Grecia: trionfa la destra, Syriza affonda

L’atteso testa a testa elettorale in Grecia si è trasformato in un trionfo per il premier Kyriakos Mitsotakis e la sua Nuova democrazia. Mitsotakis però ha rifiutato il mandato e punta a nuove elezioni a giugno, che potrebbero dargli la maggioranza assoluta, approfittando anche delle divisioni nella sinistra ellenica

24/05/2023, Alessio Giussani -

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Il leader di Nuova democrazia Kyriakos Mitsotakis © Alexandros Michailidis/Shutterstock

Doveva essere un testa a testa tra il premier conservatore Kyriakos Mitsotakis e l’avversario di sempre Alexis Tsipras, con il primo leggermente favorito nei sondaggi. Invece l’appuntamento elettorale in Grecia si è rivelato una disfatta per SYRIZA e un trionfo per il premier uscente, anche se il suo partito Nuova Democrazia non ha i numeri per governare da solo.

Mitsotakis è riuscito nell’impresa di migliorare la performance del 2019, ottenendo il 40,79% delle preferenze. SYRIZA si è fermato al 20%, perdendo oltre undici punti percentuali rispetto a quattro anni fa. Nuova Democrazia è il primo partito in 49 delle 50 circoscrizioni elettorali. Persino Creta, storicamente una roccaforte progressista, è completamente colorata del blu dei conservatori. SYRIZA non vince neanche tra i più giovani, che sperava potessero essere decisivi contro Mitsotakis.

Il leader conservatore ha subito restituito al mittente il mandato esplorativo affidatogli dalla Presidente della Repubblica. Nuova Democrazia vuole andare di nuovo al voto già il 25 giugno, questa volta con la prospettiva di ricevere un premio di maggioranza. Se dovesse riconfermare la stessa percentuale, il partito di Mitsotakis avrebbe la maggioranza assoluta in parlamento.

Il leader di Syriza Alexis Tsipras © Alexandros Michailidis/Shutterstock

Il leader di Syriza Alexis Tsipras © Alexandros Michailidis/Shutterstock

Il crollo di SYRIZA e le spaccature a sinistra

SYRIZA è stato punito dagli elettori per aver puntato tutto sulla demonizzazione dell’avversario e poco sui programmi. Incassata la sconfitta, Tsipras ha parlato di “grandi cambiamenti” in vista delle nuove elezioni, ma l’unico grande cambiamento possibile – le sue dimissioni – sono fuori discussione: SYRIZA è nato e cresciuto intorno alla figura di Tsipras, e difficilmente potrebbe esistere senza di lui.

Il leader progressista deve ora riuscire a convincere i propri elettori demoralizzati dalla disfatta a tornare alle urne a fine giugno, altrimenti il distacco da Nuova Democrazia potrebbe ampliarsi ulteriormente.

Ma Tsipras deve guardarsi anche dalle insidie provenienti da dentro il centrosinistra. Dopo oltre un decennio di crisi, il PASOK è tornato a crescere ottenendo l’11,46% dei voti. Dato alla vigilia come “kingmaker” in grado di formare una coalizione sia con Nuova Democrazia che con SYRIZA, il leader del PASOK Nikos Androulakis cercherà ora di sfruttare il declino di Tsipras per presentarsi come l’unica opposizione credibile alla destra. Alcuni analisti ritengono possibile il sorpasso del PASOK ai danni di SYRIZA già alle elezioni di giugno – uno scenario che riporterebbe la Grecia verso il dualismo Nuova Democrazia-PASOK, che ha caratterizzato la storia politica del Paese tra la fine della dittatura e la crisi economica del 2009.

Un mandato forte

Con i suoi quasi due milioni e mezzo di voti, Nuova Democrazia è seconda solo al partito degli astenuti, che include il 40% degli aventi diritto. Sostenere che il vero vincitore è l’astensionismo sarebbe però una mistificazione. Prima di tutto, perché Atene non è mai stata Pyongyang: l’affluenza di domenica è superiore a quella del 2019 (57,78%). Inoltre, l’alta percentuale di astenuti è da imputare soprattutto a Tsipras, che non è riuscito a convincere gli indecisi a votare contro quello che definiva “il peggior governo dalla fine della dittatura”.

Mitsotakis ha vinto perché ha saputo trasmettere agli elettori un’immagine di stabilità e credibilità internazionale. Il carovita pesa sulle spalle di milioni di greci, che però non vedono più in SYRIZA una soluzione ai problemi dei meno abbienti. Non a caso, nel suo discorso di ringraziamento, il leader conservatore ha evocato cardini del progressismo come “stipendi migliori, più posti di lavoro, una sanità pubblica più forte, una società con meno disuguaglianze”.

Non hanno influenzato il voto i numerosi scandali in cui è rimasto coinvolto Mitsotakis negli ultimi anni, dalla sorveglianza di politici e giornalisti all’assegnazione di fondi ai media vicini al governo. Il rischio è che l’assenza di un’opposizione forte in parlamento possa rendere Nuova Democrazia sempre più priva di scrupoli.

Sull’immigrazione, la destra continuerà a usare il pugno duro anche grazie alla complicità dell’Unione Europea, che in questi anni ha chiuso entrambi gli occhi sui respingimenti irregolari e le violazioni dei diritti dei migranti, ampiamente documentati da varie inchieste giornalistiche.

Non solo Nuova Democrazia: la Grecia a destra

Con il calo di SYRIZA, oltre al PASOK sale anche il partito comunista KKE, ostile all’UE e alla NATO, che ha ottenuto il 7,23% dei voti. Una sorpresa anche il risultato di Plefsi Eleftherias (Rotta per la Libertà) dell’ex SYRIZA Zoi Konstantinopoulou, che si è fermata a un soffio dall’entrata in parlamento ma potrebbe riprovarci a giugno. Senza seggi anche Yanis Varoufakis di MeRa25, che a caldo ha denunciato l’“erdoganizzazione” della Grecia.

A destra di Nuova Democrazia, salgono i nazionalisti di Soluzione Greca con il 4,45% delle preferenze. Grande risultato anche per il partito Niki (Vittoria), fondato nel 2019 e finora sconosciuto ai più, che si è avvicinato alla soglia di sbarramento. Lo hanno votato in massa alcuni degli ex sostenitori dell’organizzazione neonazista Alba Dorata, orfani di rappresentanza dopo che la corte suprema ha messo fuorilegge il partito Ellines (Greci).

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