Transizione dolorosa per il Montenegro
Protestano i pensionati, scioperano gli impiegati delle aziende statali, numerosi gli esuberi e pochi i finanziamenti a disposizione. Il governo cerca di minimizzare, ma resta alto il malcontento
Dopo diciotto mesi di attesa, i pensionati del Montenegro hanno ottenuto, all’inizio della settimana scorsa, un aumento del 7,4% delle pensioni. Con quest’aumento, la pensione media di gennaio ammonterà a 120,3 €.
Questa cifra però, è molto più bassa di quella che i pensionati si attendevano. L’associazione dei pensionati del Montenegro ha dichiarato che la prossima settimana deciderà come protestare per il fatto che l’aumento non è quello desiderato.
Quali sono le cause per cui le pensioni non sono cambiate in tutto questo periodo, nonostante l’inflazione, secondo i dati della Banca centrale del Montenegro, nel 2002 fosse pari a 9,4% e 6,7 % nel 2003?
Secondo la vecchia legge sulle pensioni, queste ultime dipendono dalla cifra corrispondente allo stipendio netto medio, cioè l’aumento dello stipendio netto medio fungeva da dato base per l’aumento delle pensioni. In Montenegro, però, i dati ufficiali sullo stipendio medio non vengono pubblicati dal giugno 2002. Il motivo è che nel frattempo il Governo ha modificato la metodologia del calcolo degli stipendi. Lo "stipendio netto", inteso come categoria usata per esprimere gli stipendi e calcolare altre categorie da esso dipendenti, è stato abolito. La nuova base è diventato lo stipendio lordo. Questo ha provocato problemi nella comparazione dei vecchi dati con quelli nuovi, ed un ritardo di 18 mesi nella pubblicazione dei dati ufficiali.
La nuova legge sulle pensioni prevede, invece, che la variazione delle pensioni sia relazionata agli stipendi lordi ed ai prezzi al consumo. Si tratta della cosiddetta Swiss formula, secondo la quale la proporzione tra gli stipendi ed i prezzi al consumo per l’adattamento delle pensioni è di 1 a 1.
A causa della mancanza, durante tutto questo periodo, di dati ufficiali sullo stipendio medio, finalmente si è deciso di aggiustare le pensioni in relazione al cambiamento dei prezzi al consumo nel periodo corrispondente e continuare con questa formula fino a luglio, quando dovrebbe essere possibile comprendere nel calcolo anche gli stipendi.
Anche se il problema di calcolare le pensione è stato risolto in questo modo, trovandosi sotto la pressione dell’opinione pubblica, l’ufficio della statistica "Monstat" ha reso nota una cifra che rappresenta lo stipendio netto medio per l’anno 2003, vale a dire 119,3 €. La reazione dei pensionati, dei partiti, dell’opposizione e di alcune ONG, è stata piuttosto negativa. Tutti hanno accusato il Governo di non voler pubblicare i veri dati, perché vuole dimostrare che non ci sono motivi per un ulteriore aumento delle pensioni.
Qui bisogna sottolineare che soltanto il 50% delle pensioni sono coperte dal Fondo per le pensioni con le tasse che vengono pagate dai contribuenti. Questo perché molti contribuenti si trovano in una situazione non certo favorevole e cercano di evitare pagare le tasse. Così, il restante 50% è coperto col budget statale, coi crediti e con le donazioni.
I funzionari di governo, quali il ministro degli affari sociali ed il premier, dichiarano di aver capito il malcontento dei pensionati. Ma accusano alcune istituzioni, statali o non statali, di avere nel frattempo pubblicato dati non reali sugli stipendi, molto più alti di quelli pubblicati l’altro giorno, e in questo modo hanno dato una falsa speranza ai pensionati.
Così il ministro degli affari sociali, signor Stijepović, ha dichiarato. "È vero che le pensioni e la percentuale del loro aumento sono bassi, però sono reali e gli unici possibili rispetto all’aumento del costo della vita". Come esempio di istituzioni che hanno pubblicato i dati falsi, il ministro menziona la Banca centrale, che è uscita con il dato di 248 € per lo stipendio netto medio relativo al mese di settembre (2003).
