Serbia: più trasparenza nelle privatizzazioni

Poco trasparenti e senza regole chiare. Per questo la Serbia deve cambiare registro, dotarsi di criteri oggettivi e chiari per le privatizzazioni. Lo afferma Miroslava Milenović del Consiglio anti-corruzione in questa intervista

31/07/2014, Cristiano Barducci - Belgrado

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Air Serbia (foto aeroprints.com )

Miroslava Milenović si è recentemente dimessa dal ruolo di consulente del ministero dell’Economia per motivi di salute, come ha affermato il ministro delle Finanze Dušan Vujović qualche settimana fa.

Tuttavia, di fronte a me non siede una donna sull’orlo di una crisi di nervi, o che sembra contrastare una malattia imminente.

"Sono davvero in forma", ride quando le chiedo delle sue condizioni di salute. No, questa magra signora di mezza età con lo sguardo sveglio ha lasciato il suo ufficio per un’altra ragione, più complessa. Si aspettava maggiore trasparenza nelle transazioni economiche dell’esecutivo Vučić in discontinuità con il governo precedente. Ma le sue aspettative sono state frustrate: il governo ha imposto la segretezza sui negoziati con la compagnia finlandese Sisu sull’acquisto dell’azienda pubblica di autotrasporti FAP, mentre contatti sotterranei sono in corso con uomini d’affari degli Emirati Arabi. "Un esempio chiarirà la situazione: l’anno scorso abbiamo iniziato a rendere pubblico tutto il bilancio del ministero dell’Economia, quanti soldi si spendevano e dove andava il denaro, ma questa procedura è stata interrotta dopo le dimissioni di Radulović [ex ministro dell’Economia dimessosi il 28 gennaio]. Ho ripristinato la pratica quando sono tornata come consulente del ministero, ma è rimasta in vigore solo fino al 28 maggio, il giorno in cui mi sono dimessa.

E allora? Perché hanno smesso di rendere pubblico il bilancio? "È una buona domanda, ed è incredibile" – sostiene –  perché non si tratta di una questione che riguarda solo il ministero, ma il nostro denaro". Dopo le dimissioni dal ministero dell’Economia, Miroslava Milenović è tornata a tempo pieno al Consiglio anti-corruzione, un organismo indipendente della Repubblica di Serbia.

Diversi analisti indipendenti sottolineano il basso livello di trasparenza, previsto dalla legge sulle privatizzazioni, sulla pubblicazione di informazioni importanti da parte degli investitori stranieri. Mentre sono in gioco rilevanti privatizzazioni – come quella di Telekom Serbia – qual è la sua opinione sul disegno di legge presentato dall’attuale governo?

In Serbia abbiamo avuto privatizzazioni orribili e criminali ed abbiamo bisogno di cambiare le leggi sulla privatizzazione e sui fallimenti. A dicembre 2013 il governo precedente aveva presentato una proposta di legge sulla privatizzazione, ma da allora non è successo niente. Adesso è in discussione un’altra proposta e noi come Consiglio anti-corruzione abbiamo fornito alcuni pareri rispetto alla nuova proposta. Quello che come Consiglio non riusciamo a capire è come mai la nuova legge introduce le negoziazioni dirette nei processi di privatizzazione, nonostante i tanti casi criminali che abbiamo avuto in passato. La trasparenza dei metodi e dei processi è cruciale per le privatizzazioni: non possiamo accettare che qualcuno abbia il potere discrezionale di decidere.

Possono anche dire che “nei paesi occidentali la negoziazione diretta è una modalità normale” per raggiungere gli accordi sulla privatizzazione. È vero, ma spesso la procedura di bando pubblico fallisce perché rivela che gli investitori potenziali non sono i partner giusti.

Il problema dei negoziati diretti è chi decide chi è il partner giusto: una delle clausole più controverse di questa proposta è quella che conferisce il diritto di decisione discrezionale sulla scelta dell’investitore strategico. Ma senza criteri oggettivi come fai a decidere? Scegli qualcuno che ti piace, o scegli un paese che ti piace, o la quantità di denaro offerta? L’assenza di specifiche procedure per scegliere gli investitori non fa che aumentare il rischio di corruzione.

La mancanza di regole chiare può anche scoraggiare gli investitori…

Naturalmente. Se il processo non è trasparente, vince chi ha i migliori ambasciatori. E poi ci sono anche altre questioni, più tecniche. Ad esempio, all’interno di una procedura può capitare di acquistare un’azienda con annesse proprietà e scoprire in un secondo momento che quell’azienda ha anche altre proprietà. Cosa accade con queste proprietà? Se sei fortunato non paghi niente, altrimenti devi pagare una seconda volta per le nuove proprietà perché il governo non era al corrente e rivendica il pagamento. Lo stesso discorso vale per i debiti o per la responsabilità civile, che devono essere indicati in modo chiaro e trasparente. Ti immagini se compri un’azienda apparentemente sana o dopo cinque giorni i creditori iniziano a rivendicare crediti passati? In questi casi, è responsabilità del compratore che è stato poco accorto o è responsabilità del governo?

