Le erbe di Jasna
Un Ecocentro. E’ la risposta al femminile di Jasna Živković ai problemi economici della Bosnia Erzegovina. Lo sviluppo rurale tra tradizione e innovazione in questo reportage
Con uno sguardo al passato e uno al futuro, a Brezići, tra i boschi nel nord della Bosnia Erzegovina, Jasna Živković raccoglie e coltiva erbe medicinali e produce miele nel suo Ecocentro, per costruire uno sviluppo rurale sostenibile al femminile nei Balcani.
La tradizione sul letto
Entrare a casa di Jasna Živković è come fare un tuffo in un passato magico. È un vecchio edificio risalente al 1901, sopravvissuto alla violenza che durante la recente guerra in Bosnia Erzegovina ha voluto cancellare, attraverso la distruzione delle cose concrete, anche la memoria. E’ sera, fuori dalla casa regna il silenzio dei boschi che ci circondano, quelli che ricoprono il monte Ozren, nel nord della Bosnia Erzegovina.
Jasna mi conduce per mano dentro la sua abitazione, costruita dal nonno materno del marito. Saliamo le scale di legno, poi Jasna apre la porta di una delle stanzette al primo piano. Una vecchia stufa, due lettini, e sopra i letti le sue erbe stese ad essiccare su lenzuola immacolate. Anche nella stanza a fianco le erbe medicinali sembrano “dormire” e riempiono l’aria di profumi. Mi accompagna poi in soffitta: qui le piante officinali sono ovunque, sui ripiani di legno, appese in grandi mazzi al soffitto, ordinate per tipologia in grandi sacchi di carta. Alcune di queste piante, Jasna le raccoglie nei boschi del monte Ozren. Le altre, quelle che non crescerebbero spontanee, le coltiva lei stessa nel suo orto botanico.
Jasna Živković e il suo Ecocentro di Brezići (una località tra i comuni di Petrovo e Maglaj) sono un ottimo esempio di come la tradizione e la valorizzazione del territorio e delle sue risorse naturali potrebbero essere un volano per uno sviluppo sostenibile delle aree rurali dei Balcani. E soprattutto un’opportunità economica concreta per le donne, che di questa sapienza antica e del legame con la terra sono, più o meno consapevolmente, custodi e portatrici. Uno sviluppo che si radica nei saperi tradizionali, ma che sa guardare oggi anche al futuro e all’innovazione.
Le conoscenze erboristiche di Jasna vengono infatti da lontano: la sua prima maestra è stata sua suocera Jašenka, ormai novantenne, che ancora vive con lei nella vecchia casa di famiglia. Nonna Jašenka ha sempre raccolto le piante officinali nei boschi, ma “in modo più primitivo”, mi dice Jasna. Che invece è nata in paese, ha frequentato una scuola commerciale e a 16 anni si è sposata. Ma è sempre stata “un’ecologa nello spirito”, così quando durante la guerra ha perso il suo unico figlio, per superare il dolore ha deciso di venire a vivere tra questi boschi, in mezzo alla natura.
Ripartire
Pur non essendo un’esperta, Jasna ha deciso di ripartire proprio dalle risorse della sua terra, iniziando a praticare una serie di attività tradizionali nelle aree rurali bosniache, come l’apicoltura e la raccolta e coltivazione di erbe officinali. Jasna però non si è limitata a mantenere le tradizioni, ma ha capito subito che perché queste possano diventare un’opportunità, anche economica, è necessario avere uno sguardo più ampio. “Mi sono resa conto che mi serviva più teoria, quindi ho studiato fitofarmacia a Sofia”, mi racconta, ha seguito corsi di formazione sul marketing e ha iniziato a frequentare – non senza qualche difficoltà per la mancanza di fondi – incontri di apicoltori anche a livello mondiale.
Grazie a queste esperienze e alle competenze acquisite, Jasna oggi non solo raccoglie e coltiva erbe officinali e pratica l’apicoltura, ma a partire dalle materie prime produce tutta una serie di trasformati. Dalle more che raccoglie nei boschi ricava due ottimi tipi di vino. Con miele, pappa reale e propoli ha creato dei composti, che integra anche con erbe – si definisce infatti “apifarmacista” – per dare energia e rafforzare le difese immunitarie. Produce tisane e sciroppi, e anche diversi tipi di creme cosmetiche. Tutte le ricette sono di sua invenzione e rigorosamente prive di ingredienti sintetici. Partendo dalla tradizione, quindi, Jasna ha saputo innovare, creando prodotti che rispondono alla sempre maggiore richiesta di “naturalità” dei consumatori. Ha anche vinto numerosi premi per le sue creazioni, il più importante per un mix di erbe medicinali del monte Ozren. Il suo desiderio ora sarebbe riuscire a produrre una intera linea di cosmetici, che vorrebbe chiamare “Oasi di montagna”.
