L’ago della bilancia
Vigilia elettorale in Romania. I sondaggi indicano come "papabili" alla poltrona di premier i leader dei principali partiti: socialdemocratico, democratico liberale e liberale. Il presidente Basescu, però, ha ribadito di avere diritto all’ultima parola sulla nomina del primo ministro
Dopo una campagna elettorale tumultuosa, quasi 18 milioni di romeni sono attesi alle urne domenica 30 novembre, quando si voterà per le elezioni politiche. Quest’anno ci sono alcune novità, a partire dal voto, che non è più soltanto riferito alle liste dei partiti, ma permette l’indicazione di preferenza (cosa che ha spinto alla candidatura molti volti noti come attori, giornalisti o cantanti). Per la prima volta sono poi previsti quattro seggi alla camera e due al senato eletti dai romeni che vivono all’estero. Inoltre, da quest’anno le elezioni politiche non si terranno più in contemporanea alle presidenziali, perché il mandato del presidente della repubblica è stato prolungato a cinque anni, mentre il parlamento continua ad essere rinnovato ogni quattro.
Secondo i sondaggi, dopo il voto di domenica emergerebbe un quadro politico rinnovato in cui ai primi tre posti si piazzerebbero il Partito socialdemocratico, il Partito democratico liberale, entrambi ora all’opposizione, seguiti dal Partito liberale ora al governo. Sempre secondo alcuni sondaggi, l’alleanza Psd-Pc (Partito Social Democratico – Partito Conservatore) avrebbe al momento il 37% delle preferenze seguito dai Democratici liberali (Pdl) col 34%, e dal Partito nazionale liberale, terzo con circa il 20%. I candidati al posto di premier sono Mircea Geoana (50 anni), presidente del Partito socialdemocratico (ed ex ministro degli esteri), Theodor Stolojan (65 anni) primo vicepresidente dei Democratici liberali (ed ex primo ministro tecnico) e Calin Popescu Tariceanu (56 anni), presidente del Partito nazionale liberale, nonché primo ministro della Romania negli ultimi quattro anni.
Personaggio scomodissimo per tutti i partiti tranne che per il Partito democratico liberale (di cui è il mentore spirituale) e ultimamente anche per il Partito nazionalista PRM (che spera così di ottenere più voti per superare la soglia di sbarramento), il presidente della Repubblica, Traian Basescu, ha ribadito che dopo le elezioni sarà lui ad avere l’ultima parola. Secondo Basescu molti candidati ostentano eccessiva sicurezza, mentre né Theodor Stolojan, né Mircea Geoana, né Calin Popescu Tariceanu devono ritenersi sicuri di poter aspirare a diventare primo ministro. "E’ possibile che venga nominato uno dei tre candidati che si sono annunciati come futuri primi ministri, ma è altrettanto possibile che qualcun altro ottenga l’incarico", ha dichiarato Basescu. "E’ una questione di responsabilità che analizzerò personalmente".
Il capo dello stato ha così voluto affermare che nemmeno quando un partito ottiene il 51% dei voti il suo candidato può essere imposto al presidente. Basescu ha messo in chiaro le sue prerogative che, ha sottolineato, derivano dalla Costituzione, e ha precisato che se nessun partito otterrà più del 50% dei voti, il presidente sarà ancor più libero di scegliere il futuro premier. Gli analisti ritengono necessaria la formazione di un’alleanza dopo le elezioni, in quanto nessuno dei tre grandi partiti potrà ottenere più della metà delle preferenze. L’unico candidato che non dovrebbe avvertire l’ostilità di Basescu è Theodor Stolojan, proprio perché proviene da un partito sostenuto dal presidente. Basescu è, in un certo senso, in "debito" verso Stolojan. Quattro anni fa, per motivi di salute, proprio Stolojan decise di ritirarsi all’ultimo momento dalla corsa alla presidenza della Repubblica, spianando la strada alla candidatura di Basescu con l’Alleanza "Dreptate si Adevar" (Giustizia e Verità).
Per la complessa personalità del presidente nessuno sembra in grado di scommettere oggi sul nome del futuro premier. Secondo la stampa, se la situazione politica post elettorale dovesse rivelarsi agitata nel difficile dialogo tra il Partito liberale, quello socialdemocratico e il capo dello stato, potrebbero entrare in scena altri due candidati alla poltrona di premier: Emil Boc, presidente del Partito democratico liberale (in un certo senso l’erede politico di Basescu), oppure un tecnico come il governatore della Banca centrale, Mugur Isarescu, già premier in passato. Sono solo alcuni scenari "di crisi" che si prospettano nel caso nessun candidato ottenga il gradimento del presidente.
Le elezioni per il rinnovo del parlamento si terranno domenica prossima, mentre le consultazioni per la formazione del nuovo governo inizieranno dopo il 12 dicembre, una volta scaduto il mandato del Governo Tariceanu. Basescu non nasconde il suo desiderio che la Romania abbia subito un governo con una solida maggioranza in parlamento e spera che la crisi internazionale agisca come catalizzatore per costringere a prendere decisioni rapide e benefiche per il paese.
Per molti, invece, Basescu avrebbe lasciato intendere che il Pdl, partito da lui favorito, farà parte del prossimo esecutivo, e quindi farà di tutto per imporre anche un premier. L’unica grande alleanza possibile per i liberal democratici sarebbe quella con i liberali (coi quali erano insieme nell’Alleanza "Dreptate si Adevar" con cui si sono presentati alle elezioni del 2004). Anche i rispettivi programmi sono molto vicini tra loro. Dovrebbero però superare vecchie animosità personali tra i rispettivi leader, soprattutto tra Basescu e Tariceanu. Ultimamente, sembra che anche da parte dei liberali ci siano stati segnali di avvicinamento nei confronti dei vecchi alleati, nonostante abbiano dovuto governare con un esecutivo di minoranza sostenuto in parlamento del Partito socialdemocratico. Proprio tra queste due formazioni si ipotizza la futura alleanza in grado di formare il prossimo governo a Bucarest. Inoltre, così come liberali hanno governato senza maggioranza in parlamento, ma con vari appoggi esterni, alcuni ritengono che la stessa formula, ma col Pdl al comando. Questa opzione, però, potrebbe essere esplorata solo in una fase successiva: all’inizio il nuovo governo dovrà comunque partire con chiara una maggioranza in parlamento, in grado di votare la fiducia.
Se il Psd arriverà al potere, ha annunciato il candidato premier Mircea Geona, aumenterà i salari minimi, le pensioni, taglierà le spese pubbliche, diminuendo il numero delle agenzie governative. Dal suo canto il candidato del Pdl, Theodor Stolojan, ha avvertito che potrebbero essere necessarie misure di austerità, una riduzione delle spese nel contesto dell’attuale crisi economica, anche per rispettare l’impegno preso con l’Ue di mantenere il deficit sotto il 3% del PIL, promettendo trasparenza per le finanze pubbliche. Il candidato liberale, Calin Popescu Tariceanu, primo ministro uscente, ha basato buona parte della sua campagna ricordando che i suoi quattro anni di mandato sono coincisi per la Romania con un periodo di crescita economica da record in ambito europeo (oltre l’8% l’anno).