Oppure, in casi simili quando ci sono debiti insoluti o responsabilità in sospeso e l’investitore o il governo decide di pagare di più per annullarli. Con la nuova legge resta la possibilità di cancellare le responsabilità passate, soprattutto quelle verso lo stato (tasse, o pagamenti dovuti allo stato), ma il discorso è lo stesso: chi decide la percentuale?

E’ chiaro che in alcuni casi la privatizzazione riguarda aziende "morte", per cui è necessario cancellare tutti i debiti o nessuno comprerà l’azienda. Ma abbiamo bisogno di norme chiare e soprattutto regole uguali per tutti: prima bisognerebbe valutare gli attivi e i passivi di bilancio, poi fissare il prezzo e renderlo pubblico, e infine scegliere chi è l’investitore migliore attraverso le procedure previste da un bando pubblico.

E Telekom Serbia?

Telekom Serbia è considerata una miniera d’oro per il nostro bilancio, o almeno così generalmente si crede. Nella mia percezione la governance dei servizi pubblici in Serbia è troppo connessa alla politica, e per questo il management è inefficiente. Siamo ad un punto di svolta: o scegliamo i manager migliori per le società e i servizi pubblici o dobbiamo privatizzarli immediatamente perché altrimenti non sapremmo cosa fare.

Faccio un esempio: come si legge sui giornali, l’Azienda elettrica della Serbia (EPS) ha bisogno di aumentare il prezzo dell’elettricità del 30% quest’anno e del 20% l’anno prossimo. Perché c’è un buco nel bilancio. L’azienda ha troppi dipendenti e deve affrontare complesse questioni di gestione. In questi casi la privatizzazione diventa necessaria.

Il governo ha posto il segreto sugli accordi riguardanti l’acquisizione della Zastava da parte della Fiat e di Air Serbia da parte di Etihad. Per quanto riguarda il caso Fiat in particolare, il Consiglio anti-corruzione ha chiesto i dettagli del contratto e il governo ha fornito una copia omettendo informazioni importanti. Vuole commentare questi casi?

È davvero strano che siamo a fine luglio e siamo ancora al buio circa questi accordi. Per quanto riguarda Air Serbia è inaccettabile che si conoscano i dettagli dell’accordo tra il governo austriaco e Lufthansa sulla vendita di Austrian airlines, oppure la cifra che Etihad investe in Alitalia, ma non sappiamo la somma che Etihad ha investito per salvare Air Serbia. La mia domanda è: qual è l’accordo finanziario? Stanno pagando le tasse aeroportuali, i debiti e le responsabilità? Quanto denaro sta spendendo il governo serbo in questo investimento? Non lo sappiamo.

Anche per quanto riguarda la Fiat non sappiamo quanto denaro abbiamo sborsato in passato, o se ci sono nuovi accordi o contratti. Qual è il reale livello di esportazioni di Fiat? E intendo, non le cifre, ma il saldo delle esportazioni, ovvero l’impatto reale sulla nostra economia. Sia chiaro che non ho niente contro la Fiat, o contro gli altri investitori esteri. Si dice spesso che la Serbia è stata fortunata a trovare investitori forti: forse è vero. Ma si tratta dei nostri soldi e abbiamo diritto di avere tutte queste informazioni, rendendo trasparente l’intero processo.

Pensa che la crisi economica che ha colpito la Serbia nel 2009 sia una spina nel fianco della situazione economica attuale?

Decisamente no. Abbiamo subito le sanzioni, i bombardamenti, gli anni ’90 sono stati i peggiori. Abbiamo ancora problemi dopo dieci anni terribili di guerre perché non abbiamo realizzato le necessarie riforme strutturali alla nostra economia dopo aver iniziato la transizione alla democrazia. Oggi la situazione è pessima, ma non è niente se comparata al 1993. Per dare un’idea di quegli anni, faccio un esempio: l’inflazione cresceva quotidianamente in modo abnorme ed io ero costretta a cambiare il mio stipendio in valuta estera nel giro di pochi minuti, altrimenti con la paga mensile sarei stata in grado di comprare un’acqua minerale e poco altro.

In Serbia ogni cosa sembra legata alla volontà dell’esecutivo. Qual è il margine di azione per gli attori indipendenti che esercitano un controllo sulla politica e per la società civile?

Il Consiglio anti-corruzione sta mettendo tutti i suoi sforzi per costruire una società civile trasparente e abbassare il livello della corruzione. Ma per scrivere i nostri rapporti abbiamo bisogno dei documenti dei ministeri e delle altre agenzie governative. Sfortunatamente però spesso questa collaborazione fallisce.

Sa quante volte siamo costretti a chiedere al Commissario per le informazioni di importanza pubblica e per la protezione dei dati personali perché intervenga e obblighi il governo a rendere pubbliche le informazioni di cui abbiamo bisogno? E siamo il Consiglio anti-corruzione, un organismo ufficiale della Repubblica di Serbia.

E su quali basi legali l’accesso a queste informazioni viene negato?

Dipende dai casi: di volta in volta vengono accampati dei motivi legali per negare l’accesso ai documenti. Poi, grazie al lavoro egregio del Commissario Rodoljub Šabić, riusciamo spesso ad ottenerle. Ma perdiamo tempo. Ciononostante sono ottimista. Un giorno la Serbia sarà un paese normale in cui vivere, e non più un buon argomento per le interviste. Forse non domani, ma presto.

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