Ecocentro per l’educazione e lo sviluppo
Ma lo sguardo al futuro di Jasna non si ferma ai suoi prodotti. Qui a Brezići ha voluto creare – contando solo sulle proprie forze – un vero e proprio “ecocentro”, costruendo nelle vicinanze della sua casa altri piccoli edifici da adibire all’ospitalità e ad una vera e propria “scuola di natura”, rivolta soprattutto alle nuove generazioni, per insegnare loro cosa significhi la vita nella natura, condividendo la sua esperienza in tema di apicoltura e di fitofarmacia.
Tutto all’Ecocentro è un mix di passato e futuro. Il progetto di Jasna si basa sulla convinzione che la Bosnia Erzegovina sia destinata a diventare un paese turistico, quindi ha attrezzato uno dei nuovi edifici con un’area didattica e uno spazio dove alloggiare i visitatori, dove tutto (mobili, coperte, cuscini ecc.) però è fatto artigianalmente. Un’altra casetta è stata adibita a cucina, perché “Non posso lasciare i visitatori affamati!”, mi dice. I cibi che prepara – con ingredienti biologici e sani – sono tradizionali, non solo della tradizione bosniaca, ma “in senso regionale”. Gli ospiti di Jasna possono imparare da lei a riconoscere le piante medicinali e ad utilizzarle.
Nella visione di Jasna, l’Ecocentro vuole essere un esempio di come si possano rivitalizzare le zone rurali, mostrando anche ai giovani come sia possibile
continuare a vivere in Bosnia Erzegovina, attraverso una serie di attività centrate sul turismo rurale che portino opportunità economiche a partire dalle risorse esistenti. Anche in questo senso il pensiero di Jasna è in linea con gli approcci più innovativi allo sviluppo delle aree rurali, che vedono le aziende agricole non solo come luogo di produzione, ma nella loro multifunzionalità.
Problemi di rete
Jasna è, e desidera essere, anche un esempio della capacità delle donne nei Balcani di immaginare un nuovo futuro per le proprie comunità, a partire dalla valorizzazione delle tradizioni e del territorio. Per questo vorrebbe lavorare con altre donne, in modo più organizzato, partendo anche dal fatto che il luogo in cui vive si trova al confine tra le due entità che compongono la Bosnia Erzegovina e può diventare quindi un nucleo, un incubatore “dove io e tutte le donne del mondo possiamo affermare che tutto si può fare se si hanno obiettivi chiari”, mi dice.
Di lei mi ha colpito molto questa determinazione e la consapevolezza forte del ruolo che possono avere le donne per uno sviluppo dei Balcani che sia basato sul rispetto del territorio e sul superamento dei conflitti. Anche se ho incontrato altre donne che come Jasna hanno attivato iniziative economiche nuove partendo dalla valorizzazione delle risorse locali, ho osservato che in generale questa consapevolezza è ancora rara e manca un’organizzazione, un fare rete tra le realtà al femminile che cominciano a nascere.
Reti che potrebbero aiutare a superare i numerosi ostacoli che Jasna deve affrontare ogni giorno per portare avanti il suo progetto, e che sono problemi comuni un po’ a tutte le donne rurali. Innanzitutto, e soprattutto, la mancanza di un supporto e di un riconoscimento da parte delle istituzioni, legato anche al fatto che la rappresentanza femminile nelle autorità è ancora molto limitata e che quindi bisogni e interessi delle donne non vengono considerati. Da qui discendono poi tutti i problemi pratici, dalla mancanza di infrastrutture – per arrivare all’Ecocentro di Jasna bisogna percorrere per quasi un’ora una strada sterrata, in mezzo a boschi in molti casi minati – all’assenza di sostegni economici alla piccola imprenditoria femminile, alle difficoltà nell’entrare nel mercato.
Supporto finanziario alle loro iniziative, formazione, informazione, spazi di partecipazione, infrastrutture: è questo che le donne rurali in Bosnia Erzegovina chiedono, ancora a bassa voce e spesso senza rendersi conto completamente di quanto il loro ruolo di tessitrici di un ponte tra passato e futuro, tra tradizione ed innovazione, sia fondamentale perché i Balcani trovino una loro strada per uno sviluppo equo e sostenibile.