Le cicatrici invisibili del conflitto osseto-georgiano degli anni ’90

Sono passati oltre trent’anni dal conflitto georgiano-osseto. Le relazioni tra le due popolazioni, deteriorate da quegli eventi,  si ricostruiscono oggi attraverso le nuove generazioni per superare confini e identità

07/09/2023, Lana Kokaia -

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© Shutterstok

(Pubblicato originariamente da Chai Khana  il 16 agosto 2022)

"Ero molto giovane quando a casa mi dicevano, se qualcuno ti chiede di tua madre, ti chiede il suo cognome o da dove viene…non devi dire che è osseta", ricorda Keti Kobiashvili.

Keti, 32 anni, è nata nel 1990, l’anno prima che le ostilità tra l’etnia osseta e l’etnia georgiana sfociassero in un conflitto armato in Georgia.

Il primo conflitto georgiano-osseto inizia dopo il crollo dell’Unione sovietica, alla fine degli anni ’80, quando l’Ossezia del Sud dichiara il proprio desiderio di indipendenza. In risposta, il governo georgiano abolisce lo status di regione autonoma dell’Ossezia del Sud l’11 dicembre 1990. Il primo scontro armato si registra nel novembre-dicembre 1989 e i combattimenti scoppiano nel 1991-1992. Nel corso della guerra muoiono centinaia di persone e migliaia di famiglie, sia ossete che georgiane, sono costrette ad abbandonare le proprie case.

I genitori di Keti, Nino Valievi e Merab Kobiashvili, Pyatigorsk, 1985. Foto Chai Khana

I genitori di Keti hanno deciso di restare, ma la loro decisione ha avuto un prezzo. "Mia madre è una persona colta e perbene, il cui potenziale non si è pienamente realizzato perché si è nascosta", dice. "Sembra che gli eventi degli anni ’90 abbiano avuto un impatto a livello personale".

Mentre gli osseti e i georgiani avevano convissuto pacificamente per generazioni, negli anni ’90 le relazioni si erano deteriorate al punto che gli osseti furono costretti a lasciare le loro case nelle comunità a predominanza georgiana. Secondo Paata Zakareishvili, ex ministro della Georgia per la riconciliazione e l’uguaglianza civile, hanno perso il lavoro, la casa e hanno dovuto affrontare discriminazioni su vasta scala.

“Gli osseti sono stati costretti a svendere le loro case… un’intera famiglia è stata costretta a lasciare la casa e andare a Vladikavkaz. Ci sono centinaia di casi simili”, dice. “Questa è la pagina più vergognosa nella storia recente della Georgia, sulla quale rimaniamo in silenzio”.

Dimitri Sanakoev, capo dell’amministrazione dell’Ossezia del Sud con sede a Tbilisi dal 2006 al 2022, ricorda quel periodo come un periodo di caos, in cui nessuno, né gli osseti né i georgiani, si sentiva al sicuro.

“C’era caos in tutto il paese e gli osseti in quel momento non si sentivano al sicuro. Era lo stesso anche per i georgiani”, dice. "Ci sono stati casi in cui gli osseti sono stati privati di denaro, proprietà, sono stati intimiditi e così via, allo stesso tempo la stessa cosa è successa anche ai georgiani".

La esperta di conflitti Nino Kalandarishvili ritiene che i crimini commessi contro gli osseti negli anni ’90 fossero dovuti all’ondata di aggressivo nazionalismo etnico che avvolse il paese appena uscito dall’Unione sovietica. Kalandarishvili, presidente dello Studio sul nazionalismo e sui conflitti (ISNC), osserva che, in quanto minoranza etnica che viveva in Georgia, erano visti come un gruppo diverso che presumibilmente non era d’accordo con il progetto nazionale georgiano ed erano quindi percepiti come nemici dell’indipendenza della Georgia.

"Vedere nelle nostre differenze il nemico ci ha portato a questo punto. Non ci interessava nemmeno il motivo per cui gli osseti ci temevano, perché non volevano vivere nella Georgia indipendente, quali pericoli vedevano… un punto di vista leggermente diverso non era compatibile con l’aggressivo nazionalismo georgiano dell’epoca", dice. "Purtroppo oggi non ricordiamo nemmeno questi eventi. Le nuove e le vecchie generazioni dovrebbero capire cosa è successo allora e perché è successo".

Tutta la vita di Magda Khokhobashvili, 27 anni, è stata segnata da quegli eventi. Sua madre Lela, di etnia osseta, è stata costretta a trasferirsi in Russia quando era incinta di Magda.

“Avevo pochi mesi quando mia madre tornò a Tbilisi. Pensava che forse avrebbe potuto vivere qui, ma la situazione era diversa e non è riuscita a restare", racconta Magda.

Magda è nata e cresciuta a Stavropol, nella Russia sud-occidentale, e lì si è diplomata. A causa dei requisiti per il visto russo, suo padre non poteva venire a trovare regolarmente la famiglia, quindi Magda veniva a Tbilisi in estate. Oggi frequenta un master in Scienze politiche presso l’Università statale Ivane Javakhishvili di Tbilisi. La sua tesi verte sulla politica interna nello stato non riconosciuto dell’Ossezia del Sud.

"Amo la Georgia fin da quando ero bambina", dice. "Probabilmente a causa del mio amore per mio padre. Mia madre diceva ‘se non avessi amato i georgiani, non ne avrei sposato uno’”.

A differenza di sua madre, Magda non ha mai subito alcuna discriminazione: i compagni di classe si sono mostrati più interessati che ostili quando hanno scoperto le sue origini. 

Keti ritiene inoltre che la mentalità sia molto cambiata, anche se in momenti di estrema tensione (come l’invasione russa dell’Ucraina) ha visto la retorica anti-osseta esplodere online prima di placarsi.

"Quando ho iniziato a parlare di mia madre osseta, non ho sentito da nessuno quello che mia madre e la sua famiglia hanno sentito e sopportato", dice.

Per alcuni membri della sua famiglia, la sensazione di non essere accettati non è mai completamente scomparsa.

"Quando ho detto a mia nonna che avevo una compagna di corso osseta di Gori, è stato uno shock per lei. La nonna ha chiesto: ‘Cosa? È stata accettata all’università con un cognome osseto?’ È rimasta molto sorpresa”.

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