queste riforme hanno portato "ampi cambiamenti allo status legale delle donne" e che queste siano state "le riforme più radicali dal momento dell’abolizione della poligamia negli anni ’20". Quel rapporto del 2007 è però drammaticamente divergente dal panorama di genere della Turchia nel 2023. E in vista delle elezioni generali in Turchia del 14 maggio e della crescente polarizzazione politica, le donne rischiano molto se l’AKP rimane al potere.
Negli ultimi anni l’AKP ha assunto diverse controverse posizioni contro l’uguaglianza di genere. Il partito al governo ha proposto di limitare i diritti all’aborto, alla pillola del giorno dopo e ai tagli cesarei. Il leader dell’AKP, il presidente Erdoğan, una volta ha suggerito che le donne non possono essere uguali agli uomini, che le donne devono essere madri e che le famiglie dovrebbero avere un minimo di tre figli. Nel 2012, l’allora primo ministro Erdoğan ha equiparato l’aborto all’omicidio.
Sebbene l’interruzione di gravidanza in Turchia sia ancora legale fino alla decima settimana e fino alla ventesima in caso di rischio medico, trovare ospedali che eseguono la procedura è diventato praticamente impossibile. Nel 2014, Erdoğan ha accusato le femministe di non comprendere la maternità. Parlando ad un summit a Istanbul, ha affermato: "Alcune persone possono capirlo, mentre altre no. Non puoi spiegare questo alle femministe perché non accettano il concetto di maternità". Ha anche dichiarato che l’uguaglianza di genere era "contro la natura umana" e che le donne lavoratrici erano "difettose". Più recentemente, nel gennaio 2023, l’organismo religioso di Stato della Turchia, che già in passato aveva preso di mira le donne, ha affermato che le donne non possono viaggiare da sole.
Alleanze discutibili
In vista delle elezioni, l’AKP e il suo leader hanno stretto alleanze con diversi partiti che cercano di smantellare i diritti delle donne nel paese, compresa la revoca della legge 6284, che protegge le donne dalla violenza domestica. Allarmato dall’alleanza, l’ex co-leader del pro-curdo Partito Democratico del Popolo (HDP), Selahattin Demirtaş, attualmente in prigione, da detenuto ha scritto in un articolo che se la coalizione, che descrive come "il blocco più di destra e più reazionario nella storia politica della Turchia", vincesse è probabile che queste siano le ultime elezioni in cui le donne potranno votare "perché l’Alleanza dei Talebani si metterà al lavoro per usurpare i diritti delle donne".
Anche le donne membri del partito AKP hanno protestato contro l’abrogazione della 6284. In un tweet, la ministra della Famiglia e dei Servizi Sociali Derya Yanık ha dichiarato: "La legge 6284 è stata una delle più importanti normative legali che abbiamo [come AKP] adottato nella lotta contro la violenza sulle donne". Yanık è stata supportata da Özlem Zengin, vicepresidente del gruppo, che ha difeso la normativa. Entrambe le donne sono state prese di mira per le loro dichiarazioni a favore della legge e sono state sostanzialmente messe da parte dai membri del loro stesso partito. In un’intervista con il canale pro-governativo A-Haber, Zengin ha dichiarato che è diventato impossibile discutere delle questioni delle donne tra i membri del partito. "Ho ricevuto centinaia di messaggi minatori sul mio telefono", ha spiegato Zengin.
Secondo Anit Sayac (in turco "monitoraggio dei monumenti"), una piattaforma che documenta i casi di violenza contro le donne, nel 2022 sono morte 397 donne a causa della violenza.
Per contrastare queste politiche regressive, un blocco di opposizione, noto come “Tavolo dei Sei", si è formato per sfidare l’attuale governo nelle prossime elezioni. Tra i membri del blocco di coalizione c’è il partito di centro-destra Democrazia e Progresso (DEVA), guidato dall’ex membro del governo AKP Ali Babacan. Il suo partito si è impegnato a riaffermare l’adesione alla Convenzione di Istanbul, dalla quale la Turchia si è ritirata nel 2021, e a combattere il matrimonio precoce e l’abuso sui minori, entrambi problemi significativi in Turchia.
