Pancevo: quale futuro per l’ambiente?
Esiste una relazione di lungo periodo tra Pancevo e Ravenna, costruita grazie a progetti di cooperazione decentrata nel settore ambientale. Intervista all’assessore all’ambiente della Provincia di Ravenna, Andrea Mengozzi
Pancevo, città a nord-ovest di Belgrado. Grande polo industriale, conosciuta soprattutto per la presenza del petrolchimico "Petrohemija", pesantemente bombardato durante i raid NATO del 1999. Da metà novembre 2006 la municipalità ha fatto scattare l’allarme ben due volte: le concentrazioni di inquinanti nell’aria erano 15 volte superiori al limite fissato in Serbia. Dati che la municipalità di Pancevo raccoglie grazie al sistema di rilevamento impiantato dalla Provincia di Ravenna.
D: Di recente, a Pancevo si sono registrati due gravi picchi di inquinamento dell’aria. La città e la Provincia di Ravenna, in qualità di partner della città di Pancevo, come ha vissuto ciò che è accaduto?
La lunga frequentazione che abbiamo ormai con la città di Pancevo, ha consolidato un rapporto sia con i sui rappresentanti istituzionali che con i cittadini. Dai colloqui avuti con loro, possiamo dire che il primo evento in particolare è stato vissuto come un segnale di forte allarme rispetto ad una situazione ambientale che oggi, anche grazie agli strumenti che sono stati donati dalla Provincia di Ravenna e dalla Regione Emilia- Romagna, hanno modo di rilevare.
Le quattro centraline poste in città dicono, con una precisione che è la stessa di altre città europee, se nell’aria, in quel momento, ci sono inquinanti in misura tale da mettere a rischio la salute delle persone. I dati che gli strumenti rilevavano hanno portato il sindaco di Pancevo a dichiarare l’allarme e quindi chiamare tutti ad un’assunzione di responsabilità. La municipalità ci ha provato anche in passato, ma i tentativi fatti non avevano evidentemente portato a grossi risultati. In particolare da parte del governo, che è il soggetto proprietario delle fabbriche e che deve sentirsi coinvolto in prima persona. Dunque non è un gesto estemporaneo di allarmismo ma è la constatazione del fatto che con determinate condizioni meteo che comprimono al suolo gli inquinanti, e in determinati momenti della lavorazione, alcuni parametri superano di molto i limiti. E stiamo parlando non solo di CO2 ma di inquinanti problematici che provocano malattie anche in tempi rapidi.
D: Sappiamo che esiste un accordo di collaborazione tra ministero dell’Ambiente italiano e ministero dell’Ambiente serbo per avviare un nuovo sistema di rilevamento. Perché non utilizzare quello impiantato da voi?
Sono proprio due modi di lavorare diversi. Il nostro progetto ha funzionato perché ci siamo confrontati con loro. Conoscono la situazione meglio di chiunque altro e una volta informati delle "cure" esistenti oggi, delle tecnologie disponibili, sono assolutamente capaci di individuare come intervenire. Siamo dunque partiti con il nostro progetto dal basso, in stretto rapporto con la municipalità. Con essa abbiamo progettato e realizzato un sistema di monitoraggio della qualità dell’aria che è in linea con quelli usati in altre città italiane ed europee. Sistemi all’avanguardia, di aziende importanti. Sono certo del fatto che la rete di monitoraggio installata è efficiente, capace di fare al meglio il lavoro per il quale essa è installata. Purtroppo, non so su quali basi e per quali motivi il ministero dell’Ambiente del governo precedente ha ritenuto di avviare un rapporto di collaborazione di questo tipo.
Produrrà certamente dei risultati – perché insiste su diverse matrici ambientali, ad esempio sull’acqua, sulle bonifiche e dunque sui rifiuti, mentre noi ci siamo occupati solo di misurazione della qualità dell’aria di cui abbiamo un’esperienza di eccellenza da quasi trent’anni – ma personalmente mi auguro che il nuovo ministero italiano rivisiti quell’accordo. Perché il sistema di monitoraggio dell’aria, imposto dall’alto cioè dal ministero serbo al territorio di Pancevo, fa riferimento a campionatori passivi. Un sistema che, tecnicamente parlando, è molto più semplice di quello che abbiamo donato noi e la sua maggior semplicità determina una minor efficacia nella rilevazione. Ciò che ritengo deludente di questo accordo è che quella modalità di analisi allunga i tempi della comprensione dello stato delle cose e a Pancevo credo non ci sia la possibilità di perdere altro tempo.
