La Grecia brucia: cronaca dell’inerzia dello stato di fronte al cambiamento climatico
In Grecia, colpita da temperature roventi, decine di nuovi incendi si sprigionano quotidianamente. Solo negli ultimi giorni 30mila persone sono state evacuate dall’isola di Rodi dove gli incendi sono ancora fuori controllo. Ong, scienziati e attivisti denunciano il mancato impegno dello stato nel prevenire una catastrofe annunciata
(Originariamente pubblicato su Le Courrier des Balkans , il 24 luglio 2023)
“Da anni ormai si parla abbondatemente di questo argomento, ma il governo non ascolta chi lancia l’allarme sui cambiamenti climatici”, afferma l’attivista Agisilaos Koulouris. Da giorni la Grecia sta affrontando un’ondata di caldo persistente. Stando ai dati diffusi dall’Osservatorio nazionale di Atene, nell’area di Tebe, nella Grecia centrale, il termometro ha raggiunto i 44,2°C. In vista di una seconda ondata di calore, alcuni esperti prevedono che possa essere battuto il record di temperatura massima mai registrata nel paese (48°C nel 1977).
Il Mediterraneo è una delle regioni del mondo più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Secondo alcuni studi, in Grecia entro il 2050 il numero di ondate di calore all’anno raddoppierà (passando da 10 a 20), le precipitazioni diminuiranno del 10-30%, e il numero di giorni ad alto rischio incendi aumenterà del 15-75%. Anche il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha definito tali sviluppi come “conseguenza della crisi climatica”. Eppure, ad oggi la Grecia ha fatto ben poco per rispondere a questa nuova realtà.
“Non abbiamo un piano nazionale per la prevenzione degli incendi. Perché non si fa nulla per risolvere i problemi a monte?”, chiede Elias Tziritis, coordinatore degli interventi contro gli incendi boschivi del WWF, precisando poi che molti incendi sono attribuibili al fattore umano. “[In Grecia] ogni anno si registrano quasi 10mila incendi. Non tutti però sono legati al cambiamento climatico, vi è anche molta negligenza. Come la contrastiamo?”.
Stando ad un rapporto del WWF, in Grecia nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020 l’83,5% delle risorse pubbliche stanziate per la protezione antincendio è stato destinato alla lotta contro gli incendi boschivi, mentre solo il 16,5% è andato alla prevenzione. Una ripartizione delle risorse ben lontana da quella considerata adeguata dalle Nazioni Unite, che raccomandano di investire almeno il 45% nella prevenzione degli incendi.
Elias Tziritis ritiene che ci sia un urgente bisogno di agire e spera che l’ondata di calore a cui si assiste in questi giorni e i primi incendi della stagione possano stimolare una presa di coscienza. “Il cambiamento climatico è un circolo vizioso. Gli incendi sono legati al cambiamento climatico perché emettono grandi quantità di CO2 che a loro volta hanno un impatto negativo sul clima. Finché non romperemo questo cerchio, non potremo cambiare la situazione”.
Ogni anno la Grecia viene colpita da violenti incendi. Nel 2021 sull’isola di Eubea tre persone sono morte e migliaia di ettari sono andati in fumo durante un’ondata di calore. Tre anni prima, nel 2018, circa cento persone avevano perso la vita in un incendio scoppiato nella località balneare di Mati. Dopo questa strage il governo conservatore aveva promesso di intraprendere tutte le misure necessarie per evitare che tali tragedie si ripetessero, anche creando un nuovo ministero per “la crisi climatica e la protezione civile”. Tuttavia, anno dopo anno, incendio dopo incendio, tornano le stesse critiche: manca il personale, le attrezzature sono inadeguate, non c’è alcun coordinamento… Negli ultimi giorni sono circolate diverse immagini che mostrano i cittadini greci abbandonati a loro stessi cercando di spegnere le fiamme con tubi da giardino e bacinelle di plastica riempite di acqua.
Secondo Agisilaos Koulouris, negli ultimi anni nulla è effettivamente cambiato. “Il governo non prende sul serio i rischi [legati agli incendi] e strumentalizza questa questione per fini economici, ad esempio autorizzando grandi progetti di costruzione sui terreni boschivi e agricoli distrutti da incendi. Nel frattempo si preferisce destinare ingenti somme di denaro alla polizia e alle forze armate”, lamenta il giovane attivista. Stando ad un rapporto pubblicato dall’Istituto internazionale per le ricerche sulla pace di Stoccolma (SIPRI), la Grecia è al primo posto tra gli stati membri dell’UE per investimenti nella difesa (il 3,7% del Pil nel 2022), seguita dalla Francia (1,9%) e dalla Germania (1,4%). Va inoltre ricordato che la NATO chiede ai paesi membri di destinare il 2% del Pil nazionale alla spesa militare. Intanto, la leadership greca continua a giustificare le ingenti spese militari invocando la crisi dei rifugiati e le tensioni con la Turchia.
Per Apostolos Voulgarakis, professore presso l’Università tecnica di Creta ed esperto di incendi e clima, non vi è alcun dubbio che l’attuale ondata di calore incide direttamente sugli incendi. “Le ondate di calore fanno evaporare le acque di vegetazione, una dinamica che rende questi terreni più secchi, e di conseguenza facilmente infiammabili”, spiega il professor Voulgarakis sottolineando poi che la Grecia è uno dei paesi mediterranei più vulnerabili al riscaldamento globale. “Le aree più vulnerabili sono quelle della Grecia centrale e meridionale, dove la siccità è più marcata [rispetto al resto del paese], con inverni freddi ed estati calde e aride. Queste regioni hanno un clima tipicamente mediterraneo. Invece il nord del paese è caratterizzato da precipitazioni più abbondanti, anche d’estate, e da temperature più miti”.
“Di solito non faccio allarmismi senza alcun motivo o prova, ma devo dire che ora stiamo davvero assistendo ad una tendenza globale al rapido aumento della temperatura, una tendenza mai vista prima”, spiega il professore prevedendo un’estate piena di pericoli per la Grecia. “L’estate è ancora lunga, soprattutto considerando i venti di agosto che tendono a provocare incendi”.
Anche il professor Voulgarakis concorda sul fatto che le autorità debbano fare molto di più di fronte ai cambiamenti climatici che stanno assumendo i contorni di una tragica realtà. “A volte si costruisce nei posti sbagliati. Dobbiamo capire che anche lo sviluppo urbano ha un impatto e, volendo allargare il discorso, dobbiamo elaborare un piano e imparare ad adattarci all’attuale situazione che sembra destinata a peggiorare”.
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