Slovenia, dilettanti allo sbaraglio
La politica slovena è in ebollizione. È atteso un consistente rimpasto di governo, ma ancora mancano i nomi dei ministri, eccetto quello della Sanità. Finora il governo Golob sembra essere riuscito soltanto a mantenere una promessa: quella di togliere di mezzo l’ex premier Janez Janša
Il caldo autunno sloveno sarà caratterizzato da un consistente rimpasto di governo. Per ora è noto solo il nome del nuovo ministro della Sanità. Ad occupare la scomoda poltrona sarà Valentina Prevolnik Rupel, un’esperta in gestione della finanza pubblica nel settore sanitario. Contrariamente a Danijel Bešič Loredan, il suo pittoresco predecessore, non promette mirabolanti riforme, ma precisa di voler lavorare per garantire una sanità pubblica di qualità con costi sostenibili.
Il primo ministro Robert Golob, che aveva assunto l’interim in questi mesi di interregno, ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per trovare un nuovo ministro. I problemi del settore sono evidenti a tutti. Una fetta sempre più ampia di cittadini è oramai da tempo senza medico di base, i tempi di attesa per le visite specialistiche non accennano a diminuire, mentre nel paese è in pieno corso lo scontro tra chi vorrebbe mantenere la sanità pubblica e chi invece vorrebbe puntare ad una progressiva privatizzazione dove medici e cliniche private potrebbero guadagnare un sacco di soldi.
A finire nella bufera, intanto, la ministra della Pubblica Amministrazione Sanja Ajanović Hovnik. Al suo indirizzo è volata una pioggia di strali a causa dei costi di una visita che ha fatto con i suoi collaboratori negli Stati Uniti. Ogni volta che si toccano questi argomenti i cittadini sloveni inorridiscono. In un paese dove l’eguaglianza è considerata un valore assoluto viene mal tollerato se i ministri non volano in economy e se alloggiano in grandi alberghi. Come se ciò non bastasse immediatamente le sono piovute addosso ben più gravi accuse per i finanziamenti concessi dal suo ministero ad una organizzazione diretta da una sua amica ed ex collaboratrice, nonché per altri soldi arrivati a soggetti che per elaborare la documentazione necessaria erano ricorsi ad un servizio di consulenza di cui essa stessa era comproprietaria, prima di passarne le quote a sua madre, nel momento in cui è diventata ministro.
La Ajanović Hovnik ed i suoi collaboratori assicurano che non c’è stata alcuna irregolarità. Il premier Golob per ora si è schierato al suo fianco. Proprio la ministra è stata una delle sue più strette collaboratrici al momento della fondazione di Movimento Libertà. Il leader dell’opposizione Janez Janša ha immediatamente dato fuoco alle polveri annunciando una mozione di sfiducia all’indirizzo della ministra. Il futuro della Ajanović Hovnik sembra comunque incerto. Per molti è l’ennesimo segno di una resa dei conti tra correnti all’interno del partito personale del premier. La prima a pagarne il prezzo sarebbe stata l’ex ministra dell’Interno Tatjana Bobnar, fatta fuori dopo poco più di sei mesi dall’insediamento del nuovo governo di centrosinistra.
Ora tocca anche al ministro per le Risorse Naturali Uroš Brežan e a quella per l’Agricoltura Irena Šinko. Golob ha annunciato che entrambi non godono più della sua fiducia. Il primo, accusato di non aver gestito con sufficiente celerità il risanamento della catastrofe naturale causata dalle alluvioni di agosto, non senza un certo sbigottimento, ha rassegnato le sue dimissioni. La seconda invece gli ha risposto che, se Golob vuole destituirla, dovrà farlo passando attraverso un dibattito in aula ed un voto in parlamento. È accusata di non aver tutelato la salute dei consumatori a causa di alcune partite di frutta e ortaggi arrivate dalla Serbia, dove si era fatto uso di pesticidi vietati e considerati pericolosi per la salute. Dietro l’insoddisfazione per il suo operato ci sarebbe però anche il via libera all’abbattimento delle nutrie nelle paludi di Lubiana, il suo atteggiamento critico nei confronti della nuova legge sulla tutela degli animali e la mancata nomina di quella che da molti era considerata un’attivista per i diritti degli animali a capo dell’amministrazione veterinaria. Tutti temi molto cari alla fidanzata del premier, la oramai potente Tina Gaber.
In questo momento Golob non sembra avere in tasca i nomi dei nuovi ministri. Proprio per questo, per alcuni, la manovra non sarebbe altro che un’astuta mossa per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dai guai della Ajanović Hovnik. Intanto ballano le sedie anche di altri ministri, non soltanto quelle in quota a Movimento Libertà. Socialdemocratici e Sinistra per ora fanno il pesce in barile e attendono di vedere quello che accadrà nelle prossime settimane. Al momento devono far fronte ad una serie di tagli in bilancio, che colpiscono i ministeri gestiti anche dai loro uomini di punta. La Slovenia, oltre a far fronte ai vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea deve anche reperire i soldi per procedere al risanamento delle aree colpite dalle alluvioni. I danni stimati ammontano al momento a quasi dieci miliardi di euro.
In questo periodo il governo Golob sembra essere riuscito soltanto a mantenere una promessa: quella di togliere di mezzo l’ex premier Janez Janša ed il suo esecutivo di centrodestra. Per il resto ha seguito le orme degli altri gabinetti di centrosinistra, che vinte le elezioni si sono dimostrati sostanzialmente incapaci di governare. Critiche ingiuste secondo alcuni, ancora convinti che Robert Golob possiederebbe abbondantemente quelle doti manageriali necessarie per guidare la Slovenia verso un radioso futuro. Per altri, invece, questi mesi di governo non sarebbero altro che la prova provata che senza un preciso programma politico ed un consolidato impianto ideologico è impossibile guidare un paese. Golob ed i suoi non sarebbero quindi che l’ennesimo gruppo di “dilettanti allo sbaraglio”, che di elezione in elezione prendono in mano le redini del paese, dimostrando di avere sempre meno esperienza politica e meno capacità. Difetti questi che sarebbero esattamente inversamente proporzionale alla loro ambizione ed alla loro presunzione.