Macroregione adriatico-ionica: largo ai giovani
Opportunità, partecipazione e empowerment dei giovani provenienti dalle due sponde della macroregione EUSAIR, quale motore per una maggiore cooperazione e coesione territoriale. Ne abbiamo parlato con Simona Mameli dell’unità Balcani e Adriatico del MAECI
"Dal clima al sociale e al digitale, i giovani sono al centro delle nostre politiche e priorità politiche", ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante la cerimonia di proclamazione del 2022 come l’Anno europeo della gioventù.
In tale direzione si sta muovendo anche la Strategia Europea per la Macroregione adriatico-ionica (EUSAIR), attualmente in fase di revisione, che intende coinvolgere i giovani attraverso la creazione di un Consiglio dei Giovani EUSAIR. L’obiettivo comune è il diretto coinvolgimento dei giovani nei processi di attuazione delle politiche e azioni comuni, quale valore aggiunto per la creazione di un’area adriatico-ionica più sostenibile e attraente in cui vivere.
Simona Mameli dell’unità Balcani e Adriatico del MAECI è parte della Task force per la consultazione giovanile, creata al fine di identificare, collegare e raccogliere le prospettive e i contributi dei consigli nazionali dei giovani e di altri attori civici. L’abbiamo intervistata.
Di recente abbiamo notato un’attenzione particolare ai giovani che vivono nei paesi della macroregione adriatico-ionica. Può illustrarci brevemente l’evoluzione di questa nuova dimensione giovanile all’interno dell’EUSAIR?
La strategia europea per la gioventù, parte della risoluzione del Consiglio del 26 novembre 2018, rappresenta il quadro di riferimento per la cooperazione dell’UE in materia di politiche giovanili per il periodo 2019-2027. La strategia promuove la partecipazione dei giovani alla vita democratica, sostiene l’impegno sociale e civico e mira a garantire che tutti i giovani abbiano le risorse necessarie per partecipare alla società. Essendo DG REGIO responsabile della promozione del benessere socio-economico in tutte le regioni europee ed oltre, nel 2020 nell’ambito delle celebrazioni per i 30 anni del programma INTERREG, ha pubblicato il "Manifesto per i giovani da parte dei giovani per plasmare la politica di cooperazione europea", con 12 raccomandazioni concrete rivolte principalmente ai politici e alle amministrazioni nazionali, regionali e locali per mostrare loro cosa possono fare per rispondere al meglio alle richieste dei giovani. Poiché il Manifesto doveva essere diffuso il più possibile tra i decisori e i moltiplicatori, la DG REGIO si è rivolta anche alle quattro strategie macroregionali dell’UE, esortandole a includere i giovani nei loro processi decisionali. La risposta è stata varia: il Baltico, il Danubio e la regione alpina hanno proceduto alla creazione di una dimensione giovanile sulla base delle loro precedenti esperienze di coinvolgimento dei giovani. Poiché la strategia adriatico-ionica non dispone ancora di alcun meccanismo istituzionale per il coinvolgimento dei giovani, abbiamo pensato a quale migliore opportunità per imparare dalle esperienze degli altri e cercare di offrire una maggiore partecipazione ai nostri giovani. Una Task Force sulla consultazione giovanile è stata creata con l’obiettivo specifico di coinvolgere i giovani della regione nella definizione del Consiglio dei giovani di EUSAIR. Vale la pena ricordare che molti paesi, come l’Italia, sono molto sensibili al tema dell’empowerment giovanile.
Qual è la posizione dell’Italia sull’inclusione dei giovani all’interno di EUSAIR?
Includere i giovani nella strategia significa investire nella sua sostenibilità. L’Italia sta investendo da diversi anni nell’agenda dei giovani nei Balcani, perché sono semplicemente il futuro della regione e una forza trainante per promuovere le riforme verso un’accelerazione del processo di integrazione nell’UE. Oltre alla strategia macroregionale, abbiamo molti progetti nella regione che coinvolgono i giovani e prestiamo un’attenzione particolare che deriva dalla nostra sensibilità nazionale. Come molti altri paesi in Europa, l’Italia affronta ogni giorno l’impatto e le sfide del cambiamento demografico e comprende l’importanza di affrontarle in modo efficace.
Qual è il contributo che i giovani possono apportare all’attuazione della strategia?
Per noi è fondamentale che i giovani partecipino davvero alla strategia e che la creazione di un Consiglio dei giovani non sia solo un meccanismo che in qualche modo garantisce un risultato alla strategia. Ora stiamo lavorando alla revisione del Piano d’azione di EUSAIR e probabilmente anche della strategia. Si sta valutando la creazione di un pilastro sociale.
La strategia macroregionale è un processo dinamico, anche se piuttosto lento, quindi la partecipazione dei giovani è fondamentale perché le dinamiche future riguardano loro e i giovani lo percepiscono molto prima della burocrazia. Per questo è fondamentale per noi trovare un modo per includerli in modo stabile nel quadro di EUSAIR.
Rispetto alle altre tre strategie macroregionali, quale meccanismo di coinvolgimento dei giovani potrebbe servire da modello di ispirazione?
Ogni strategia ha le sue peculiarità e quindi dovremmo evitare una mera duplicazione di altri schemi. L’importante è che la dimensione giovanile in EUSAIR si basi su un impegno concreto e diretto dei giovani della nostra regione. Per riorientare e mantenere aggiornata la strategia EUSAIR, abbiamo bisogno della voce dei giovani, della loro consultazione, che poi col tempo diventerà partecipazione diretta. Questo è il nostro obiettivo.
Il terzo pilastro del EUSAIR si dedica all’ambiente, un’area dove i giovani sono abbastanza attivi. Quali sono le prospettive per i giovani di diventare attori nella promozione di iniziative di sensibilizzazione ambientale nei loro paesi?
Il nostro obiettivo non è modificare l’attuale struttura dei pilastri della strategia, nel senso di eliminare o declassare i pilastri esistenti. Il nostro obiettivo è la partecipazione dei giovani alla strategia e quando dico partecipazione non intendo solo che essi debbano agire come forza consultiva del Consiglio direttivo, ma che possano essere attivi in tutti e quattro i pilastri, ed eventualmente anche nel pilastro sociale, contribuendo all’attuazione della strategia in generale.
Il secondo pilastro sulla connettività è a guida italiana, oltre che serba e macedone, e al suo interno ci sono già progetti che in qualche modo coinvolgono i giovani. Averli come stakeholder diretti è difficile perché c’è il problema di come creare un meccanismo di coinvolgimento che non sia casuale, ma nemmeno troppo istituzionalizzato e strutturato, altrimenti non si riesce ad avere il loro punto di vista. La nostra idea, come Italia, è sicuramente quella di coinvolgerli, soprattutto in un ambito come quello dell’attivismo ambientale, che da un lato è fondamentale per la regione e per tutti noi, e dall’altro ha dimostrato di essere un tema molto coeso, che trascende tutte le differenze di genere e di appartenenza nazionale.