Kossovo, si discute sul dopo-Salonicco

Al Summit di Salonicco l’incontro tra delegazione kossovara ed autorità serbe non c’è stato. Ma ci si aspetta che Belgrado e Pristina si incontrino presto. A discutere di cosa? L’Agenda è ancor tutta da definire.

27/06/2003, Redazione -

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Summit di Salonicco

Il Summit di Salonicco del Consiglio europeo, durante il quale i leader dei cosiddetti Balcani occidentali hanno avuto un significativo incontro con i loro colleghi dell’Unione, era fortemente atteso anche in Kossovo. E l’argomento maggiormente trattato in seguito all’incontro in Grecia è stato l’accenno che è stato fatto all’inizio del dialogo con Belgrado.
Il Premier Rexhepi ha subito chiarito come sia probabile i colloqui tra Pristina e Belgrado non partano prima di settembre od ottobre e solo in seguito che Unione Europea, USA e Assemblea del Kossovo avranno dato il loro assenso. "Le possibilità che ci si incontri già durante l’estate sono minime" ha chiarito il primo ministro "anche considerando il fatto che in quel periodo si sarà in piena transizione tra Micheal Steiner (ndr. a capo dell’amministrazione internazionale) ed il suo successore".
Rexhepi ha poi insistito sul fatto che tali colloqui necessitino di un’accurata preparazione, "e della partecipazione sia degli Stati Uniti che dell’Unione Europea, senza questi due soggetti le trattative sarebbero fallimentari sin dall’inizio". "Occorre definire un’agenda prima di iniziare le trattative. Belgrado vuole negoziare su alcune questioni sulle quali non siamo disposti a discutere; al tempo stesso noi abbiamo alcune richieste che loro non vogliono nemmeno affrontare. Questi sono i motivi per i quali è necessario un lavoro preparativo nella direzione di armonizzare le due agende", ha aggiunto.
In risposta ad alcuni giornalisti che gli domandavano se la disponibilità al dialogo con Belgrado fosse conseguenza di pressioni internazionali od un’esigenza percepita dalle leadership kossovare Rexehpi ha chiarito che "è conseguenza di entrambi i fattori. Certo sono forti le pressioni internazionali in questa direzione ma siamo consapevoli che il Kossovo non possa essere un Paese isolato dall’intero contesto in cui si trova. Basti pensare a questioni anche molto pratiche e tutt’ora irrisolte quali quella di carte d’identità per i cittadini kossovari, o l’emissione di targhe o di documenti che permettano di viaggiare".
Posizioni molto simili sono quelle espresse del Presidente del Kossovo Rugova che già in passato aveva affermato che la regione è troppo piccola per esser limitata da un numero così alto di confini e che molte questioni pratiche possono e devono essere risolte direttamente attraverso il dialogo con i vicini. Ciononostante Rugova, ma anche altre figure chiave del panorama politico kossovaro, si sono mostrate molto caute ed attente a non mescolare le differenti agende. Lo status finale del Kossovo non è ad esempio considerato quale un elemento che può essere sottoposto attualmente a negoziazioni.

Il Premier Rexhepi è stato chiaro a questo proposito: "Per quanto riguarda lo status finale noi, insieme a Unione Europea e Stati Uniti riteniamo che, attualmente, non si possano avviare dialoghi. Ma prima o poi se ne discuterà". "Quando? Dipenderà dalla situazione nella regione e dai principali attori della comunità internazionale. Anche in quell’occasione però non ritengo che il dialogo sullo status finale debba tenersi esclusivamente tra Belgrado e Pristina ma dovrà essere senza dubbio coadiuvato da mediatori".
Nexhat Daci, Presidente dell’Assemblea del Kossovo, ha invece accusato l’UE ed in particolare Javier Solana nell’aver fallito nell’organizzare un incontro tra rappresentanti serbi e rappresentanti kossovari già durante il Summit di Salonicco. Durante un pranzo con i maggiori responsabili internazionali nella Provincia amministrata dall’UNMIK Nexhat Daci ha fatto sapere che la delegazione kossovara presente a Salonicco sarebbe stata disposta ad incontrare i colleghi serbi ma che Solana, assecondando le pressioni serbe, ha fatto qualche passo indietro. Daci ha inoltre accusato Belgrado di non aver sufficiente coraggio politico per affrontare la questione del Kossovo.
Il quotidiano principale del Kosovo, Koha Ditore, riporta le opinioni di alcuni diplomatici occidentali secondo i quali i negoziati che si stanno avviando porteranno senza dubbio alla definizione dello status giuridico del Kossovo. Non si sono però espressi su quale essi pensano sarà. Anche se da parte internazionale si continua, almeno formalmente, a ribadire come lo status tutt’ora incerto della Provincia non sia di ostacolo all’avvicinamento verso l’Unione Europea gli stessi diplomatici ascoltati dal quotidiano hanno espresso l’opinione che l’intero Processo di stabilizzazione ed associazione potrebbe soffrire una situazione ancora del tutto indefinita e fluida quale l’attuale.
Nicholas White, del Think Tank americano International Crisis Group, ha dichiarato, sempre a Koha Ditore, che la decisione di avviare un dialogo presa da Belgrado e Pristina dimostra che, almeno, le due parti si riconoscono. "Belgrado dimostra in questo modo che non considera più gli albanesi-kossovari come ‘ribelli’ e che non ritiene più debbano essere marginalizzati dalla comunità internazionale. Da parte kossovara si dimostra una consapevolezza sul fatto che le cose sono cambiate a Belgrado dopo la caduta di Milosevic".

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