Se proprio si deve proseguire con il monitoraggio, si installino strumenti di rilevazione direttamente ai camini, per attribuire ad ogni singolo punto di emissione il suo carico inquinante. Sebbene, facendo riferimento ai dati che raccolti con il nostro sistema, a Pancevo si sarebbe già pronti per intervenire subito, sui singoli camini, con sistemi di abbattimento. Il piano di interventi va ovviamente calibrato: si inizi a ridurre l’impatto ambientale partendo, sul piano delle emissioni, dai camini più significativi. Per il governo serbo credo rappresenti la maniera più sostenibile, dal punto di vista economico, per migliorare un po’ alla volta la situazione e per mostrare alla popolazione un segnale importante, di reale intervento a riduzione dell’impatto sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
D: Avete comunicato al ministero dell’Ambiente le conoscenze che avete acquisito sul terreno, i risultati che avete ottenuto e come, secondo voi, si dovrebbe operare in futuro? Avete ottenuto risposte?
Stiamo portando all’attenzione del nostro ministero degli Esteri la possibilità e l’opportunità di fare un passo ulteriore, cercando con la Serbia una collaborazione sul piano degli interventi sulle emissioni. E’ un’operazione che va fatta assieme, di nuovo dal basso, partendo dai tecnici che in quelle fabbriche lavorano e con la collaborazione di chi in Italia su impianti del genere opera da magari due decenni. E’ bene sapere che parliamo di impianti che hanno anche 30-40 anni e l’ultima volta che hanno visto una chiave inglese per una manutenzione è stato vent’anni fa. Forse il primo intervento necessario da valutare è di manutenzione di questi impianti. Ricordiamo che in termini di applicazione di filtri, di sistemi di abbattimento sulle emissioni, in Europa, ma anche nel resto del mondo, negli ultimi vent’anni si è andati molto avanti, esiste una tecnologia capace di ridurre del 99% gli NOX e dunque di risolvere alla radice il problema.
Siamo appena all’inizio dell’interlocuzione con il ministero degli Esteri ed è ancora presto per dire cosa avverrà. Riteniamo, come immagino tutti quelli che stanno provando a fare cose buone in quell’area, di avere un progetto che crediamo assolutamente necessario per quell’area.
Dall’inizio dell’intervento a Pancevo, c’è da parte nostra la volontà di tentare di porre rimedio all’ingiustizia dei bombardamenti del ’99. Perché quelle bombe su un’area chimica hanno aggravato una situazione che era già molto problematica per l’obsolescenza degli impianti. Ma bombardare fabbriche che producono CVM, che lavorano ammoniaca… è un atto che non riesco neanche ad aggettivare ma che ho vissuto come ingiusto. Tutti noi abbiamo provato a lavorare per cercare di far capire che dall’Europa non poteva arrivare solo ingiustizia. Mi pare che al ministero ci siano ora delle persone che lavorano con questo spirito, e dunque sono fiducioso sul fatto che le nostre proposte si incontreranno. Può bastare anche una scelta politica, non solo l’impegno economico, a partire dalla condivisione con il governo serbo del fatto che per entrare in Unione europea è necessario fare quei miglioramenti, è necessario darsi come limiti da rispettare, per le emissioni nell’atmosfera, quelli che adotta l’Unione. Ci si deve arrivare per gradi e per tempo, meglio se preparati e non inventandosi, la notte prima dell’unificazione, una risposta improbabile e sicuramente insoddisfacente.
D: Sul territorio di Pancevo, come vengono informati i cittadini in merito al vostro intervento? La municipalità prosegue ad impegnarsi nell’ambito delle politiche ambientali?
Sulla piazza principale di Pancevo c’è un monitor che comunica tutti i dati rilevati dalle centraline poste nei diversi punti della città. Tutti i giorni i dati "rimbalzano", si dice in termine tecnico, alla centralina ubicata presso la municipalità la quale li trasmette al monitor e quotidianamente avviene anche l’aggiornamento dei dati sul sito della municipalità. Quindi tutti i cittadini hanno accesso ai dati in tempo reale.
Un altro intervento di "conoscenza", dal basso e in piccolo, l’abbiamo realizzato con due scuole, una della provincia di Ravenna, la scuola elementare di Alfonsine, e una di Pancevo, la scuola elementare "Branko Radicevic". L’anno scorso i ragazzi hanno prodotto insieme "Radio most", un ponte radio. Ognuno si inventava la sua radio libera e durante la trasmissione raccontava il suo paese, la sua città, agli amici al di là del mare. Questo momento è nato perché ai ragazzi era stato spiegato che cosa la nostra provincia aveva fatto sul piano del monitoraggio della qualità dell’aria. Dalla conoscenza si è sviluppato un rapporto che si sta consolidando, tanto che genitori e bambini di Alfonsine entro l’estate dovrebbero andare a Pancevo a incontrare fisicamente i bambini che hanno conosciuto via internet.
Rispetto alla municipalità. Sì, è andata avanti anche da sola. Il progetto di impianto del sistema di rilevazione, un vero progetto di cooperazione decentrata, comprendeva anche la formazione di personale tecnico locale. Oggi fanno funzionare questi strumenti da soli, ne curano la manutenzione, ne padroneggiano la conoscenza al punto da poter rilevare i dati nella maniera che per loro è più utile per disporre delle informazioni che, ad esempio, possono utilizzare per avanzare richieste al governo. Questo infatti è accaduto, nel senso che basandosi sui dati acquisiti, la municipalità si è trovata in grado di diventare interlocutore informato di che cosa accadeva, dal punto di vista tecnico, e quindi porre richieste calibrate ai bisogni reali. Spero che il nuovo governo, con il rinnovamento che si avrà con le recenti elezioni, ascolti le richieste documentate che arrivano da Pancevo e che inizi a rispondervi.
