Armenia: aborto selettivo, un problema che persiste
L’aborto selettivo era un tempo un fenomeno ampiamente diffuso in Armenia, ma nell’ultimo decennio si stava ridimensionando. Stando però ai dati del 2022, la pratica della selezione prenatale basata sul genere sta tornando in auge
Sembrava che, grazie agli sforzi compiuti dal governo e dal settore privato, si fosse riusciti ad arginare il fenomeno della selezione prenatale basata sul genere, tanto che molte famiglie armene avevano ormai rinunciato all’idea di avere solo figli maschi. Tuttavia, dopo la guerra del 2020 la questione è tornata in auge e l’aborto selettivo continua ad essere praticato
Riempire il vuoto
“Mio fratello è morto nel 2020. C’era la guerra. Mi manca mio fratello, ho cercato ovunque qualcosa per supplire alla sua assenza…”, inizia così il suo racconto la trentottenne Gayane (il nome è stato cambiato), incinta e in attesa di un maschietto.
Gayane, che vive nella regione di Kotyak, non lontano dalla capitale Yerevan, ha una figlia di sei anni, però ha sempre voluto avere un figlio maschio. Dopo la morte di suo fratello questo desiderio è diventato un’ossessione, tanto che Gayane aveva deciso che la prossima volta avrebbe partorito un maschietto. Aveva rivelato quest’idea al marito, e lui l’aveva appoggiata.
“Avevo deciso che, qualunque cosa fosse accaduta, avrei avuto un figlio maschio, che avrebbe portato il nome di mio fratello e avrebbe aiutato me e i miei genitori a superare il dolore causato dalla morte di mio fratello. Due anni fa ero rimasta incinta. Avevo pianificato quella gravidanza. Poi però quando era emerso che in grembo portavo una femmina, avevo preso la pillola per l’aborto farmacologico. Avevo commesso un peccato, ma volevo un figlio maschio…”. Dopo l’interruzione di gravidanza Gayane ha cominciato ad avvertire alcuni problemi di salute che, per fortuna, sono stati arginati grazie alle cure mediche. Quindi, la coppia ha nuovamente pianificato una gravidanza e questa volta l’ecografo ha mostrato “maschio”.
“Vivo per mio figlio non ancora nato. Mi aiuta, mi dà forza. So di non essere l’unica, molte donne sognano e desiderano un figlio maschio”, racconta Gayane.
Numeri
Stando ai dati diffusi dal Comitato statistico della Repubblica di Armenia, il più alto livello di disparità di genere nel paese è stato registrato nel 2000, quando il numero mensile di neonati maschi ha superato quello di femmine. Nei dieci anni successivi la tendenza è stata invertita a favore delle bambine.
Nel 2021 in Armenia è stato registrato il rapporto meno sbilanciato tra neonati, con 108 maschi ogni 100 femmine. Poi nel 2022 la tendenza è nuovamente cambiata a favore dei neonati maschi (112 ogni 100 femmine).
A livello mondiale la sex ratio naturale è di 104-105 maschi per 100 femmine.
È difficile stabilire con certezza perché nel 2022 l’indice di disparità tra neonati sia nuovamente cambiato a favore dei maschi. Alcuni esperti però ritengono che le cause di tale cambiamento debbano essere ricercate nella guerra.
“Al momento è ancora difficile parlare delle cause principali, ma la guerra ha indubbiamente lasciato un segno”, sottolinea la sociologa Sona Hovakimyan. Stando alle sue parole, in Armenia il fenomeno della selezione prenatale basata sul genere non è una novità, è sempre esistito, ma di tanto in tanto tende ad acuirsi.
“La questione della selezione del sesso emerge con maggiore chiarezza nelle famiglie che aspettano un secondo bambino”, spiega Zaruhi Tonoyan, coordinatrice del programma per il contrasto alla discriminazione di genere del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA).
Da una ricerca condotta nel 2022 con il sostegno dell’UE e dell’UNFPA, intitolata “Diffusione e cause della selezione prenatale basata sul genere nella Repubblica di Armenia”, è emerso che negli ultimi anni in Armenia la preferenza per i figli maschi è aumentata.
“Dovremmo essere capaci di mettere in luce il ruolo delle ragazze. Le donne dovrebbero essere valorizzate nella società. Dobbiamo parlare molto di questo problema in modo da prevenire il fenomeno della selezione basata sul genere. Attualmente stiamo regredendo. Avevamo registrato un indice positivo, e ora dobbiamo nuovamente raggiungere quei numeri”, sottolinea Zaruhin Tonoyan.
Preoccupante la situazione nelle aree interne e rurali
Dallo studio di cui sopra è emerso che il fenomeno della selezione prenatale basata sul sesso è particolarmente diffuso nelle aree interne del paese, soprattutto in quelle rurali. Se tra gli abitanti di Yerevan intervistati nell’ambito della ricerca prevale un atteggiamento neutro verso la questione del sesso dei figli, la popolazione delle aree interne è più propensa a preferire un sesso o l’altro, di solito quello maschile.
Una ricerca analoga è stata condotta in Armenia anche nel 2018. Mettendo a confronto i risultati delle due ricerche, emerge chiaramente che nel frattempo il fenomeno si è acuito. A suscitare maggiore preoccupazione è la situazione nelle aree interne.
I risultati dimostrano chiaramente che la preferenza per i figli maschi è maggiormente diffusa nella regione di Gegharkunik dove il 33% degli intervistati ha affermato di essere più incline ad avere un figlio maschio.
“Il primogenito dovrebbe sempre essere maschio”, afferma Lilit, diciannove anni, che vive nell’area di Gegharkunik. Nonostante si sia sposata solo un mese fa, sta già pianificando una gravidanza.
“Nella nostra famiglia abbiamo sempre detto che avremo un figlio maschio e che gli daremo il nome di mio suocero. Questo punto non è mai stato oggetto di polemiche”, spiega Lilit.
Alla domanda su cosa intenda fare se alla prima gravidanza dovesse portare in grembo una femmina, Lilit, dopo aver taciuto per un po’, risponde: “Sarà quel che Dio vorrà”.
Lilit, che attualmente è al secondo anno di un corso di studio, spiega che una sua compagna di studi si è sposata prima di lei ed è già diventata mamma.
“Ha dato alla luce una bambina. Povera donna. Hanno cercato di costringerla ad abortire. I suoi suoceri volevano un maschio, ma i suoi genitori l’hanno appoggiata, e così è nata la bimba. Suo marito però non è andato a trovarla in ospedale. Ha vissuto nella casa dei genitori per circa tre mesi, poi, grazie a Dio, suo marito ci ha ripensato e ora vivono insieme, una famiglia felice. Pensandoci bene mi rendo conto che l’importante è partorire un bimbo sano. Avrò molti figli, sia maschi che femmine, basta che siano sani”, conclude Lilit.