Romania: corruzione o trasparenza?
Questa volta la procura anti-corruzione in Romania ha colpito in alto: indagato il ministro dell’Ambiente Laszlo Borbely per appalti truccati. A settembre in parlamento il voto sull’autorizzazione a procedere, con l’Ue che pressa per la trasparenza e e l’Unione democratica dei magiari, di cui fa parte Borbely, che potrebbe togliere il suo appoggio al governo
Corruzione. Una parola che nei palazzi del potere a Bucarest aleggia come un fantasma scomodo e difficile da debellare. La lotta alle tangenti e all’abuso d’ufficio, fenomeni proliferati negli anni della transizione, è la parola d’ordine del governo romeno, recitata come un mantra soprattutto nell’ambito dell’Ue.
E allo stesso tempo la riduzione dei fenomeni relativi a mazzette e prebende è la richiesta primaria dell’Unione europea per l’integrazione completa del Paese. Un ostacolo, “artificiale” secondo Bucarest, messo tra il Paese e l’obiettivo di Schengen.
Nuovo scandalo
Così il fragore degli scandali che hanno scosso ultimamente la politica romena echeggia ancora più forte soprattutto alla vigilia di un nuovo report europeo sul tema. I titoli a tutta pagina sulla notizia dell’indagine della Procura anti-corruzione romena (la Dna) su appalti truccati che vede coinvolto il ministro dell’Ambiente Laszlo Borbely, non ha fatto che acuire la frustrazione del governo e della stessa presidenza a Palazzo Cotroceni.
Secondo i pm, il titolare del dicastero avrebbe agevolato una trentina di gare pubbliche in cambio di tangenti e della ristrutturazione di un immobile nel centro di Bucarest. Le accuse più pesanti, in realtà, sono a carico del consigliere personale del ministro, Szabolcs Szepessy che ha fatto da intermediario, ma Borbely sembrerebbe pesantemente coinvolto.
La Procura afferma che la società Lescaci Com, tramite l’amministratore unico Ioan Ciocan, avrebbe “offerto” i lavori di ristrutturazione della casa del ministro (per un valore di 20mila euro) per “ottenere l’appoggio” di Borbely nell’assegnazione “dei contratti dell’Ente nazionale delle acque”. La compagnia ha ottenuto due contratti da 70 milioni di lei (16 milioni di euro) soltanto quest’anno e 37 in tutto dal 2007 ad oggi per un totale di circa 72 milioni di euro di commesse.
Un affare che da una parte stride con le promesse fatte da Bucarest sulla trasparenza della sua classe dirigente, ma dall’altro lato rende evidente il lavoro della Dna nell’opera di sradicamento della corruzione dal Paese.
Appalti
Secondo gli inquirenti la “collaborazione” tra Borbely e la Lescaci sarebbe iniziata nel 2007 e proseguita per gli ultimi quattro anni. Il primo appalto vinto dalla società di Ciocan risale al luglio del 2007, e si tratta di un contratto di circa 39mila euro per la riparazione di un immobile della società energetica di Craiova. Subito dopo sono iniziati a fioccare appalti più sostanziosi, come quello del giugno 2008 per un valore complessivo di 1,24 milioni di euro per alcune opere nella regione di Valcea o il contratto siglato a maggio del 2010 (2,55 milioni di euro) per i lavori di tutela e manutenzione del bacino idrico di Chiojdul. Il colpo più alto è stato messo a segno, invece, a dicembre scorso con la vittoria della gara d’appalto per la messa in sicurezza del fiume Bistrita, ben 7,26 milioni di euro.
Immunità?
Il ministro dell’Ambiente non ha ancora risposto alle accuse, ma nel governo c’è fermento, anche perché il voto sull’autorizzazione a procedere non potrà svolgersi prima di settembre, cioè dopo le vacanze estive del Parlamento.
Un voto a favore dell’immunità potrebbe gettare un’ombra sugli effettivi sforzi della Romania nella lotta alla corruzione, mentre uno che la neghi potrebbe mettere in difficoltà la tenuta del governo, facendo venir meno l’appoggio dell’Unione democratica dei magiari, di cui fa parte Borbely.
Il nuovo scandalo arriva inoltre a pochi giorni dalla presentazione del nuovo report di Bruxelles che tiene sotto controllo i progressi della Romania nel campo della giustizia dall’ingresso nell’Unione europea del 2007.
Il rapporto di valutazione, di cui era stato dato un primo stralcio in inverno, sarà presentato il 20 luglio e da Bucarest si teme che le notizie sulle inchieste possano fare da sponda a Paesi come Germania, Francia e Olanda che vogliono bloccare l’ingresso in Schengen utilizzando – come affermano le autorità rumene – la carta della corruzione e quella della riforma della giustizia.