D: Ravenna e Pancevo, entrambi poli industriali. La città di Pancevo ha preso spunto dalla storia di Ravenna e dunque dai grandi miglioramenti fatti nel campo della tutela ambientale?
Non che la situazione ambientale di Ravenna sia ottima… Ravenna presenta la situazione ambientale difficile delle città che hanno sistemi che fanno affidamento anche sulla produzione industriale, tra questi un insediamento chimico importante. Ciò che è vero, e che potrebbe essere di aiuto a Pancevo, è che nel tempo la presa di coscienza della necessità di avere insediate sul territorio aziende che si comportano in maniera responsabile, ha portato le aziende a comportamenti di sempre maggiore responsabilità e dunque una costante riduzione degli impatti ambientali. Il distretto chimico ravennate ha già iniziato un percorso di registrazione EMAS ("Eco Management and Audit Scheme", indica in sintesi il Regolamento (CE) 761/2001 che disciplina il sistema comunitario di ecogestione e audit, ndr) sistema che dovrebbe portarlo a diventare il primo comparto industriale chimico che si certifica EMAS in Italia. Il regolamento si pone l’obiettivo, su base volontaria, di favorire una razionalizzazione gestionale del settore ambientale da parte dei soggetti produttivi, non solo sul piano del rispetto dei limiti ma sul miglioramento costante delle prestazioni in questo settore.
Perché questo sta avvenendo a Ravenna? Perché l’Italia fa parte del blocco dei paesi europei che a partire degli anni settanta hanno iniziato a maturare consapevolezza della necessità della tutela dell’ambiente, fin dai tempi della Commissione Bruntland e dalla sua definizione di sviluppo sostenibile. Cioè la consapevolezza del fatto che accanirsi contro la terra che ci ospita non aiuta l’uomo, e che si deve trovare un’altra modalità di conviverci. Le risorse economiche che si è deciso di investire hanno portato a dei miglioramenti. Ora qual è l’opportunità che ha Pancevo o tutti questi Paesi che non hanno fatto, come noi, trent’anni continui di miglioramenti? Hanno la possibilità di avvalersi dell’esperienza e delle tecnologie e recuperare il tempo perso.
Mancano risorse? La stessa UE, per accompagnare l’integrazione, sta incanalando somme importanti verso questi paesi. Molte di queste somme importanti possono, io dico devono, essere usate per la tutela dell?ambiente, anche migliorando i processi produttivi. Solo qualche giorno fa il presidente Barroso ha presentato alla Comunità europea il rapporto che afferma che se non riduciamo, lui dice del 20% io dico del 30%, le emissioni di gas climalteranti, la nostra qualità della vita peggiorerà un bel po’ e anche i nostri conti economici. Nell’era di internet e della comunicazione veloce anche i Balcani oggi sanno che è necessario fare interventi a tutela dell’ambiente. Questa consapevolezza li può aiutare, a recuperare il tempo e trovare la propria strada.
D: Come proseguite con le attività?
Continuiamo a operare dal basso con la città di Pancevo. In questi anni abbiamo fatto progetti di educazione ambientale ed è avviata la realizzazione di un parco urbano. Un intervento importante dal punto di vista ambientale, che potrebbe essere letto come intervento di solo arredo urbano ma che invece fa crescere la consapevolezza della necessità della tutela dell’ambiente. Offre una bell’area verde che porta le persone a fare attività fisica in un luogo con percorsi vita, percorsi salute, giochi per bambini di un certo tipo, che educano anche al recupero, al riuso, al riciclaggio dei rifiuti. Si tratta di qualche centinaia di migliaia di euro, che cofinanziamo di nuovo con la Regione Emilia Romagna e, questa volta, con un intervento dello Stato.
L’obiettivo nuovo è l’avvio dell’interlocuzione con il ministero degli Esteri italiano. Se il nostro Paese costruisce un’interlocuzione matura con il governo serbo su questa materia, siamo pronti a collaborare e siamo certi di avere nella municipalità di Pancevo il soggetto che ci riconosce amici, leali, competenti e pronti a dare una mano, ascoltandoli. Voglio ricordare che oggi la municipalità di Pancevo ha un ufficio ambiente che non c’era prima che noi arrivassimo. C’era solo un dirigente che si occupava di ambiente, oltre ad altre questioni. Oggi è cresciuta la struttura che si occupa di ambiente, c’è un ufficio intero con personale competente, che si occupa di raccogliere i dati del monitoraggio, di effettuare la manutenzione del sistema, nonché di progettare gli interventi necessari. E’ insomma cresciuta l’attenzione alla tutela dell’ambiente e con essa il livello di consapevolezza degli abitanti di Pancevo.