Anche se il Partito dei Lavoratori della Turchia (TIP) non fa parte ufficialmente della coalizione, ha espresso il suo sostegno al leader del blocco di opposizione e candidato presidenziale Kemal Kılıçdaroğlu, e si è impegnato a essere la voce delle donne e delle persone LGBTQ+. Kılıçdaroğlu stesso ha annunciato dieci provvedimenti che la coalizione ha intenzione di implementare dopo la vittoria per aiutare le donne in Turchia, tra cui: promuovere le pari opportunità di impiego, eliminare le barriere per le donne imprenditrici, rafforzare i benefici sociali per le casalinghe, aumentare il numero degli asili e altro.
Quando troppo è troppo?
La posizione regressista della leadership dell’AKP sui diritti delle donne non è passata inosservata. Il giornale turco Evrensel ha intervistato numerose donne nella provincia di Kocaeli, che hanno condiviso le proprie preoccupazioni per il futuro. "Non voglio preoccuparmi per il futuro del mio bambino”, ha detto Nazli. Nel frattempo, Sevda ha detto di essere preoccupata per il futuro di sua figlia. "Sto crescendo una figlia. Andrà all’università prima o poi. È chiaro che non sarà al sicuro sotto la leadership attuale. Ecco perché voglio un governo in cui mia figlia sarà al sicuro", ha detto Sevda. "Chissà cosa faranno una volta rieletti con quei [partiti] al loro fianco? Potrebbero dire alle donne di restare a casa del tutto", ha detto Gül, madre di due figli.
Questo peggioramento si riflette anche nel Global Gender Gap Index Report del World Economic Forum. Secondo il report più recente del Forum, nel 2022 la Turchia si è posizionata 124esima su 146 Paesi esaminati. E sebbene il paese abbia fatto strada dal 2021, quando era posizionato 133esimo, c’è stato un declino complessivo della Turchia dal 2006, dove era posizionata 105esima.
In più c’è anche la questione delle donne come candidate politiche nelle prossime elezioni. In un’intervista con Euractiv, Nuray Karaoğlu, a capo della Turkish Association for Supporting Women Candidates (KA.DER ) ha affermato che atteggiamenti maschili discriminatori all’interno dello spazio politico rendono la politica meno sicura per le donne. Secondo i dati del 2021 di Veri Kaynagi, una delle piattaforme turche di fact-checking, la percentuale delle donne candidate nelle elezioni tenutesi nel 2015, 2016 e 2018 era al di sotto del 30 percento. Quest’anno, una volta presentate le liste dei candidati di tutti i 26 partiti, la ripartizione non sembra essere migliorata, spaziando dal 19% delle donne candidate dell’AKP al 40,5% del Partito dei Lavoratori (TIP). Le attiviste femministe hanno criticato questi numeri, che rimangono bassi nonostante i tentativi compiuti da gruppi come KA.DER o Ben Seçerim (Io scelgo) per sostenere le donne candidate.
Tuttavia, nonostante il tasso basso di candidate, sono state le donne che hanno giocato un ruolo cruciale nell’ascesa al potere dell’AKP e saranno le donne che giocheranno un ruolo chiave nella caduta del partito, scrive il giornalista esperto Murat Yetkin nel suo articolo. “Quando l’AKP è arrivato al potere nel Novembre 2002, circa il 55%, più della metà dei voti che ha ricevuto, provenivano dalle donne” scrive Yetkin. Secondo il giornalista queste donne hanno realizzato gradualmente che Erdoğan non era il leader carismatico che pensavano fosse.
Solo il 14 maggio sarà chiaro se più di 30 milioni di donne aventi diritto di voto realizzeranno che il loro futuro potrebbe essere altamente compromesso qualora il partito di governo restasse al potere.