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Dritan Abazović: rendere effettiva l’alternanza in Montenegro
Il Montenegro nella sua storia democratica non ha mai vissuto un’alternanza al governo. Mentre in molti urlano al pericolo delle forze “pro-serbe e pro-russe” Dritan Abazović, del movimento civico Ura, analizza le sfide della transizione
(Pubblicato originariamente da Deutsche Welle , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBC Transeuropa)
Come interpretate i risultati delle recenti elezioni in Montenegro? Si tratta di una vittoria delle democrazia oppure di una virata a destra, verso un allontanamento dall’Unione europea e dalla Nato?
È una scossa tellurica ad aver colpito il Montenegro. Ciò che sembrava impossibile da anni ed addirittura da generazioni è alla fine accaduto. Eravamo l’unico paese d’Europa a non aver mai vissuto un cambiamento democratico di maggioranza governativa. Questo è però avvenuto nelle ultime elezioni e, a mio modesto avviso, è un fatto estremamente positivo. Occorre ora vedere cosa accadrà con la formazione di una nuova maggioranza e di un nuovo governo.
Secondo tutti i media della regione il destino del Montenegro è nelle vostre mani…
Pensavamo di essere in grado di cambiare la situazione e ciò è avvenuto. Abbiamo rovesciato il regime di Milo Đukanović, che sembrava intoccabile da trent’anni. Il Lukashenko dei Balcani è caduto ed è un fatto estremamente rilevante ma questo non significa che davanti al paese non vi siano grandi sfide. Per quanto riguarda la nostra coalizione, Nero su Bianco, il Montenegro può stare tranquillo: la nostra politica è pro-europea e civica e mira alla piena integrazione dei valori europei nella nostra società.
Ma si riuscirà con il resto dell’opposizione, che comprende anche partiti pro-russi?
Ritengo che quanto si affermi su un’opposizione “pro-russa e pro-serba” sia falso. Non perché non esistano questo tipo di partiti o perché non abbiano ottenuto un significativo numero di seggi ma perché dobbiamo formare un governo civico di coalizione. Non ha vinto nessuna maggioranza pro-serba. Piuttosto, la gran maggioranza dei cittadini del Montenegro ha reclamato un cambiamento.
Il vostro movimento civico URA e la coalizione Nero su Bianco di cui siete alla guida sono ora nella posizione di poter condizionare la formazione di un nuovo governo. In che campo intendete muovervi, quello dell’opposizione montenegrina, che è eterogenea e comprende forze pro-russe o quello dei socialisti di Milo Đukanović?
Non saremo mai dalla parte di Đukanović perché abbiamo consacrato tutta la nostra vita politica a lottare contro il suo regime. Questo è un punto fermo. In secondo luogo non ci accoderemo nemmeno all’opzione pro-serba ma cercheremo delle intese in base al nostro programma elettorale. Abbiamo proposto la formazione di un governo tecnico ed alcuni colleghi dell’opposizione lo hanno accettato. Inoltre, non ci sarà alcun cambiamento nella politica estera del Montenegro o negli impegni internazionali del Montenegro che continueremo ad ottemperare. Dobbiamo lavorare assieme per promuovere l’agenda europea e i principi che abbiamo promesso ai cittadini.
Con il resto dell’opposizione avete sottoscritto un documento di quattro punti nel quale viene sancito che il Montenegro proseguirà nel suo percorso di integrazione europea, resterà membro della Nato e non tornerà indietro sul riconoscimento del Kosovo o sulle tutele accordate alle minoranze. Ma che garanzie avete che tutto ciò venga effettivamente rispettato?
Siamo noi la garanzia a difesa del Montenegro. Siamo noi la garanzia della promozione dei valori civici. E sino a quando dipenderà da noi, garantiamo che non ci sarà nessun cambiamento nella nostra politica estera. E se qualcun altro vuole tentare di formare una maggioranza alternativa, buona fortuna!
Un giornalista della Frankfurter Allgemeine Zeitung si è chiesto se “un’opposizione che riunisce verdi, liberali, riformisti pro-europei, la minoranza albanese ma anche putinisti, nazionalisti e preti, sostenitori dell’Ue ma anche sostenitori di Trump” possa formare una coalizione… Cosa quindi vi unisce oltre all’opposizione a Milo Đukanović ?
Peri il momento solo il rovesciare il regime di Đukanović e la lotta contro il crimine organizzato e la corruzione. Tutti poi siamo a favore dell’integrazione europea. Il governo tecnico e la transizione dovranno permettere l’organizzazione di elezioni libere entro quattro anni. Così potremo avere un governo che riunisca partiti che difendono opzioni ideologicamente simili. Penso che tutti capiscano questo percorso in Montenegro e spero che lo capiranno anche nell’Unione europea.