"Su 112mila impiegati in Montenegro, 30mila vengono direttamente finanziati col budget e dal luglio 2002 non abbiamo avuto alcun aumento degli stipendi di queste categorie. Altri 20 o 30mila impiegati ricevono i cosiddetti stipendi garantiti, pari a 50 €. Solo i rimanenti, si tratta di 50 o 60mila impiegati, hanno ricevuto degli stipendi regolari. Quindi è ragionevole, come abbiamo gia detto ufficialmente, che l’aumento sia del 6,5%", ha concluso il ministro. ("Vijesti", 13 febbraio)
I rappresentanti dell’Ufficio di statistica spiegano che i problemi sono provocati anche dal fatto che varie aziende calcolano in diverso modo gli stipendi netti, che poi vengono consegnati all’Ufficio di statistica. Inoltre, secondo la nuova legge, lo stipendio netto non è corrispondente allo stipendio netto contemplato dalla vecchia legge. Quindi, una grande confusione, e ci vorrà ancora un bel po’ di tempo per risolverla.
Oltre le possibili proteste dei pensionati, il Governo è stato anche l’obiettivo delle proteste di molti impiegati nelle vecchie aziende statali, che negli ultimi anni sono state capaci di sopravvivere soltanto grazie alle sovvenzioni del Governo. Si tratta di vecchie strutture, di cui molte sono vicino alla bancarotta e rappresentano soltanto un peso al budget statale, perché da anni lavorano in perdita.
Negli ultimi mesi, il Montenegro è stato scosso da una serie di scioperi, organizzati dai sindacati di queste aziende, davanti alle sedi del Governo e del Ministero dell’economia. Nella sola capitale Podgorica in subbuglio ci sono 11 aziende, mentre al livello nazionale ce ne sono molte di più. Finora il Governo aveva scelto di far cessare gli scioperi, affermando che milioni di euro andassero versati come sostegno agli impiegati di queste aziende.
Chiaramente tutto ciò si è rivelato un modo per comprare la pace sociale, mentre solo la ricostruzione e la privatizzazione rappresenterebbero una soluzione finale. Tuttavia, queste aziende spesso non rientrano negli interessi degli investitori: sono vecchie, con debiti e con molti impiegati. Il Ministero dell’economia aveva provato a risolvere questi problemi con l’aiuto dei donatori, come l’Agenzia europea per le ricostruzioni, i quali hanno fornito il denaro per la ricostruzione di alcune aziende, nell’eventualità che, poi, si sarebbero vendute più facilmente.
D’altra parte, molti avvertono che in alcune in queste aziende sono proprio i grandi interessi delle persone vicine al governo a cozzare contro i cambiamenti. Questa opinione è condivisa dalla gran parte dell’opposizione, la quale, però, non ha mai suggerito cosa fare per una vera riforma sulle privatizzazioni. Piuttosto, preferisce giocare la vecchia carta delle questioni politiche e nazionali.
Le stime dicono che in Montenegro ci sono circa 20mila lavoratori in esubero, sia nelle aziende che nell’amministrazione statale, cioè più del 20 percento sul totale degli impiegati. Finora, questo problema è stato risolto con le cosiddette indennità di licenziamento per esubero, o mediante aiuti finanziari, necessari per completare gli anni di contribuzione mancanti, agli impiegati prossimi alla pensione.
Il problema dei lavoratori in esubero, però, non viene evitato neanche dalle aziende più sane, come la Telekom o le Poste. Ma sembra che le amministrazioni di queste aziende trovino il modo di risolvere i problemi senza l’aiuto del governo.
Le stime dicono anche che oltre al numero ufficiale degli impiegati, c’è anche una discreta percentuale di impiegati non in regola.
Per stimolare la registrazione dell’economia sommersa, lo scorso aprile (2003) il Governo ha lanciato un programma sulla riduzione delle tasse. Sembra che ci sia tutta l’intenzione di procedere con questo programma, forzando i programmi di ricostruzione ed i crediti per il self-employment, al fine di aiutare queste 20mila persone.
Nonostante le accuse sull’immobilismo del governo, circa il suo rifiuto di confrontarsi con questa situazione e sulla preferenza data a soluzioni temporanee, come il soddisfare le richieste degli scioperanti, il premier del Governo montenegrino, Milo Djukanović, recentemente ha affermato che gli scioperi nelle aziende montenegrine erano attesi, perché le riforme sono sempre accompagnate da proteste, ma il governo non abbandonerà il corso delle riforme economiche e politiche. ("Vijesti", 29 gennaio)
Purtroppo però i più esposti in questa situazione sono i lavoratori, molti dei quali, al momento, ricevono uno stipendio minimo, se non niente. Mentre ai pensionati non restano che le donazioni.