Skopje e Atene di fronte alla Corte

Skopje porta Atene davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, con l’accusa di violare l’accordo del ’95, col quale la Grecia si impegnava a non bloccare l’integrazione della Macedonia nelle organizzazioni internazionali finché sotto il nome di FYROM

19/11/2008, Risto Karajkov - Skopje

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La Macedonia ha presentato ieri alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) un’istanza contro la Grecia, accusandola della violazione dell’accordo ad interim stipulato nel 1995 tra i due paesi. Skopje accusa Atene di aver rotto l’accordo ponendo il veto sul suo ingresso nella Nato al summit di Bucarest dello scorso aprile. La Macedonia sostiene che, con l’accordo del ’95, la Grecia si è impegnata a non bloccare l’integrazione di Skopje nelle organizzazioni internazionali fintanto che questa avviene con il nome temporaneo di FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia).

L’accordo in questione pose fine a 18 mesi di embargo imposto dalla Grecia alla Macedonia ed ha assicurato una graduale normalizzazione delle relazioni tra i due paesi. I rapporti si sono però nuovamente inaspriti all’inizio di quest’anno, come risultato del veto posto dalla Grecia all’integrazione della Macedonia nella Nato nel tentativo di forzare Skopje a cedere sulla questione del nome.

Nella serata di domenica la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato di aver ricevuto l’istanza. La mossa di Skopje arriva dopo mesi di lunghe consultazioni con esperti legali di rilievo sull’attuabilità di quest’azione.

La Macedonia ha fatto sapere d voler limitare la sua istanza all’articolo 11 dell’accordo, che regola l’obbligo della Grecia ad astenersi dal bloccare l’integrazione internazionale della Macedonia. Skopje ha dichiarato che non chiederà alla Corte di pronunciarsi sulla disputa sul nome che vede scontrarsi da molto tempo i due stati vicini. Riguardo alla questione, il paese sarà parte attiva nei negoziati guidati dal mediatore delle Nazioni Unite, Matthew Nimitz.

"Restiamo impegnati nelle negoziazioni sulla questione del nome", ha dichiarato il ministro degli Esteri macedone Antonio Milososki, annunciando la presentazione dell’istanza. Milososki ha affermato che il paese ha deciso di rivolgersi alla Corte per proteggere i suoi diritti, previsti dall’accordo ad interim. "Abbiamo fatto profonde valutazioni, ma non vediamo altre vie per ottenere giustizia. Speriamo che questo passo costringa la Grecia a rispettare i suoi obblighi internazionali. Alla Macedonia è stato impedito di ricevere l’invito da parte della Nato. Tale violazione dell’accordo pone il paese in una situazione di incertezza dal punto di vista legale e mette in discussione la credibilità degli accordi internazionali", ha affermato il ministro Milososki. Lo stesso Milososki sarà il rappresentante della Macedonia nei procedimenti di fronte alla Corte.

Il ministero degli Esteri greco ha risposto con una dichiarazione in cui sostiene che Atene non ha violato l’accordo ad interim. Il portavoce del ministro, Giorgios Koumoutsakos, dal sito internet del Ministero fa sapere che con questa mossa la Macedonia dimostra una volta in più che non è interessata ad una soluzione opportuna alla disputa sul nome. Si legge poi nella dichiarazione che la Macedonia continua con la sua strategia di ritardare i negoziati, e Skopje ha anche violato le clausole dell’accordo e i principi base di buon vicinato in più occasioni. La Grecia sottoporrà alla Corte la relativa testimonianza.

In una dichiarazione telefonica rilasciata ai mass media macedoni subito dopo l’annuncio dell’istanza, Koumoutsakos ha affermato che la Grecia si aspettava comunque la mossa di Skopje. Il principale partito all’opposizione in Grecia, il PASOK, ha fatto sapere che con quest’azione "la leadership nazionalista di Skopje guida i negoziati in un vicolo cieco".

Secondo Srgjan Kerim,ex ministro degli Esteri di Skopje ed fino al settembre scorso presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, dal giudizio della Corte non bisogna aspettarsi miracoli, in quanto, pur essendo questo vincolante, i poteri coercitivi del Consiglio di Sicurezza sono limitati, e anche in caso di vittoria per la Macedonia "non si può obbligare la Grecia a intraprendere iniziative che non reputa accettabili".

Sempre secondo Kerim, però, citato oggi dal quotidiano Dnevnik, "in ogni caso la decisione della Corte rappresenterà un indicatore importante per tutti i paesi membri del Consiglio di Sicurezza, che ne terranno conto quando si tratterà di prendere una decisione a riguardo del problema".

I media macedoni riportano che il governo ha informato sia il mediatore Nimitz che i partner della comunità internazionale. Stando a queste informazioni, né Nimitz né gli altri hanno obiettato la decisione della Macedonia. Il ministro degli Esteri macedone ha anche informato il corpo diplomatico presente nel paese.

L’ambasciatore francese a Skopje, Bernard Valero, che rappresenta lo stato che al momento è alla presidenza dell’Ue, ha affermato che la questione ora è nelle mani della Corte. Tuttavia, ha accolto positivamente l’impegno della Macedonia ad insistere nel processo di negoziazione. "La Macedonia ha promesso di continuare i negoziati, e questo passo va nella direzione giusta", ha fatto sapere Valero.

Ieri non ci sono state reazioni da parte di Bruxelles o di Washington. Il portavoce della Nato, James Appathurai, ha dichiarato che l’Alleanza non commenterà la questione perché di materia giuridica.

Anche i partiti macedoni devono ancora esprimersi sugli ultimi sviluppi. In pochi hanno reso note le loro posizioni. Il presidente Branko Crvenkovski, che è in continua tensione politica con il primo ministro Nikola Gruevski, ha affermato di non essere stato consultato sulla mossa intrapresa dall’esecutivo. Il gabinetto della presidenza ha fatto sapere che l'[]e del governo di non consultare il presidente su questioni di tale rilevanza costituisce una violazione della legislazione nazionale sugli affari esteri.

Il presidente, comunque, non ha criticato l’iniziativa, ma si è lamentato per essere stato lasciato fuori dal processo decisionale. All’inizio di novembre, in un discorso davanti al Parlamento, il presidente Crvenkovski ha anche dichiarato che la Macedonia ha il diritto legittimo di prendere in considerazione misure giuridiche in risposta alla "violazione da parte della Grecia della legge internazionale e dei vincoli di mutuo accordo". Secondo il presidente, la Macedonia ha dovuto prendere seriamente in considerazione questa opzione. La Corte dovrà esprimersi sulla questione entro quattro anni.

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