Vi siete recato a Pljevlja, dove i bosgnacchi sono stati vittime di incidenti razzisti . Alcuni dicono di aver vissuto questi incidenti come un ritorno agli anni ’90. Com’è la situazione?
Non è certo buona ma spero si stabilizzi. Ho chiesto, così come hanno fatto anche i miei colleghi dell’opposizione, che si eviti qualsiasi provocazione, perché queste ultime convengono a tutti quelli che vogliono mantenere lo status quo. I lettori devono sapere che la polizia montenegrina, che non ha reagito, è in parte responsabile di quanto avvenuto a Pljevlja.
Quando vi sono stato ho incontrato 50 ispettori di polizia ed è impossibile che nessuno sia stato in grado di identificare chi ha aggredito i cittadini bosgnacchi di Pljevlja o attaccato i loro beni. Chiedo alle autorità dello stato del Montenegro, al direttore della polizia, di identificare e punire i responsabili di questi atti, anche dovessero appartenere ai loro ranghi. Il prima possibile.
Gli attacchi ai bosgnacchi hanno qualcosa a che vedere con la scelta dei loro rappresentanti politici di non far parte del blocco di opposizione?
Sono stati invitati a farne parte. Ho dichiarato a più riprese che era naturale ed atteso che i partiti politici delle minoranze facessero parte della nuova maggioranza. Tendiamo loro le mani e li invitiamo a far parte del governo tecnico.
A perché rifiutano la vostra mano tesa?
Non lo so e non è a me che lo si deve chiedere! Ma so che i loro dirigenti si rifiutano di farlo perché fanno parte della rete di corruzione messa in piedi da Đukanović. Se la creazione di una nuova maggioranza diviene effettiva, penso che si precipiteranno a farne parte.
In che misura questi attacchi, ma anche gli incidenti avvenuti a Podgorica, costituiscono una minaccia per la pace e stabilità del Montenegro?
Nel corso della nostra storia, non abbiamo mai conosciuto un’alternanza. Se le persone pensavano che sarebbe avvenuto con la sfilata di bande musicali e fiori si sbagliavano. Sono molte le emozioni negative ad essersi accumulate in 30 anni e molte persone si sono sentite discriminate. Non siamo un paese con una grande tradizione democratica, quindi non c’è da essere sorpresi.
Siamo un paese balcanico, semi-privatizzato da poche famiglie riunite attorno al signor Đukanović, e ora dobbiamo fare un primo passo verso la democrazia. La cosa più importante è che è stata avviata una dinamica democratica. URA e la coalizione Nero su Bianco hanno contribuito a ripristinare la sovranità del popolo.
Alcuni media speculano su scenari disastrosi, sostenendo che non si tratta, in realtà, di combattere la corruzione ma piuttosto di cancellare la statualità del Montenegro, rendendolo una nuova Vojvodina o, nella migliore delle ipotesi, un’entità come la Republika Srspka in Bosnia Erzegovina. C’è un tale pericolo o sono prospettive totalmente esagerate?
Tutto può sempre diventare pericoloso nei Balcani, ma non accetto scenari fatalistici come se in Montenegro si fosse verificato un cataclisma. Voglio credere in un futuro migliore. Abbiamo presentato una lista meravigliosa, con volti nuovi, persone rispettabili e abbiamo ricevuto il sostegno per il cambiamento. Non c’è spazio per il pessimismo, al contrario, dobbiamo essere tutti ottimisti. Cambiamenti devono avvenire anche in altri paesi della regione. Le persone che vogliono sempre difendere scenari oscuri lo fanno solo in modo che nulla cambi, affinché la corruzione e la criminalità organizzata possano continuare a prosperare.
Tuttavia, i paesi della regione e alcuni politici non nascondono le loro preoccupazioni. Il membro croato della presidenza della Bosnia Erzegovina, Željko Komšić, ha affermato che gli incidenti in Montenegro sono un avvertimento per la Bosnia Erzegovina, poiché le forze filo-russe stanno cercando di destabilizzare le istituzioni pubbliche di quel paese… cosa si sente di ribattere?
Per quello che dipende da noi, mi sento di rassicurarli. Ho avuto colloqui con alcuni politici della regione. L’unica cosa difficile da credere è che Đukanović sia caduto, quando tutti credevano che fosse impossibile. Una volta che si sarà realizzata la nova situazione e che le passioni si saranno calmate penso che tutto andrà bene. Il mio messaggio è che tutti nella regione hanno bisogno di nuove élite politiche. Servono figure che non siano più prigioniere degli anni Novanta, persone capaci di portare freschezza ed energia per costruire la riconciliazione su solide basi. Questo è il caso della coalizione che rappresento e nessuno in Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo, Albania o Croazia ha motivo di preoccuparsi.