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Grecia: migranti, minori e prostituzione
Migliaia di bambini e ragazzi rifugiati e migranti vivono oggi in Grecia. Molti di loro sono spesso vittime di trafficking e sfruttamento sessuale
Domenica 18 dicembre era la Giornata mondiale del migrante, perché il 18 dicembre 1990 l’ONU ha adottato il Trattato internazionale per la protezione dei diritti di tutti i migranti e delle loro famiglie.
Ma Alì (lo chiameremo così) l’ha celebrata nel solito modo: vendendosi negli anfratti del parco pubblico dell’ateniese Piazza Vittoria.
“Ci avvicinano uomini adulti abbastanza anziani: per loro siamo carne fresca”, ha raccontato di recente a un reporter della Cnn “Ci offrono dai 30 ai 50-60 euro, a seconda della ‘prestazione’. Alcuni si accontentano di calarsi i pantaloni e si eccitano facendoti vedere il loro sedere. Altri…vogliono di più. Tutto questo mi fa orrore: ho 17 anni e vorrei dare un appuntamento a una ragazza piuttosto che incontrarmi con questi malati. Ma che posso fare? Sono arrivato in Grecia dall’Afghanistan con il sogno di continuare gli studi e di portarci poi mia madre. Spero che lei non sappia mai cosa devo fare ogni notte per sopravvivere”.
Come Alì, sono molti “i minori non accompagnati” che si prostituiscono nel pieno centro di Atene. È facile per i clienti e per i mercanti di carne umana approfittarsi di chi è disperato.
Piazza Vittoria
Nei vicoletti intorno alla piazza, ogni mattina decine di preservativi usati e buttati per terra sono i testimoni muti di quello che succede fra gli alberi. Gli anziani clienti più agiati guidano il ragazzino di turno in qualche albergo di infimo ordine, o addirittura lo portano a casa loro e lo trattano come loro “compagno” per 300-400 euro al mese.
Ma perché i disperati di piazza Vittoria – che dormono per terra al freddo intenso di queste notti ateniesi – restano lì da più di un anno, col solo conforto di qualche Ong che di tanto in tanto distribuisce un po’ di cibo?
Perché la speranza è l’ultima a morire, anche qui, nell’inferno di piazza Vittoria. I moderni mercanti di schiavi, che si fanno vedere regolarmente nel parco, hanno detto ai ragazzini che se raccolgono abbastanza soldi li porteranno illegalmente in Europa occidentale, nel grande sogno tedesco o scandinavo. Promettono loro che lì avranno anche diritto d’asilo.
E gli adolescenti come Alì negli ultimi mesi si sono moltiplicati. L’accordo Turchia-Ue del 2016 ha avuto come risultato di bloccare migliaia di profughi in Grecia, che non possono proseguire verso altri paesi europei ma vivono con il t[]e di essere rispediti in Anatolia, da dove arrivano dopo traversate di montagne e di strade impervie dal Pakistan, dall’Afghanistan, dalla Siria in fiamme.
Minori non accompagnati
Per questo la cifra ufficiale dei minori non accompagnati ora nell’Ellade è di di 1200: una cifra palesemente falsa, perché la maggior parte di loro non si fa registrare dalle autorità per non essere rimandato a casa, una casa che spesso non c’è più.
Non ci sono solo i ragazzi e gli adulti che bivaccano nelle città greche, come Alì. Ci sono anche quelli rinchiusi negli hotspot-lager sparsi in vari punti dell’Ellade, da dove dopo l’accordo Ankara-Unione Europea non possono uscire in attesa di avere il diritto di asilo o di essere rispediti in Turchia.
“Al 4 settembre 2016 sono 59.548 i profughi presenti nei 50 centri di accoglienza in Grecia, di cui 20mila minori, 3mila non accompagnati. Tutti senza alcuna garanzia sul loro futuro”, spiega Konstantinos Kazanas, già collaboratore del Tribunale dell’Aja, ora referente di Save the Children Grecia.
Il 48% viene dalla Siria, il 25% dall’Afghanistan, il 15% dall’Iraq, il 4% dal Pakistan, il 3% dall’Iran, poi via via altri stati, anche dell’Africa subsahariana. “La situazione è difficile, c’è anche un incremento di segnalazioni di violenze su minori nei campi, che spesso non hanno gli ingressi controllati”, specifica Kazanas.
All’hotspot di Moria, Lesbo, ad esempio, sono attualmente 150 i minori non accompagnati detenuti assieme agli adulti, in condizione di continua tensione.
E poi ci sono Alì e i suoi compagni di sventura che vivono, o sopravvivono, come riescono. La polizia greca sa benissimo cosa succede nel parco di piazza Vittoria ogni notte e in tante altre piazze ateniesi, tuttavia non ha un rapporto ufficiale al riguardo.
Eppure il Trattato firmato il 18 dicembre 1990 dall’Onu dice chiaramente che le autorità devono accertarsi che i minori migranti siano protetti.
Miraggio protezione
“Oggi la protezione dei diritti di chi vive nel nostro Paese, l’offerta di condizioni di vita dignitose ai profughi, la ricerca di soluzioni alle enormi difficoltà create dalla crisi economica e che coinvolge anche gli immigrati, la denuncia delle discriminazioni e delle aggressioni a carico dei profughi, sono i pilastri della nostra politica e la garanzia per lo sviluppo e la coesione sociale” ha detto domenica 18 dicembre il ministro per la Politica migratoria Ghiannis Mouzalas. Ha aggiunto che nel mondo 4 persone su cento, circa 232 milioni di anime, vivono fuori dalla propria patria.
In Grecia vivono 577.339 immigrati regolari provenienti da 150 paesi diversi. Ci abitano e vi sono nati anche 200mila minori di seconda generazione, che dovrebbero – se la legge lo consentisse – votare in futuro qui e avere gli stessi diritti e doveri dei cittadini ellenici. Non dovrebbero sentirsi “alieni”.
Ma il ministro non si riferisce certo ai ragazzini come Alì, che nessuna anagrafe riporta: fantasmi alla mercé di ogni pervertito e di chi lucra sul traffico sessuale. Eppure è un minorenne anche Alì.
Certo, la Grecia e l’Italia non possono farsi carico di tutte le richieste d’asilo, o di tutti i fantasmi minori in mano alla tratta dei moderni schiavi, che l’emergenza degli ultimi due anni ha rovesciato nelle acque e sulle coste del Mediterraneo. Ma il ministro, c’è mai stato di giorno o di notte in piazza Vittoria, a due passi dal Museo Archeologico Nazionale, dove risplende la bellissima statua in bronzo di Poseidone, dio del mare, lo stesso mare da dove arrivano questi disperati?