Zagabria, un altro passo verso Bruxelles
Il 17 marzo prossimo si apriranno per la Croazia i negoziati di adesione all’Unione Europea. Ammorbidito l’obbligo di cooperazione con il Tribunale dell’Aja. Il governo esulta, ma i cittadini hanno perso l’entusiasmo. Solo la metà dei Croati sono ancora europeisti convinti. Sullo sfondo il problema di chi condurrà i negoziati, e in che modo
La notizia della definizione di una data per l’apertura dei negoziati per l’ingresso nella UE – annunciata a Bruxelles il 17 dicembre scorso – ha provocato reazioni contrastanti in Croazia. Il governo è trionfante, ma la gente comune è rimasta del tutto indifferente. Il Primo Ministro Ivo Sanader, il cui obiettivo principale di politica estera è proprio l’adesione della Croazia all’Unione Europea, ha dichiarato che la decisione sulla data di apertura dei negoziati – il 17 marzo 2005 – rappresenta "una delle date importanti nella nuova storia della Croazia". Eppure, recenti sondaggi di opinione, pubblicati poco prima della decisione del Consiglio Europeo, mostrano che solo poco più della metà dei cittadini della Croazia, circa il 52%, sostiene l’adesione della Croazia all’Unione.
Mate Granić, a lungo Ministro degli Affari Esteri di Franjo Tuđman, oggi dirigente di una società di analisi e previsioni politiche, afferma che l’euroscetticismo croato è un risultato del malcontento dei cittadini rispetto alle politiche del Primo Ministro Sanader. "I cittadini collegano la mancanza di successo in politica interna, e il fallito rispetto delle promesse elettorali, con il suo obiettivo principale di politica estera – l’ingresso della Croazia nella UE", dichiara Granić.
La reazione trionfante del governo alle buone notizie provenienti da Bruxelles, tuttavia, non è legata solamente alla definizione di una data per l’avvio dei negoziati, ma anche alla formulazione relativamente morbida utilizzata nel condizionare l’apertura dei negoziati alla piena cooperazione con il Tribunale dell’Aja.
Nel rivolgersi al pubblico, Sanader ha affermato che era molto importante per Zagabria il fatto che la formulazione contenuta nella bozza del documento – che la Croazia avrebbe ricevuto la data per l’apertura dei negoziati il 17 marzo "a condizione che fosse confermata la piena cooperazione con il Tribunale dell’Aja" – sia stata cancellata. Nella versione finale del documento, la formulazione non è più così rigida dal momento che i negoziati inizieranno "a condizione che ci sia una piena cooperazione con il Tribunale dell’Aja". Questo significa che la valutazione della cooperazione tra la Croazia e l’Aja non richiederà più la conferma del Consiglio Europeo, ma sarà sufficiente che il Paese che avrà la presidenza di turno della UE, in questo caso il Lussemburgo, faccia una dichiarazione sulla questione.
Questo rappresenta un grande aiuto per Sanader, che adesso può sperare nella apertura dei negoziati con l’Unione indipendentemente dal fatto che, il 17 marzo del 2005, il generale latitante, Ante Gotovina, accusato di crimini di guerra, si trovi all’Aja oppure no. Sanader ritiene che sarebbe sufficiente mostrare che Zagabria sta facendo tutto il possibile per arrestare Gotovina ma, se il latitante non venisse consegnato all’Aja entro marzo, questo non rappresenterebbe un ostacolo per l’inizio dei negoziati.
Zlatko Tomčić, ex presidente del Parlamento croato, non condivide, tuttavia, l’entusiasmo di Sanader. Tomčić ritiene che l’Unione Europea, nonostante la formulazione più morbida, non avvierà i negoziati con Zagabria fino a quando il latitante generale Ante Gotovina non sarà all’Aja. "L’Unione Europea inizierà i negoziati con noi quando vorrà, ma noi dovremmo fare il possibile per fare in modo che i negoziati possano iniziare come annunciato", ha dichiarato Tomčić.
Non appena da Bruxelles è giunta la notizia della apertura dei negoziati, Sanader si è trovato sotto il fuoco dell’opposizione. Il Primo Ministro è stato accusato di non avere un team pronto per le trattative, il cui obiettivo non sarebbe solamente quello di concludere gli accordi prima della data fissata, ad esempio nel corso del 2007, ma anche quello di lottare per fare in modo che la Croazia ottenga all’interno della UE la migliore posizione possibile.
"Non dovremmo preoccuparci del fatto che le condizioni poste sono meno rigide del previsto, ma di verificare se siamo pronti oppure no per la negoziazione. E qui le cose non stanno andando bene", ha dichiarato l’ex Primo Ministro Ivica Račan, attuale leader dell’opposizione, il cui governo ha inviato la richiesta di candidatura nel febbraio 2003.
L’opposizione è riuscita ad ottenere da parte del Primo Ministro la promessa che i membri del team di negoziatori comprenderanno anche rappresentanti delle proprie fila. L’opposizione ha posto questa condizione per partecipare ai negoziati, chiedendo a Sanader la restituzione del favore fatto dall’opposizione, che a suo tempo aveva inviato una lettera a Bruxelles affermando di partecipare agli sforzi del Primo Ministro per l’ingresso del Paese nella UE.
"Il team che condurrà i negoziati con l’Unione Europea comprenderà solo degli esperti, indipendentemente dalla loro appartenenza politica", ha spiegato Sanader, aggiungendo: "Il nostro obiettivo è quello di conseguire il miglior risultato possibile, e questo significa che l’orientamento politico di un membro non gioca alcun ruolo."
Gli esperti mettono poi in guardia contro due grossi problemi. Il primo è che Sanader non avrà gioco facile nel cercare di formare una squadra di negoziatori, dal momento che i membri di più alto valore sarebbero persone non coinvolte in politica. Il problema è quanto questi ultimi sarebbero disposti ad accettare uno stipendio inferiore, statale, e a lasciare la posizione ben retribuita di managers o di professori universitari per dedicarsi a difficili e complessi negoziati.
L’altro problema menzionato dagli analisti riguarda l’esito positivo delle trattative. Anche prima che alla Croazia venisse attribuita una data per il loro avvio, gli esperti mettevano in guardia contro la fretta, affermando che il programma di terminare i negoziati entro il 2007 era irrealistico. Durante un periodo così breve, di soli due anni, la Croazia non avrà il tempo di insistere sulle proprie condizioni ma, al fine di rispettare la scadenza auto imposta, accetterà ogni cosa che Bruxelles potrebbe esigere.
Così, affermano gli esperti, sarebbe molto più saggio non fissare una scadenza per i negoziati, ma semplicemente condurli nel modo migliore per l’interesse del Paese.