La dimensione sociale dell’allargamento

Secondo uno studio di Felix Henkel e Mirna Jusić, per la Friedrich Ebert Stiftung, la convergenza sociale deve essere posto come elemento centrale del processo di integrazione europea

24/02/2020, Maria Francesca Rita -

La-dimensione-sociale-dell-allargamento

sato/Shutterstock)

Il 5 febbraio la Commissione europea ha rilasciato un comunicato relativo alla proposta di revisione della metodologia di allargamento dell’Ue. Come si legge nel documento, un obiettivo centrale è quello di preparare i paesi dei Balcani occidentali al rispetto di tutti i requisiti necessari per l’entrata nell’Unione europea, tra i quali il rispetto dei suoi principi fondamentali. Questo processo – secondo la Commissione – condurrà a un’accelerazione della crescita economica e alla convergenza sociale.

Il paper "Social Rights are Fundamental. Expanding the Social Dimension of Enlargement" pubblicato nel febbraio 2020 dalla Friedrich Ebert Stiftung (FES) si chiede quanto la proposta della Commissione europea faccia effettivamente leva sui valori e i diritti sociali. Riconoscendo la necessità di una maggiore convergenza tra l’UE e i paesi della regione nell’ambito sociale, lo studio presenta dei suggerimenti su come tradurre in pratica questa trasformazione.

Lo scenario attuale dei Balcani occidentali è caratterizzato secondo Mirna Jusić e Felix Henkel, autori del paper, dalla gravità dei problemi sociali. Piuttosto che focalizzarsi su questioni quali la povertà, le diseguaglianze, la disoccupazione e la qualità dei servizi, il dibattito politico è occupato per la maggior parte del tempo dall’eredità degli anni ’90. Questa situazione è doppiamente pericolosa. Genera innanzitutto un distacco tra le istituzioni e i problemi attuali che vive la popolazione. Allo stesso tempo, minaccia la trasformazione democratica alimentando il malcontento.

Secondo i due ricercatori, "per ottenere una trasformazione sociale è necessario un ulteriore cambiamento paradigmatico nella politica di allargamento: le persone devono essere messe al centro del processo".

Il paper prende innanzitutto in considerazione due documenti europei: la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e il Pilastro europeo dei diritti sociali (EPSR). La prima promuove i diritti sociali come diritti fondamentali. L’EPSR è invece costruito attorno a venti principi chiave articolati in tre categorie (pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione). Il primo suggerimento presentato nel report è proprio che i venti principi di cui è composto l’EPSR diventino un quadro di riferimento centrale anche per la politica di allargamento, dando così nel corso dei negoziati per l’adesione maggiore risalto ai diritti sociali fondamentali, quali il diritto all’assistenza sociale, alla salute, a condizioni di lavoro eque e alla tutela ambientale. 

Henkel e Jusić sostengono che andrebbero previsti maggiori incentivi ai governi dei paesi dei Balcani occidentali affinché perseguano le riforme sociali necessarie. I diversi strumenti adoperati nella regione (negoziati di accesso, ERP, IPA, cooperazione regionale, scambio di policies) dovrebbero rafforzarsi reciprocamente, garantendo tra l’altro anche il coinvolgimento di quei paesi della regione che non si trovano in fase di negoziato. Sono cinque le misure suggerite:

– Allocare risorse nel settore delle riforme sociali in tutti i paesi dei Balcani occidentali attraverso il prossimo IPA (Instrument of Pre-Accession) III per il periodo 2021-2027.

– Promuovere riforme sociali strutturali attraverso gli ERP (Economic Reform Programmes): i paesi candidati o candidati potenziali all’accesso all’UE presentano ogni anno un programma di riforma economica contenente proiezioni macroeconomiche di medio periodo e un’agenda per le riforme strutturali da implementare. Alla luce del maggior rilievo dato dalla Commissione europea agli ERP con il recente comunicato, sarebbe importante stabilire che questi programmi si occupino in maniera più approfondita dei problemi sociali.

– Rendere l’elaborazione delle policies più affidabile e inclusiva: gli ERP dovrebbero includere un monitoraggio, con attività di report da parte dei governi sui progressi fatti in campo sociale. Inoltre, i dialoghi settoriali tra i governi dei paesi dei Balcani occidentali e le istituzioni europee dovrebbero essere più inclusivi, garantendo il coinvolgimento di altre realtà quali partner sociali, organizzazioni non governative, fornitori e beneficiari dei servizi. Si ritiene che attraverso il coinvolgimento di questi attori si possa tutelare la sostenibilità delle riforme.

– Investire nell’acquisizione di competenze nel policy-making, in particolare nel settore amministrativo e delle statistiche sociali.

– Ampliare la cooperazione regionale su obiettivi sociali comuni e garantire meccanismi di apprendimento reciproco, sia attraverso il rafforzamento di quelli già esistenti che con l’apertura di nuovi meccanismi.

In conclusione, il paper ricorda che l’obiettivo finale dell’integrazione settoriale e dell’allineamento legislativo deve essere quello di "incoraggiare i governi a intraprendere riforme sociali strategiche e ambiziose". La politica di allargamento potrà infatti contribuire alla convergenza sociale tra l’UE e i paesi dei Balcani occidentali solo se si elaborerà un nuovo paradigma basato sulla necessità dei diritti sociali. 

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta